«Mia mamma mi ha sempre detto “Il premio è tornato a casa in una bara”». Maria Teresa Fabbiane non ha mai conosciuto suo padre. Mario è stata una delle 17 vittime bellunesi di Mattmark: il 30 agosto 1965 morì in Svizzera a 25 anni. Sua moglie, Magda Da Rold, era incinta di Maria Teresa, nata poi a gennaio del 1966. «In quella terribile giornata di sessant’anni fa mio padre avrebbe dovuto essere in ferie, ma l’impresa aveva fretta di finire la diga e gli era stato offerto un premio per rimanere al lavoro».
Poi la frana glaciale che travolse il cantiere per la costruzione della diga, causando la morte di 88 operai. Cinquantasei erano italiani, 17 provenienti dalla provincia di Belluno. Sabato 30 agosto, a 2.300 metri di altitudine, oltre cinquecento persone si sono ritrovate a Mattmark per commemorare la tragedia, sessant’anni dopo. C’era anche un delegazione di bellunesi, composta tra gli altri dal Vescovo Renato e dal presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, nata proprio dopo quel drammatico evento, Oscar De Bona. Con loro anche il direttore dell’Associazione Marco Crepaz, che nel numero 35 de L’Amico del Popolo, disponibile da oggi anche nelle edicole, ha raccontato le emozioni della cerimonia.
Durante i discorsi ufficiali, un gesto atteso da decenni. «Oggi, a nome del Governo vallesano, voglio presentare delle scuse ufficiali a tutti coloro che hanno portato questo dolore per così tanto tempo», ha detto il presidente del Governo del Cantone Vallese, Mathias Reynard. «Riconosciamo la vostra sofferenza. Riconosciamo i nostri errori e che la vostra memoria è anche la nostra».
Sull’Amico di Carta il racconto completo della giornata, le riflessioni del Vescovo Renato e le testimonianze di Bellunesi che lì hanno perso un caro o sono sfuggiti alla tragedia per pochissimo come Armando Lovatel, di Sospirolo, che era a casa e doveva montare di notte.
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