Dopo oltre un mese di criticità legate alla viabilità tra il Cadore e Cortina d’Ampezzo, i lavoratori pendolari chiedono con decisione ma toni moderati una risposta concreta da parte delle istituzioni. Una lettera aperta è stata indirizzata al Prefetto di Belluno, ai sindaci di San Vito di Cadore e di Cortina d’Ampezzo, al Presidente della Provincia di Belluno, all’ANAS e – per conoscenza – ai presidenti delle Regole di Cortina d’Ampezzo e di San Vito di Cadore, al presidente della Regione Veneto, al direttore di Dolomitibus. Il documento è firmato dal “Gruppo pendolari su Cortina, frana e olimpiadi” e accompagnato da quattordici fogli di firme raccolte, 330 firmatari.
Le chiusure intermittenti della SS 51 d’Alemagna, all’altezza del Ru del Venco (Dogana Vecchia), causate da colate di detriti e maltempo, stanno mettendo a dura prova la quotidianità di centinaia di lavoratori, oltre a incidere negativamente sulla mobilità di residenti, turisti e servizi d’emergenza.
Ricordano come le difficoltà siano iniziate il 14 giugno, quando il versante della Croda Marcora ha ripreso a cedere materiale con frequenza e intensità insolite. Il primo luglio, un forte temporale ha provocato una prima colata che ha raggiunto la strada statale, la ciclabile e il torrente Boite. Dopo una chiusura iniziale, la SS 51 è stata riaperta con orario ridotto (prima dalle 7 alle 20, poi dalle 6 alle 21), ma il 12 luglio si è verificata una seconda colata che ha interessato anche il condotto sotterraneo del Ru del Venco e danneggiato la strumentazione di monitoraggio. Ulteriori chiusure si sono rese necessarie nei giorni successivi, anche in assenza di nuovi smottamenti.
A complicare ulteriormente la situazione, la presenza di numerosi cantieri lungo la SS 51, la SS 51 bis e la SR 48 sta allungando sensibilmente i tempi di percorrenza, creando disagi anche a chi tenta deviazioni attraverso i passi dolomitici. L’unica alternativa possibile, la strada boschiva che collega Pian da Lago a Geralba di San Vito attraverso la riva destra del Boite, è rimasta finora poco praticabile e sottoutilizzata, anche a causa della mancanza di interventi strutturali nel tempo e delle ordinanze comunali che ne vietano il transito ai mezzi non autorizzati.
Proprio su questa possibilità si concentra ora l’attenzione di un gruppo spontaneo dei lavoratori pendolari, tra i quali figurano dipendenti pubblici e privati, professionisti, operatori sanitari, forze dell’ordine e altri.
I firmatari chiedono «con cortesia ma fermezza» che venga istituito un servizio navetta lungo la strada boschiva, attivabile in caso di chiusura della statale. La proposta prevede l’utilizzo di mezzi adeguati, con corsie a senso unico alternato e prezzi calmierati, eventualmente gestiti dalla protezione civile o da altri enti pubblici.
Il tracciato suggerito parte dal parcheggio scambiatore di Acquabona e arriva al campo sportivo di Mosigo, con attivazione garantita nelle fasce orarie più sensibili, ovvero la mattina (6-9) e la sera (18-21). L’obiettivo dichiarato è consentire ai lavoratori di «recarsi al proprio lavoro con dignità, puntualità e sicurezza», anche in presenza di condizioni meteorologiche avverse o di eventi naturali che potrebbero protrarsi fino all’autunno.
Nel documento, i pendolari segnalano anche il rischio di concentrazione dei servizi navetta nelle mani di pochi operatori privati, con conseguente aumento dei costi e limitazioni nella libertà di movimento.
A oggi, spiegano, non risultano soluzioni strutturate né azioni efficaci per garantire un uso sicuro ed equo della viabilità alternativa. «Ci auguriamo – si legge in chiusura – che, a più di un mese dai primi eventi, gli enti preposti sappiano finalmente dare una risposta pratica e fattibile alla problematica».
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1 commento
Giuseppe
Una situazione davvero incresciosa, avendo concentrato a Cortina le attività e invece fuori città gli operatori: indubbiamente la politica regionale e quella nazionale non sono state in grado di prevedere le conseguenze di questo stato di cose, mantenendo i collegamenti viari obsoleti e non realizzando il promesso collegamento ferroviario con Calalzo. E adesso la patata bollente ricade sui cittadini…