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venerdì 5 Dicembre 2025,

20. Passaggio a Nordest

«Il futuro è già passato ovvero mi, Belun, i Belumat e le bele compagnie». 20a puntata

Il passaggio oltre l’Ardo era avvenuto per secoli passando per il Borgo Prà.

La strada che lo collegava al centro era la Rivizòla (via Rivizzola)1 che, circolando davanti alla chiesetta e all’Hospitale di San Biagio2, collegava i siti. 

A sinistra in alto la chiesa di Santo Stefano, da cui scende via Rivizzola verso il ponte sull’Ardo. Sulla destra via San Biagio.

Dalla medesima via ne derivava un’altra più ripida e breve, sterrata e mezza selciata, solamente pedonabile, che tagliava fuori San Biagio. Nel Novecento questa verrà migliorata realizzando una serie di bassi scalini, da cui il nome ancor oggi utilizzato de le scalette. 

Per un certo tempo è esistita pure un’altra piccola bretella, alberata e intermedia tra le due, scomparsa con l’arrivo della nuova viabilità verso metà dell’Ottocento.

Il ponte sull’Ardo del Prà è tra i più importanti e citati della città. Nel Cinquecento, risulta coperto e protetto da un tetto di paglia. Successivamente fu rifatto più volte essendo periodicamente travolto e distrutto dalle piene del torrente. Rimase basilare fino alla realizzazione ottocentesca del Ponte Nuovo. Nei pressi del ponte, quando non sotto, transitava anche la roia ossia il canaletto artificiale che forniva energia idrica agli opifici rivieraschi.

Borgo Pra in pianta, Belluno 1774. (Senato Terra Forlin Zuanne)

Antonio Maresio Bazolle, nel fare il punto sulla viabilità bellunese della sua epoca (tre quarti dell’Ottocento) ricorda come «Da Belluno a Capodiponte l’Imperatore Francesco I era andato per la strada dell’Oltrardo. La vecchia antica strada da Belluno a Capodiponte andava su diritta. Dal ponte vecchio sull’Ardo a Belluno, la strada si alzava a Baldenich per la stretta riva d’ascesa che sta a mezzodì della rifatta chiesetta di S. Giuseppe o Madonna del Buon Consiglio4 in quel Borgo del Prà o San Lugano, ed avanzandosi diritta traversava il villaggio di Nogarè, la Veneja, dove sono ora le vecchie case così denominate, il villaggio di San Pietro in Campo, e quindi giungeva all’Endreane.  

Da colà la strada scendeva sulle ghiaje del Piave, e da quelle rimontava poi poco prima d’arrivare a Capodiponte. 

Viabilità nella zona di Capo di Ponte (Ponte nelle Alpi)

Dopo il ponte sull’Ardo, non vi erano più ponti tra Belluno e Capodiponte; e quei torrentelli, compreso anche il Rui sec all’Endreane, venivano attraversati tutti sulle ghiaje. Senonché l’alveo di questi torrentelli, che era stato per tanti secoli appena marcabile, e poscia strettissimo, divenne assai largo, ed il Piave corrodeva e trasportava sempre più la strada sulle ghiaje sotto Polpet; e quindi il Consiglio dei Nobili ordinò il miglioramento dell’altra antica strada o più propriamente quasi viottolo che pure mirando per Capodiponte si atteneva al piede del monte Serva, e traversava le ville di Cusighe, Sargnano, Fiamoi e Safforze. 

Questa riduzione di strada fu eseguita tra il 1780, ed il 1790; e fatta eccezione di qualche punto è la attuale strada vecchia dell’Oltrardo fino a Safforze, che è stata peraltro allargata sotto il Regno Italico. Quella strada conservò delle svolte acute ed anche pericolose; e ciò perché alcun proprietario non volle cedere qualche porzione di suo terreno, non v’era allora la legge di espropriazione forzata, e venne conservato il passaggio del Rui sec sulle ghiaje. 

Il ponte su quel torrente non fu eretto che nell’occasione che fu costruita la nuova strada regia, ora nazionale, per l’Oltrardo, che fu aperta al pubblico nel 1836».  

Riepilogando, in attesa della realizzazione del ponte nuovo, la via ad est si sdoppiava appena dopo la chiesetta di S. Giuseppe (o Madonna del Buon Consiglio) sulla riva del Prà, una girando verso la pedemontana (Cavarzano), e l’altra puntando dritta su Nogarè. 

L’ottocentesco ponte nuovo

La modifica drastica del traffico avvenne solo verso la metà dell’Ottocento con la realizzazione di una via assai più larga e diretta che collegava – tramite il ‘ponte nuovo’, a tre arcate, costruito più a monte – il centro città con l’Oltrardo e proseguiva dritta da Baldenich fino ad incrociare l’Alemagna tra Polpet e Capodiponte (Ponte nelle Alpi), tutta ottimamente carreggiabile.

