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Accertata la riproduzione di Canis aureus nel nostro paese, avviata la sua tutela in Italia (Legge Nazionale 157/92), verificata la più probabile data di arrivo di questo spazzino nella Penisola, si trattava di scegliere una direzione per proseguire le ricerche in maniera utile.


Del tutto nuova per la Penisola Italiana – i resti sub-fossili dei giacimenti Pleistocenici della Cava Romanelli (Puglia) e del Mindel di Venosa (Basilicata) in passato scambiati per Canis aureus vanno in realtà attribuiti a Canis mosbachensis, canide pleistocenico estinto da 400.000 anni -, la specie viene sovente considerata con un certo fastidio, come tutti i predatori di animali di bassa corte. Si trattava dunque anzitutto di prevenire la cattiva percezione di uno spazzino eclettico e opportunista ignoto agli italiani ma già segnato da una cattiva reputazione legata al nome.
Il nome “sciacallo” deriva dal turco Ҫakal, con radici persiane (Shagal) e indiane (Śṛgālaḥ). Significa “colui che urla”, con chiaro riferimento alla particolare vocalità della specie, che risponde con grande urgenza alle stimolazioni acustiche. L’aggettivo “dorato” fa invece riferimento al colore prevalente dei suoi fianchi, coperti di pelame color ruggine dorato. Il suo nome non ha nessun connotato morale, ma in molte culture (anche la nostra) è divenuto sinonimo di approfittatore, perché questo spazzino è molto opportunista dal punto di vista alimentare.
Le ricerche devono quindi essere prioritariamente dirette verso la corretta diffusione delle conoscenze sulla sua biologia ad un pubblico già naturalmente prevenuto da un nome carico di suggestioni negative; inoltre va approfondito lo studio della sua espansione nella Penisola Italiana, fatto storicamente rilevante dal punto di vista biologico; infine si tratta di presentare al pubblico italiano un nuovo Canide selvatico, fornendo le conoscenze per riconoscerlo in campagna.
È una presenza che non provoca allarme sociale, ma che merita conoscere meglio perché in fase di forte espansione. Lo studio dei resti sub-fossili disponibili indica che lo sciacallo dorato si è naturalmente diffuso in Europa nel periodo post-glaciale del Pleistocene – circa 8.000 anni fa – a partire dalle popolazioni più orientali del Caucaso. Si tratta quindi di una specie autoctona recente per lo più ancora ignorata dal pubblico.
Ciò giustifica la particolare attenzione scientifica che dev’essere rivolta al suo monitoraggio, messo continuamente a rischio dalla confusione con altri canidi selvatici e domestici (lupo, cane, volpe).
Si tratta di una specie politipica, suddivisa in numerose sottospecie a suo tempo descritte in un enorme areale eurasiatico-africano.
Ma Anubi – figlio di Amon Ra e custode del regno dei morti nel Pantheon degli antichi Egizi – incarnato da un grosso sciacallo dorato endemico dell’Egitto (Canis aureus lupaster) non era uno sciacallo. Questo grande canide, infatti, alle più recenti verifiche morfologiche (1981) e genetiche (2011-2015) si è rivelato essere un piccolo lupo – Canis lupaster, il lupo dorato africano – diffuso dall’Egitto al Senegal.
Lo sciacallo dorato è quindi specie prettamente euro-asiatica, diffusa in Europa, Asia Minore, Medio Oriente (Egitto escluso), India e Asia sud-orientale fino a Cambogia e Laos. Attualmente le popolazioni di sciacallo del Caucaso, della Transcaucasia e delle coste dalmate stanno attraversando una fase di grande espansione verso tutta l’Europa settentrionale e occidentale, dove la presenza della specie ha ormai raggiunto Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Danimarca, Olanda, Polonia, repubblica Ceca, Francia, Spagna, Svizzera, Lichtenstein, Germania, Ucraina, Austria, Italia eccetera. La sua formidabile espansione nell’Europa sud-orientale è verosimilmente dovuta alla decimazione del lupo – il suo principale antagonista naturale – culminata attorno agli anni ‘50 del XX secolo, per via dell’attività venatoria mirata a difendere la zootecnia rurale e ridurre le occasioni di conflitto con l’uomo nelle società rurali che reggevano l’economia nella prima metà del secolo scorso.
