Belluno °C

venerdì 5 Dicembre 2025,

E la ‘‘piccola’’ Auronzo entrò nella grande rete meteorologica italiana

Padre Francesco Denza fu in Val d’Ansiei nel 1877; l’osservatorio sulla torre delle scuole di Villagrande.

Forse non tutti ne sono al corrente, ma il 14 dicembre 2024 è iniziato l’“anno denziano”, ovvero un periodo di celebrazioni e commemorazioni legato alla figura del padre barnabita Francesco Denza (1834-1894). La data si riferisce al 130° anniversario della morte di questo grande e lungimirante scienziato, fondatore nel 1859 dell’Osservatorio Meteorologico di Moncalieri e considerato il padre della moderna meteorologia italiana. Tra i molti eventi organizzati per ricordare la sua figura c’è stata il 19 giugno scorso la presentazione di un libro di Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana (Breve storia del clima in Italia, ed. Einaudi), seguita due giorni dopo da un concerto nella chiesa di San Francesco, sempre a Moncalieri. Venerdì 30 agosto al rifugio Denza, costruito nel 1899 ai piedi della Presanella, ci sarà inoltre un grande raduno dedicato ai problemi del riscaldamento globale.

Nato il 6 giugno 1834 a Napoli, ancora giovanissimo si dimostrò un genio, conseguendo a soli 16 anni il diploma di ingegnere di ponti e strade. Trasferitosi a Roma per frequentare il triennio di teologia, conobbe il celebre fisico Angelo Secchi, che gli trasmise la passione per l’astronomia e la meteorologia. Dal 1856 fu insegnante di matematica e fisica e due anni dopo fu ordinato sacerdote. Nel 1859 fondò l’Osservatorio Meteorologico di Moncalieri, il primo in Italia dotato di strumenti adeguati per le rilevazioni quotidiane dei fenomeni atmosferici. Molti di questi strumenti furono perfezionati o addirittura ideati da lui stesso, che effettuava personalmente le misurazioni di pressione atmosferica, temperatura, umidità assoluta e relativa, pioggia e neve, venti e stato del cielo. Tra gli strumenti inventati si ricorda in particolare l’anemojetografo (o anemopluviografo), che registrava automaticamente il vento e la pioggia. Del vento registrava la direzione e la velocità in chilometri orari, mentre della pioggia misurava l’altezza in millimetri e la durata in ore e minuti.

Denza riuscì a creare un nucleo associativo denominato “Corrispondenza meteorologica Alpino-Appennina”, che pubblicava un Bullettino Mensuale e che fondò oltre 200 osservatori meteorologici collocati in particolare nelle zone montane. Questa fervida attività diede vita poi all’“Associazione Meteorologica Italiana”, il cui statuto venne redatto in Torino il 3 settembre 1880.

Auronzo di Cadore, che ha appena festeggiato i 150 anni della sua Sezione CAI, proprio grazie a questa istituzione ebbe l’onore e l’onere di diventare parte attiva in un interessante percorso scientifico in occasione del Congresso tenutosi in Val d’Ansiei il 26 agosto 1877, il cui verbale fu pubblicato sul Bollettino del CAI solo nel 1879 (n. 37, pp. 101 e sgg). I lavori si svolsero presso la Regia Pretura di Auronzo sotto la presidenza dell’avv. cav. Luigi Rizzardi, davanti a un folto pubblico internazionale di alpinisti e studiosi, tra cui appunto il socio onorario cav. Denza.
Egli intervenne tra l’altro con la proposta che fossero le Sezioni alpine del CAI a disciplinare la costruzione dei ricoveri alpini e sostenne inoltre, d’accordo con Giovanni Marinelli, la necessità di istituire una commissione per stabilire l’attendibilità dei dati altimetrici, spesso assai discordi, poiché «tutti credono di poter fare gl’ipsometri e quindi si aumenta il numero dei dati contradditori».

Ma il nostro fu grande protagonista il giorno successivo, 27 agosto, allorché tenne il discorso di inaugurazione del nuovo Osservatorio Meteorologico di Auronzo, da lui da tempo caldeggiato. Allestito a spese del Comune e della Sezione Cadorina, esso era situato sulla terrazza di una torre alta circa 20 metri, che apparteneva all’edificio scolastico a tre piani situato presso l’albergo “Alle Grazie” e che poi nel 1912 sarebbe stato acquistato dall’erario per divenire caserma degli Alpini in sostituzione della precedente, ubicata presso la cosiddetta “Casa Grande di Ferieve”.

Il nuovo osservatorio era dotato di vari strumenti per le misurazioni quotidiane dei fenomeni atmosferici (pressione atmosferica, temperatura, umidità assoluta e relativa, pioggia e neve, venti e stato del cielo). «Non basta l’aver stabilito una buona vedetta di meteorologia – egli soleva dire – ma importa grandemente tenerla d’occhio, educarla e sorreggerla di continuo affinché possa produrre i desiderati frutti».

Da quel momento Auronzo entrò dunque nella rete nazionale dei rilevamenti, che dipendeva dal Regio Ufficio Centrale di Meteorologia, istituito con Regio Decreto n° 3534 del 26 novembre 1876, con sede presso il Collegio Romano in Roma, per provvedere al servizio di osservazione, all’analisi sinottica dello stato del tempo, ai presagi (oggi si direbbero previsioni) e alla climatologia italiana.

Quella italiana era considerata la rete meteorologica più estesa ed efficiente al mondo, potendo contare già alla fine del 1878 su ben 90 stazioni meteorologiche, mentre la nuova “Associazione Meteorologica Italiana”, fondata nel 1885 e divenuta poi “Società Meteorologica Italiana”, arrivò addirittura a 235 stazioni.

Il 5 febbraio del 1886, durante una conferenza presso la sede del CAI di Torino, padre Denza fu colpito da un ictus cerebrale che gli lasciò paralizzata la parte destra del corpo. Fu costretto quindi a rallentare le sue attività, ma continuò a lavorare alacremente, tanto da essere nominato nel 1890 da papa Leone XIII direttore della Specola Vaticana. Colpito da un secondo ictus, si spense il 14 dicembre del 1894 a Roma e fu sepolto a Roma nel cimitero del Verano.

Walter Musizza

Seguici anche su Instagram:
https://www.instagram.com/amicodelpopolo.it/

1 commento

  • Sempre i preti ci sono in mezzo, anche quando si tratta di scienza. Che personaggio!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *