Secondo i dati Istat, nel 2024, l’11,7% dei minori sotto i 16 anni vive in condizioni di deprivazione materiale e sociale. Rispetto al 13,5% registrato nel 2021, il dato è in lieve calo, ma le disuguaglianze restano profonde: al Sud l’incidenza raggiunge il 21,1%, più del doppio rispetto al Nord (7,8%) e oltre cinque volte il valore del Centro (4%).
Oggi gli adolescenti rappresentano la fascia d’età relativamente più esposta alla povertà alimentare, segnalando un rischio persistente anche nelle fasi successive della crescita. «Parliamo di bambini e adolescenti che non hanno la possibilità di alimentarsi in modo sufficiente e nutrizionalmente adeguato. In particolare, per gli adolescenti l’esperienza alimentare è spesso segnata da rinunce e mancanza di scelta. Le difficoltà economiche delle famiglie li portano a vivere il cibo con disagio, vergogna e senso di esclusione», dichiara Roberto Sensi, responsabile del Programma povertà alimentare di ActionAid Italia. «Comprendere i molteplici impatti della povertà alimentare sui minori – soprattutto sul loro benessere fisico ed emotivo – è quindi fondamentale per sviluppare interventi efficaci e politiche di contrasto realmente adeguate».
La deprivazione alimentare rappresenta una forma rilevante di povertà minorile, poiché incide direttamente sulla salute e sul benessere psico-fisico. Anche su questo fronte si rileva una flessione: la quota di minori che vivono in famiglie che non riescono ad acquistare il cibo necessario è scesa dal 4,9% al 3,1%, e la percentuale di chi non consuma almeno un pasto proteico al giorno passa dal 2,5% al 2,3%. Nel 2024 risulta in condizione di insicurezza alimentare il 4,9% dei minori. Il dato è inferiore rispetto al 5,9% del 2021, ma il fenomeno mostra ancora ampi divari sociali e geografici. Nel Mezzogiorno la quota sale all’8,9% e nelle famiglie monogenitoriali all’8,2%. Nel 2021 a registrare l’incidenza più elevata erano i bambini tra i 6 e gli 11 anni (6,3%), che nel 2024 scendono al 4,7%, cedendo il primato agli adolescenti tra i 12 e 15 anni (5,2%).
Attualmente, «l’Italia continua a puntare quasi esclusivamente sull’erogazione di aiuti alimentari che, pur importanti, intervengono solo in parte sulle cause strutturali della povertà alimentare», osserva Sensi. «Emblematico è il caso della mensa scolastica: pur essendo uno strumento chiave nella prevenzione della povertà alimentare, non è riconosciuta come servizio essenziale né garantita in modo universale». ActionAid chiede pertanto al governo e alle istituzioni di «riconoscere il cibo come diritto umano fondamentale e di adottare misure strutturali, coordinate e universali per garantire un’alimentazione adeguata a tutti i bambini e adolescenti in Italia».
L’organizzazione, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, il Laboratorio Percorsi di Secondo Welfare e la Fondazione Cariplo, sta conducendo un progetto di ricerca volto a sviluppare uno strumento statistico per rilevare il disagio emotivo associato alla povertà alimentare tra gli adolescenti.
(fonte SIR)
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