Belluno 15.7 °C

giovedì 9 Ottobre 2025, San Dionigi e compagni

Tre Cime di Lavaredo: le associazioni ambientaliste per una fruizione più sostenibile

Un documento presentato il 26 giugno 2025 a Pieve di Cadore dal Coordinamento delle associazioni ambientaliste, in occasione del 16° anniversario del riconoscimento delle Dolomiti come patrimonio naturale dell’umanità.

A oltre quarant’anni dalle prime segnalazioni sul sovraffollamento turistico alle Tre Cime di Lavaredo, il tema torna con forza al centro del dibattito. Il 29 marzo 2025, ad Auronzo di Cadore, un incontro promosso da numerose associazioni ambientaliste ha riunito oltre 150 partecipanti. L’obiettivo è stato chiaro: individuare soluzioni concrete per affrontare l’impatto crescente del traffico privato e dell’overturismo su uno dei luoghi simbolo delle Dolomiti.

Durante l’incontro, le associazioni hanno riconosciuto come positivo l’impegno assunto dal Comune di Auronzo, che per l’estate 2025 ha introdotto un sistema di prenotazione obbligatoria per l’accesso alla strada che porta alle Tre Cime. Il provvedimento prevede un numero chiuso per le auto e il potenziamento del servizio navetta. Secondo i promotori dell’iniziativa, si tratta di «una prima risposta al problema» che, al termine della stagione, dovrà essere valutata per rafforzarne l’efficacia e, auspicabilmente, arrivare in tempi brevi a un accesso privo di veicoli privati.

La gestione di un territorio complesso come quello delle Tre Cime, che coinvolge più enti e istituzioni di diverse regioni, presenta numerose criticità. Le associazioni hanno evidenziato come la dipendenza economica dal pedaggio d’accesso renda difficile per il Comune di Auronzo avviare autonomamente un cambiamento strutturale, sottolineando la necessità di compensazioni adeguate.

Tra le priorità individuate ci sono il miglioramento della qualità dell’offerta turistica, la riqualificazione edilizia, il risparmio energetico e un maggior investimento nella formazione ambientale. Questi obiettivi, affermano le associazioni, potrebbero attrarre anche fondi europei, come quelli previsti dalla recente legge sul ripristino della natura.

La riflessione si allarga anche alle ricadute sociali dell’attuale modello turistico. Il passaggio da un’economia plurale a una monoeconomia fondata sul turismo di massa viene indicato come uno dei problemi principali: ne derivano l’aumento dei costi abitativi, lo squilibrio nei servizi pubblici e la difficoltà per i residenti di vivere il territorio in modo sostenibile.

Il documento presentato ad Auronzo include una serie di proposte operative, tra cui:

  • la messa al bando dell’eliturismo a fini ricreativi, ammettendone l’uso solo per esigenze di soccorso e logistica;
  • il divieto delle motoslitte a uso turistico;
  • la netta contrarietà a progetti di cabinovie verso le Tre Cime, ritenuti insostenibili dal punto di vista ambientale e logistico.

Al contrario, viene vista con favore l’introduzione di navette elettriche o a basso impatto da Auronzo, Cortina, Dobbiaco e dalla stazione ferroviaria di Calalzo, con arrivo in aree diverse da quelle già congestionate come il Rifugio Auronzo. Tra le idee proposte vi è anche quella della chiusura mensile, per un fine settimana, dell’intera area alle navette, lasciando accesso solo a piedi, per favorire esperienze immersive e rispettose dell’ambiente.

Altre iniziative comprendono la creazione del “Geoparco delle Tre Cime”, dedicato alla valorizzazione del patrimonio geologico, storico e naturalistico; la possibilità di agevolazioni per i turisti abituali e i residenti; e l’incentivo a un turismo di media e lunga permanenza, che garantirebbe maggiore stabilità economica al territorio.

Sul fronte della mobilità, le associazioni chiedono alla politica un potenziamento dei trasporti pubblici in tutto il comprensorio dolomitico, a partire dalla stazione di Calalzo. Esprimono inoltre perplessità sulla mancanza di investimenti nei territori del Centro Cadore, Comelico e Valle del Boite, in contrasto con i fondi destinati altrove in vista delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026.

Infine, si rilancia l’idea che la Fondazione Dolomiti Unesco possa assumere un ruolo di coordinamento nel processo di trasformazione. La richiesta è quella di avviare uno studio scientifico sul carico antropico massimo sostenibile per l’area, valutando anche l’impatto sulla rete sentieristica e la presenza delle biciclette.

Le associazioni firmatarie – tra cui Mountain Wilderness Italia, Italia Nostra sezione di Belluno, WWF Terre del Piave, Libera Cadore, Ecoistituto Veneto Langer e altre – si dichiarano pronte a collaborare con istituzioni, enti e operatori economici in un processo che, pur complesso, ritengono necessario e urgente.

Seguici anche su Instagram:
https://www.instagram.com/amicodelpopolo.it/

1 commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *