Da mille metri quadri a tremila; da uno a tre piani. Ma il numero del personale è rimasto praticamente invariato. È la realtà della biblioteca civica di Belluno, tornata da poco meno di un anno a palazzo Crepadona. Quanto a bellezza e modernità, la nuova sede non delude. E lo certifica l’aumento di visite: gli utenti sono più che raddoppiati rispetto all’ottobre 2024.
Ma, il punto dolente è sempre lo stesso: gli orari troppo ridotti, che al momento scontentano tutti, dagli studenti delle scuole del capoluogo agli universitari che tornano in città per il fine settimana. Gli orari al momento non soddisfano completamente nessuno: sono tre le mattine di chiusura (lunedì, sabato e domenica), ben quattro i pomeriggi (ai giorni sopra si aggiunge il mercoledì). Davvero troppo.
La biblioteca di Belluno è momentaneamente aperta al pubblico 24,5 ore alla settimana, addirittura quasi la metà della corrispondente feltrina (43 ore, compresa la mattinata del sabato), e solo 4,5 ore in più rispetto a quella di Santa Giustina, dove lavora un solo dipendente, Gianluca Zandanel che evidenzia: «Secondo me è doveroso aprire soprattutto nelle ore pomeridiane per favorire studenti e lavoratori, magari prolungando fino a sera l’orario di apertura. Qui a Santa Giustina, ad esempio, per due giorni teniamo aperto fino alle 19.30».
Intanto, senza fare paragoni scorretti con le città universitarie, può essere utile guardare come fanno gli altri. Ad esempio molte biblioteche, tra le quali la Vez di Mestre hanno ‘‘esternalizzato’’ il servizio negli orari del giorno che esulano dalle competenze del Comune. I dipendenti comunali, quindi, non aumentano il loro orario, ma alcuni momenti della giornata, soprattutto le ore serali, vengono coperti da una cooperativa esterna.
«Ci siamo presi l’impegno con la nuova direttrice (che ha deciso di non intervenire, perché appena arrivata, ndr) di prendere decisioni in tempi relativamente brevi», assicura l’assessore alla Cultura, Raffaele Addamiano, che si dice assolutamente a favore di una rimodulazione degli orari, ma mette in guardia: «Non vuole essere né un alibi, né un voler far marcia indietro, però, al di là delle scelte da parte delle amministrazioni, bisogna fare i conti con la realtà. E questa ci dice che oggi la biblioteca può contare solo su cinque persone».
L’approfondimento completo e le interviste all’assessore alla Cultura Raffaele Addamiano e all’architetto bellunese Alberto De Biasio, che racconta il suo intervento alla biblioteca civica di Mestre, è disponibile nel numero 38 dell’Amico del Popolo “di carta”, che porta la data di giovedì 25 settembre, ed è in distribuzione (su abbonamento, in edizione digitale e in edicola).

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