Vennero perciò abbattuti alcuni edifici prossimi a S. Stefano e realizzato il nuovo tragitto di via Simon da Cusighe, raccordato al ponte e, in testa, abbinato alla vecchia via Rivizzola/Le scalette (siamo nel 1830); oltre il ponte fu realizzata la risalita di sinistra Ardo. L’evento è ancora sottolineato dal Bazolle che altrove precisa4

Belluno, la nuova via Simon da Cusighe.

«Nel 1831 fu aperta la strada nuova da S. Stefano a Baldenich, compreso il bel ponte di pietra sull’Ardo pel quale anzi fu coniata una medaglia; e nel 1836 fu aperta al pubblico la nuova strada che congiunse appunto questa da Baldenich alla strada d’Alemagna tra Capodiponte e Polpet».

Si tratta quindi di via Vittorio Veneto, ancor oggi la principale arteria cittadina verso la direttrice Cadore-Venezia.

Al nuovo manufatto è collegato l’aneddoto popolare secondo il quale gli Alpagotti, pervenuti coi carri carichi di legna da consegnare in città, fin quasi a Baldenich, se ne tornarono indietro arrabbiati coi Bellunesi che secondo loro avevano costruito un campanile proprio in mezzo alla nuova strada. 

Ciò è dovuto a un effetto ottico per cui sembra di vedere la parte superiore della torre campanaria di Santo Stefano in mezzo alla carreggiata dove invece essa in realtà scende e si dispiega nella valle dell’Ardo per poi risalire invisibile oltre il ponte. Da allora, il ponte del Prà serve pressoché ai soli borghigiani.

Il Ponte degli Alpini nel 2011.

La successiva grande modifica integrativa a questa viabilità è dei recenti anni Settanta con la realizzazione della Circonvallazione ‘Nord’ che da Salce, tramite l’integrazione e revisione di precedenti strade (Viale Europa – via Internati e Deportati)  arriverà al punto cruciale della Cerva proseguendo con un nuovo viadotto ossia il ‘Ponte degli Alpini’6 fino a raccordarsi, nella zona presso lo Stadio Polisportivo (realizzato nel medesimo periodo, 1956) con  la vecchia via, dopo un necessario svincolo di servizio presso il ponte sulla sinistra Ardo, per servire le aree di Baldenich e Cavarzano7.

Stadio nuovo a Baldenich

Non dico molto, ma in questo stadio ci ho anche corso e giocato. Il tutto nel periodo in cui frequentavo le scuole superiori allorché, ogni anno, si facevano le ‘provinciali’ di atletica leggera, competendo con gli altri istituti pari grado della provincia. Non ricordo gare personali (facevo i 250 piani ma con risultati mediocri) ma mi restano in mente le malegrazie praticate contro quelli del Colotti di Feltre, la mitica velocità di Zallot e una baruffa gigante fatta con Bressa, cronometrista di gare e padre di un amico poco più giovane, credo per una dislocazione contestata in tribuna. Poi capitarono le esperienze rugbistiche del periodo d’oro del Belluno rugby 13.

Tutte le puntate

  1. Significa piccola via sul pendio (sulla ‘riva’). ↩︎
  2. San Biagio di Campestrino, il luogo di culto più antico di tutta Belluno, è dedicata al Santo medico che visse in Armenia tra il terzo e il quarto secolo. ↩︎
  3. Eretta nel 1797 dove prima c’era un semplice ”capitello”. Fu frequentata da personaggi illustri quali papa Gregorio XVI e Albino Luciani, futuro papa Giovanni Paolo I. ↩︎
  4. Cfr. A. Maresio Bazolle, Il Possidente bellunese, vol. 2. pp. 223-225 ↩︎
  5. Realizzato durante gli anni Sessanta ed aperto al traffico nel 1971, collega le due sponde del torrente Ardo. Con la sua costruzione è stato aperto il nuovo tratto della strada statale 50, che evita così il centro cittadino. Nel 2009 si sono conclusi i primi lavori di ristrutturazione del ponte e del suo adeguamento alla sicurezza (anticaduta). Ai capi del ponte sono state installate due grandi statue in pietra opera di Franco Fiabane che rappresentano gli Alpini colti nella bufera dell’Inverno russo (II Guerra Mondiale). ↩︎
  6. A complemento delle informazioni sulla viabilità verso est, il Bazolle aggiunge (Cfr. Il Possidente bellunese, vol. 2. pp. 223 e ss.) «La strada da Fadalto a Capodiponte fu costruita fra il 1817, ed il 1825, e quella d’Alemagna, compresa la Cavallera, dal 1827 al 1830». ↩︎

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