Venerdì 1° agosto il mondo della montagna ha salutato per l’ultima volta Renato De Zordo, classe 1934, alleghese: una vita dedicata al lavoro. Quel lavoro che ha condotto ‘‘René’’ per valli e per monti fin dall’adolescenza, e non per riempire il tempo libero.

Un ricordo da dodicenne lo vede per la prima volta al Rifugio Coldai, incenerito dalla soldatesca nazista l’11 ottobre 1944. Fu un incontro casuale con quel luogo che, un ventennio dopo, sarebbe diventato il fulcro della sua esistenza, fino alla morte; addirittura, ne fu plasmato persino il suo appellativo d’identificazione: per molti era semplicemente «Renato del Coldai».

Aveva iniziato ben presto con il lavoro: sedicenne boscaiolo, segantino, altri lavori temporanei e poi carpentiere in Svizzera nel “comparto dighe”, affiancando al rientro invernale in patria una proficua attività sportiva nell’hockey, che lo portò ad essere uno dei migliori in campo; tra i successi, la vittoria della squadra alleghese nel campionato Italiano Serie “B” nel 1963. L’anno precedente aveva sposato Enza Della Putta ed era ormai in arrivo il figlio Luca che sarebbe stato seguito nel 1965 dalla sfortunata Eliana, deceduta assieme al compagno Paolo Crippa in Patagonia nel 1990. (…)

Sul numero 32 dell’Amico del Popolo “di carta” del 7 agosto 2025, in distribuzione questa settimana (su abbonamento, in edizione digitale e in edicola), puoi leggere il ricordo di Renato De Zordo scritto da Giorgio Fontanive e una memoria di Loris Santomaso.
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