La diffusione della Blue Tongue, malattia virale che colpisce principalmente gli ovini, sta mettendo in seria difficoltà gli allevamenti bellunesi. A lanciare l’allarme è Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno, che chiede un intervento urgente da parte della Regione Veneto.
«Prima il lupo, adesso la Blue Tongue: abbiamo aziende bellunesi in ginocchio a causa di decine e decine di ovini morti», dichiara Donazzolo. «La Regione Lazio ha già messo a disposizione le risorse per gli allevatori: ci aspettiamo che il Veneto faccia altrettanto».
Secondo i dati elaborati da Confagricoltura, i focolai attivi in Italia da inizio anno sono 768, con oltre 600 casi concentrati negli ultimi due mesi. Nel Bellunese, l’Ulss segnala 4.000 capi coinvolti in 90 allevamenti. Donazzolo sottolinea come la richiesta di un vaccino preventivo fosse stata avanzata già anni fa, ma non accolta. «Serve un intervento urgente e coordinato delle istituzioni, a tutela del patrimonio zootecnico del territorio, già provato da anni di predazioni del lupo», aggiunge. «Bisogna accelerare sui piani di vaccinazione mirati e garantire la copertura dei costi sostenuti dagli allevatori, comprese le perdite dirette e indirette, la mancata produzione e il ripristino del patrimonio zootecnico».
Il focolaio più grave si registra in Alpago, a Tambre, nell’allevamento di Alessandro Fullin, agricoltore associato a Confagricoltura. «In un mese ho perso 54 ovini a causa della malattia», racconta. «Abbiamo ordinato i vaccini ad un’azienda di Bolzano, speriamo che arrivino in fretta perché altrimenti il gregge sarà decimato». Le perdite economiche ammontano a circa 16.000 euro. Fullin chiede che venga applicata la legge per la sostituzione dei capi perduti, ma sottolinea l’urgenza: «Siamo allo stremo. Lavoriamo su tutti i fronti per preservare la razza Alpagota, senza nessuno che ci aiuti».
L’allevatore ricorda gli sforzi compiuti per proteggere il gregge dalle predazioni: «Abbiamo acquistato e addestrato 30 cani da guardiania, montiamo e smontiamo recinti elettrici. Facciamo tutto da soli e dalla Regione abbiamo ricevuto solo promesse». Fullin conclude con un appello: «Si sta distruggendo anche il progetto per la tutela dell’agnello d’Alpago, del quale non frega niente a nessuno. I burocrati non sanno nulla delle nostre fatiche e del nostro territorio».
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