La Federazione Italiana Scuole Materne (Fism), che rappresenta oltre 9.000 realtà educative tra scuole dell’infanzia e servizi per la prima infanzia – tra le quali le numerose scuole parrocchiali e assimilate della nostra provincia – sollecita le Istituzioni a dare concreta attuazione ai principi previsti dalla legge delega per la riforma fiscale (legge 9 agosto 2023, n. 111), con particolare attenzione alle ricadute sul mondo del non profit educativo e formativo.
Secondo il presidente nazionale Luca Iemmi, è fondamentale che i principi direttivi della riforma fiscale trovino piena applicazione in vista dell’avvio, previsto per il 1° gennaio 2026, dei nuovi regimi fiscali introdotti dal Codice del Terzo settore. In particolare, viene richiamata l’esigenza di evitare effetti distorsivi nella tassazione diretta degli enti non profit e di avviare una revisione sostanziale dell’Imposta regionale sulle attività produttive (Irap).
Le modifiche in arrivo, osserva Fism, potrebbero incidere profondamente sulla gestione fiscale delle scuole paritarie aderenti alla federazione. Attività oggi considerate “commerciali” in base al Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir) potrebbero infatti essere riclassificate come “non commerciali” alla luce dei nuovi criteri stabiliti dall’articolo 79 del Codice del Terzo settore. Un cambiamento che rischia di generare un aggravio fiscale legato all’emersione di plusvalenze latenti sui beni impiegati per finalità educative, pur in assenza di modifiche sostanziali nell’uso degli stessi beni.
Per questo motivo, Fism auspica che venga approvata una norma attuativa in grado di introdurre un regime fiscale speciale, così da evitare penalizzazioni a fronte del mutamento di qualificazione delle attività scolastiche. «L’introduzione di un regime speciale è fondamentale per scongiurare aggravi impositivi connessi al passaggio ai nuovi criteri di fiscalità del Terzo settore», sottolinea Iemmi.
Un ulteriore punto di attenzione riguarda l’Irap. La possibile qualificazione fiscale come “non commerciale” potrebbe comportare, per le scuole paritarie, l’applicazione del cosiddetto “metodo retributivo” per il calcolo della base imponibile. Su questo fronte, la Federazione invita a valutare con urgenza un adeguamento della normativa, affinché non si traducano in svantaggi fiscali gli investimenti effettuati in personale qualificato, vero motore del servizio educativo garantito ogni giorno da queste realtà.
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