«Avrei potuto avere una pensione d’oro, girare il mondo, partecipare a convegni internazionali, ma le mie montagne e la loro gente hanno sempre avuto per me un valore ben al di sopra di qualsiasi prestigio o guadagno». Molti anni fa il geologo Vittorio Fenti decise di restare e oggi non rimpiange quella scelta.
Anni Cinquanta. La distanza, l’altimetria e i rigidi inverni rappresentavano un ostacolo per chi desiderava studiare. Anche i circa diciassette chilometri che separano Caviola da Agordo, sede allora della scuola media, dell’avviamento professionale e dell’Istituto Minerario “U. Follador”, potevano indurre a rinunciare all’istruzione. Figuriamoci poi se si trattava di raggiungere Belluno. Anche i trasporti pubblici erano limitati.
Ma Vittorio Fenti, classe 1943, tanto affezionato alle sue Cime d’Auta, non perse mai la curiosità di conoscere né si piegò alle difficoltà, aggravate dal mal d’auto che rendeva i viaggi in corriera un vero supplizio. Lo zio materno, Sante De Biasio, perito minerario morto sulle Ande nel 1934, fu per lui un esempio determinante, un modello da seguire. Così, nonostante la contrarietà del padre convinto che chi studiava non avesse voglia di lavorare, e grazie all’incoraggiamento della madre e alle borse di studio, riuscì a mantenersi agli studi presso l’Istituto Minerario di Agordo, l’unica scuola secondaria della vallata.
«Per frequentarla – ricorda – durante la settimana dovevo alloggiare a basso costo e arrangiarmi con i pasti alla mensa parrocchiale, con la bella stagione talvolta usavo la bicicletta, come molti altri». Nel 1964 Fenti conseguì il diploma, fermamente deciso a proseguire gli studi a Padova, città relativamente vicina ma che richiedeva oltre tre ore di viaggio in treno e più di due ore in auto. Tempi di percorrenza che sono rimasti praticamente invariati. Ricorda con un sorriso che, durante il servizio militare nel corpo degli Alpini, il giorno in cui si recò a iscriversi si perse. «Le disavventure di un montanaro» si potrebbe dire.
«Mi iscrissi alla facoltà di Geologia perché era la materia che conoscevo di più, ma sarebbe stato meglio fare Ingegneria» riflette. Leggeva di geologia ovunque, persino in corriera e in treno, era la sua passione. «Mi sono laureato con il massimo dei voti nel 1969, mettendoci… molto olio di gomito» afferma con il consueto piglio che lo caratterizza.
Dopo la laurea, Fenti vinse un concorso presso un istituto del Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Padova, dove iniziò una carriera che lo portò in giro per l’Italia, pubblicando decine di studi. «Mi si era prospettata l’occasione di lavorare nella sede di Torino, ma quella città non mi piaceva». Con il tempo, tuttavia, si accorse che l’ambiente accademico e di ricerca non era del tutto in sintonia con la sua personalità, da qui la decisione di tornare alle origini.
Quando la moglie Maria Rosa gli segnalò l’uscita di un bando di concorso per insegnare nelle scuole secondarie, Fenti presentò domanda. Si trattava di una selezione difficile, che riuscì a superare. «Così, pur rinunciando a una carriera ben retribuita al Cnr, nel 1977 decisi di far ritorno in provincia, accettando uno stipendio ben inferiore e seguendo il cuore».
Nel frattempo si era iscritto all’Ordine dei Geologi, iniziando a intraprendere la libera professione, che ha esercitato mentre insegnava all’Istituto Minerario di Agordo «senza mai assentarmi per motivi di lavoro personale» tiene a precisare. Come geologo, fino a due anni fa ha viaggiato in tutta Italia: 2.500 perizie geologiche portano la sua firma, dalla Sicilia fino a Cervinia, a 3.500 metri di altitudine. Parallelamente, ha ricoperto l’incarico di commissario d’esame per i concorsi di insegnamento di scienze della geologia. E questo ruolo gli ha consentito di riscontrare l’ottima preparazione dei giovani veneti e bellunesi che: «Secondo la mia esperienza, il loro livello è superiore rispetto ai geologi di altre province».
di Luisa Manfroi
Seguici anche su Instagram:
https://www.instagram.com/amicodelpopolo.it/