Attualmente la specie è irregolarmente distribuita in gran parte dell’Italia settentrionale, sia sulle Alpi e Prealpi, sia nella Pianura Padana. La sua presenza è ormai documentata in almeno dieci Regioni italiane, dalla Valle d’Aosta al Friuli Venezia Giulia e dal Trentino – Alto Adige all’Emilia Romagna, Toscana, Marche e Lazio (recenti dati liguri devono ancora essere confermati). Eventi riproduttivi sono stati accertati in più di un terzo dell’areale, con l’apparente eccezione di Lombardia e Val d’Aosta, Piemonte, Toscana, Marche e Lazio, dove la specie ha raggiunto il Parco del Circeo (Ex Provincia di Latina) già nel 2020. In Italia oggi si stima vivano circa 500 esemplari afferenti ad almeno 94 branchi territoriali riproduttivi (45- 50 nel Friuli Venezia Giulia, 25-30 in Veneto, 10-15 in Trentino – Alto Adige, 1-3 in Emilia – Romagna), ma si tratta certamente di stime a difetto. La specie, infatti, è molto elusiva e si censisce con grandi difficoltà tecniche e logistiche, abbinando Survey bio-acustiche e camera-trapping. Nel nostro paese lo sciacallo dorato vive dal livello del mare (delta del Fiume Isonzo, Gorizia, Friuli Venezia Giulia) a 2600 m s. l. m. (Monte Motto sopra Livigno, Lombardia), ma preferisce vivere sotto i 400 metri di quota. Seleziona ambienti arbustivi o forestali, paludi e alvei fluviali, boscaglie golenali e agro-ecosistemi. Frequenta volentieri gli ambienti urbani (Udine, Trieste, Pordenone, Verona, San Donà di Piave, ecc.), le discariche e le piazzole ecologiche. Tendenzialmente micro-teriofago, si comporta in gran parte dei casi come spazzino spinto (scavenger), fornendo all’uomo grossi servizi eco-sistemici.
Queste sono le tappe di un percorso europeo e italiano di conoscenza e tutela:
- Fondazione di Gojage (Golden Jackal informal study Group Europe) gruppo di studio europeo sullo sciacallo dorato fondato da O. Banea e L. Lapini (presentato nel 2011 al convegno Wolf & co di Nuembrecht, Germania). Attualmente raggruppa circa 300 appassionati e funge da punto di riferimento comune per chi vuole occuparsi di questa specie ai più diversi livelli;
- Inserimento della specie nel gruppo dei grandi carnivori nella legislazione della Regione Friuli Venezia Giulia (art. 2 della Legge Regionale FVG 28 dicembre 2018, n. 28) e nelle prescrizioni della Lcie (Large Carnivore Initiative for Europe), al fine di facilitare i risarcimenti delle predazioni di lupo, sulle quali Canis aureus viene regolarmente sorpreso per il suo comportamento da spazzino spinto;
- Costituzione di Canis aureus news (bollettino on line avviato il 12 dicembre 2020), foglio informativo italiano sulla specie, filtrato e seguito da M. Ferri e L. Lapini, serve a condividere info e parametri per riconoscere la specie nel confronto tra cane, lupo e volpe, regolarmente scambiati per sciacalli;
- Monitoraggio dell’espansione, seguito in Italia con regolari note scientifiche mirate a definirne l’avanzamento evitando le confusioni con cane, lupo e volpe (ormai più di 50 note scientifiche).

Tra gli obiettivi futuri spiccano gli studi sulle interazioni con altre specie, incluso l’uomo, che in Italia non ha ancora avuto il tempo di conoscere tutte le implicazioni legate alla presenza del nuovo spazzino. La specie è in forte competizione con la volpe in tutti gli agro-ecosistemi di pianura e montagna – dove la presenza del lupo viene naturalmente contenuta dalle attività dell’uomo – ma cattura anche animali di bassa corte e può attaccare ovini confinati in spazi non adeguatamente protetti.
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5 commenti
lucia marchiani
Approfondimento molto interessante
Giusi de carli
Ho adottato un cane trovato in Puglia. Anche secondo il veterinario è un incrocio con il coyote dotato. Stesso colore, forma e peso (15chili). Non abbaia,corre a zig zag, carattere schivo, ma molto determinato. È attaccato solo a me e a mio marito . Fa versi come il coyote. Solo la coda è diversa, più stretta. Ora ha 10 anni, 5 anni con noi. È il nostro amore.
LUCA LAPINI
L’ibridazione col cane è ormai dimostrata anche da verifiche biomolecolari
Senza le quali indicare ibridismo è un atto di fede
In Italia ancora nessuna prova di ibridismo, ma ci aspettiamo ci siano casi ancora ignorato
Nel caso tu voglia approfondire siamo a disposizione
Grazie
Luca Lapini
Tanturli Dina
Ogni notte viene uno sciacallo nel piazzale davanti a casa a cercare cibo non so se è solo o cene sono altri ,la zona è Pomino di Rufina prov.Fi Francamente fa un po paura
LUCA LAPINI
Non c’è nessuna ragione di aver timore di questo piccolo canide
Tranquilla
Luca Lapini