La storia europea ricorda da due secoli, con alterni giudizi, il “Congresso di Vienna” che nel 1815 concluse il turbolento ventennio rivoluzionario impersonato da Napoleone, ridisegnando la carta dell’Europa. In Veneto è difficile dimenticare che la cosiddetta “restaurazione”- che aveva promesso di rimettere al loro posto tutti i governi e i regnanti destituiti durante le guerre napoleoniche – in realtà ebbe qualche fastidiosa amnesia. La più vistosa fu naturalmente la Serenissima Repubblica di San Marco, che non solo non fu rimessa al suo posto ma venne regalata agli Asburgo, che puntavano a Venezia fin dall’a guerra della Lega di Cambrai di inizio Cinquecento.
La seconda “dimenticanza” del Congresso di Vienna fu l’Ordine dei Cavalieri di Malta, la cui isola non fu restituita loro ma venne data agli Inglesi.
È qui che entra in scena un bellunese, Antonio Miari (da non confondere con l’omonimo e vent’anni più giovane musicista amico di Rossini e Donizetti). Nato il 1 settembre del 1754, figlio di Tomaso e di Silvia Alpago, frequentò il collegio dei Gesuiti (l’attuale ex Distretto militare di via Tasso) per poi passare all’università di Bologna. Una volta addottorato in giurisprudenza, scelse di seguire una vocazione che aveva già attratto molti membri del suo nobile casato, entrando nell’Ordine militare dei Cavalieri dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, meglio noto come Ordine di Malta.
L’isola al centro del Mediterraneo era stata solo l’ultima sede del prestigioso ordine, nato nel 1113 al momento della conquista crociata di Gerusalemme e poi traslocato più volte dalla storia: dopo la riconquista islamica del Saladino, i Cavalieri trasferirono la loro sede prima a San Giovanni d’Acri, poi nel 1291 a Cipro, quindi nel 1309 a Rodi da cui dopo la caduta di Costantinopoli in mano turca nel 1453 dovettero fuggire, approdando finalmente a Malta nel 1530. Fino a Napoleone.
Antonio Miari si era trasferito al La Valletta come “Cavaliere di Giustizia” il 7 agosto del 1777, servendo per tre anni nelle galee dell’Ordine che pattugliavano il Mediterraneo. Altri tre anni di studio e formazione, poi il grande salto: il 18 gennaio 1784 fu eletto Capitano comandante della flotta dell’Ordine, una carica che gli fu confermata anche ne 1786, e nel 1793 il Comandante Miari fu eletto alla Congregazione delle Galere, in pratica il consiglio che sovrintendeva all’intera flotta gerosolimitana.

Ma ormai la grande storia incalzava. Dopo la morte del Gran Maestro de Rohan, che aveva nominato il Miari suo esecutore testamentario, il nuovo Gran Maestro von Hompesch nel 1797 chiamo Miari al ruolo di Segretario generale dell’ordine. Il 10 luglio del 1798 la flotta di Napoleone che puntava all’Egitto assediò La Valletta, chiedendone la resa. Il giorno seguente, 11 luglio, Miari scrisse una missiva al geologo Deodat de Dolomieu, anch’egli cavaliere di Malta, che era tra gli scienziati al seguito dell’esercito francese, chiedendo che tentasse una mediazione ricordando che gli antichi statuti dei Cavalieri impedivano loro di combattere contro un esercito cristiano. Missione fallita, il 17 luglio partiva da La Valletta l’ultima nave dei Cavalieri: il Gran Maestro von Hompesch era accompagnato dal nostro Miari, che lo scortò fino a Trieste. Da quel momento iniziò una peregrinazione che portò il Miari da Catania, dove sperò di trovare una nuova sede per l’Ordine, a Lisbona, Venezia, Verona e naturalmente Belluno, trattando di volta in volta con Austriaci e Francesi.
Quando nel 1814 le potenze che avevano ridimensionato Napoleone aprirono il Congresso di Vienna, l’Ordine dei Cavalieri di Malta era rappresentato dal nostro Antonio Miari, con il grado di Ministro plenipotenziario, accompagnato dal confratello Daniello Berlinghieri di Siena.
Miari, che conosceva personalmente Metternich, ebbe modo di intervenire più volte ufficialmente, ma la ragione di stato dei nuovi equilibri internazionali lasciò Malta agli Inglesi e Belluno all’Austria.
Tornò a Belluno amareggiato, poi visse a lungo a Vienna, dove divenne Ciambellano di corte degli Asburgo. Morì il 29 giugno del 1823 senza vedere la nuova sede dell’Ordine, che però era riuscito a ritagliarsi un credito importante di autorevolezza proprio grazie alla missione viennese e alla rete di contatti intessuta da Antonio Miari. Nel 1826 l’Ordine si trasferì a Ferrara e infine nel 1834 a Roma, dove ha tuttora la sua sede magistrale extraterritoriale sull’Aventino.
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