Belluno °C

venerdì 5 Dicembre 2025,

Federigo Cavessago tipografo, Garibaldino e Cavaliere del lavoro

Nel 1870 sposò la maestra Beatrice Rosa Fant, che morì nel 1885, quindi nel 1887 Rachele Massenz (da cui avrà il figlio Luigi) ed aprì prima un’edicola quindi la sua prima tipografia, in piazza Santo Stefano, a Belluno

La Grande Guerra era appena scoppiata quando, il 14 agosto del 1914, moriva a Belluno, all’età di 76 anni, Federigo Cavessago. Nato nel 1838 da una famiglia modesta, era entrato giovanissimo come apprendista nella tipografia di uno zio. 

Belluno era asburgica fin dal 1815, quindi nel 1859, allo scoppio della seconda guerra di indipendenza, Federigo espatriò clandestinamente per arruolarsi volontario nelle truppe piemontesi. Con il 39° Fanteria combattè dal 1859 al 1861 contro l’ultima resistenza degli irregolari papalini uniti ai Borbonici che avevano oltrepassato il Tronto tra Marche ed Abruzzo, partecipando l’11 gennaio del 1861 alla battaglia di Mozzano, alle porte di Ascoli Piceno, in cui cadde il capitano feltrino Angelo Zannettelli, mentre il Cavessago venne ferito e fu fatto prigioniero assieme ad altri due bellunesi, Ferdinando Massenz e Gaetano Ferigo. Fuggiti dopo venti giorni di maltrattamenti riuscirono a scappare, rischiando la fucilazione, riunendosi al loro reparto da cui Cavessago si congedò alla fine del 1861 per tornare alla professione di tipografo a Bologna, poi nelle capitali del  nuovo regno, prima a Torino e poi a Firenze, dove divenne proto.

Ma il richiamo risorgimentale era troppo forte. Nel 1866 l’obiettivo era concludere l’unità d’Italia conquistando le Tre Venezie. Cavessago si arruolò con i Garibaldini che puntarono verso Trento. Nominato sergente combattè a Condino, Cimego e il 21 luglio del 1866 a Bezzecca, dove rimase ferito attraversando il Chiese, nelle Giudicarie. Un’esperienza che lo avrebbe portato a fondare qualche anno dopo la sezione bellunese della “Società popolare di Mutuo soccorso Giuseppe Garibaldi”.

L’eroe dei due mondi venne fermato solo dalla diplomazia, l’Italia fu sconfitta a Lissa (la battaglia navale in cui morì il pittore bellunese Ippolito Caffi) ed alla fine solo il Veneto passò dall’Austria all’Italia. Federigo Cavessago poté così rientrare a Belluno, dove nel 1870 sposò la maestra Beatrice Rosa Fant, che morì nel 1885, quindi nel 1887 Rachele Massenz (da cui avrà il figlio Luigi) ed aprì prima un’edicola quindi la sua prima tipografia, in piazza Santo Stefano, avendo già capito che il controllo dell’intera filiera, dalla produzione alla vendita, avrebbe garantito il successo economico.

E così fu, acquistando sempre nuovi macchinari che portarono la sua ditta tipografica a scalare i vertici del settore. Il risultato più prestigioso fu nel 1903 la nomina a Cavaliere del Lavoro, primo fra i bellunesi, aprendo la strada di un riconoscimento che in provincia di Belluno è andato solamente – dopo di lui – a personaggi quali Achille Gaggia, Lucio Lozza, Mario Luciani, Guglielmo Vittorio ed Ermenegildo Tabacchi, Ennio De Rigo, Leonardo Del Vecchio e, dal 2020, Marco Nocivelli.

La tipografia Cavessago pubblicò dal 1876 il giornale “L’Esopo Bellunese”, stampando successivamente “L’Alpigiano” dal 1884 e l’organo del Partito Liberale Democratico “La Provincia di Belluno” dal 1890, quindi dal 1896 “Studi Bellunesi”, l’antesignano dell’ “Archivio Storico di Belluno Feltre e Cadore” che sarebbe nato nel 1929.

Si impegnò anche personalmente nella vita politica e sociale di Belluno e provincia, sempre schierato con la sinistra liberale patriottica, diventando consigliere comunale di Belluno nel 1886 e poi assessore nel 1901, vicepresidente dell’associazione dei Reduci dalle Patrie Battaglie, quindi presidente della Camera di Commercio per il biennio 1899-1900e infine Sindaco di Limana nel 1900.

Fu Federigo Cavessago a rappresentare il Comune di Limana il 29 agosto del 1903 al ricevimento organizzato per l’arrivo a Belluno del re Vittorio Emanuele III e della regina Elena saliti per assistere alle grandi manovre militari che si svolsero nella piana di Safforze. 

Un’epoca stava ormai tramontando, così come l’impero asburgico che aveva combattuto in gioventù. Le sue battaglie (campali, imprenditoriali e politiche) Federigo le aveva combattute tutte, a testa alta.

Seguici anche su Instagram:
https://www.instagram.com/amicodelpopolo.it/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *