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venerdì 5 Dicembre 2025,

I primordi delle onde radio sotto le Tre Cime

Nel centenario del rifugio Auronzo ricordiamo che fu il primo delle Dolomiti Orientali ad essere dotato di collegamento radio nel 1936. (nella foto l'Albergo Sorapiss a Misurina prima della Grande Guerra - Collezione A. Genova, Pieve di Cadore)

Quest’anno il Rifugio Auronzo ha compiuto, come noto, i suoi primi 100 anni di vita. L’inaugurazione avvenne il 2 agosto 1925, quando portava l’intitolazione Principe Umberto, con una grande festa e con un vanto davvero importante: era l’unico rifugio del Cadore e dell’Ampezzano ad essere collegato con il fondovalle da un regolare servizio giornaliero di corriera a cavalli. Ma nessuno avrebbe immaginato allora che proprio un grande passo avanti compiuto dalla scienza in quello stesso 1925, ovvero il primo collegamento tra Londra e Sidney tramite radiocomunicazioni ad onde corte, avrebbe regalato a questo rifugio una ben più innovativa forma di collegamento e, con essa, un altro record e un’ulteriore celebrità.

Undici anni dopo infatti, nel 1936, si stabiliva, primo delle Dolomiti Orientali, un collegamento radio in forma stabile tra due rifugi alpini e una località di fondovalle permanentemente abitata. Ciò grazie all’inaugurazione della maglia che collegava i rifugi Bosi al Monte Piana e Principe Umberto alle Tre Cime di Lavaredo con l’albergo Sorapìs di Misurina. Tutto ciò rappresentava, oltre che un utilissimo servizio pubblico, pure un’affermazione della ricerca e della tecnologia nazionale nel campo delle radiotrasmissioni, allora in fortissimo sviluppo.

A raccontare questa bella storia con dovizia di particolari è stato Antonio Genova, autore dell’articolo “Primordiali onde radio in Dolomiti” pubblicato su “Dolomiti Bellunesi” (Anno XXVIII, 2006, n. 54).

Alla metà degli anni Trenta il verbo “radiocomunicare” significava trasmettere informazioni a distanza mediante l’impiego di onde elettromagnetiche, comprese entro un intervallo di frequenza ed emesse tramite antenna esterna da una stazione emettitrice e captate da una analoga ricevitrice. Il Comitato Scientifico del C.A.I. pensò quindi di applicare questo sistema per venire incontro alle più impellenti urgenze in alta montagna, affidando ad una commissione presieduta da Franco Pugliese la progettazione di una rete stabile tra i suoi principali rifugi. Procedendo addirittura in anticipo rispetto ai tempi del Ministero delle Comunicazioni, dopo alcuni esperimenti sul monte Rosa e sul Pordoi, il 22 febbraio 1936, con la significativa presenza dei presidenti delle due sezioni contermini (Plinio Giacobbi di Auronzo e Giuseppe De Gregorio di Cortina) il CAI inaugurava a Misurina un servizio di collegamento radiofonico in forma stabile.

Le sedi interessate dalla rete erano dunque il Rifugio Principe Umberto a forcella Longères, sul versante meridionale delle Tre Cime, di proprietà della sezione Cadorina, e il Rifugio Bosi sul Monte Piana, mentre la stazione “a valle”, alla quale facevano capo i rifugi, era collocata a Misurina all’interno dell’albergo Sorapìs, l’unico che allora poteva contare sulla presenza di un apparecchio allacciato alla rete telefonica nazionale.

Fin dal primo momento bisognò risolvere problematiche mai affrontate prima, elaborando apparecchiature particolari, adatte alle condizioni dell’ambiente di montagna. Il partner industriale fu la ditta Allocchio Bacchini & C., con sede a Milano, che provvide all’elaborazione tecnica di due diversi tipi di apparecchiature: il primo destinato ai rifugi, con alimentazione con batterie a secco; l’altro riservato al fondovalle, dove era disponibile la rete permanente dell’energia elettrica. La tecnica usata era quella delle onde corte (15-20 metri) o ultracorte (7 metri), con un apparato realizzato appositamente per i rifugi, custodito in un contenitore metallico di piccole dimensioni e del peso di 3 kg, dotato di due valvole che funzionavano a turno come trasmittenti e riceventi. Un microtelefono, del tipo allora in uso nei normali impianti telefonici a filo, all’atto dello sgancio allertava immediatamente la stazione corrispondente mediante un relais sensibile, dopodiché tra i due interlocutori si stabiliva la comunicazione fonica.

L’installazione delle apparecchiature fu affidata alla ditta Unda, fondata il 22 agosto 1925 da Max Glauber a Dobbiaco. Già nel marzo successivo, un’intensa nevicata interruppe le comunicazioni nel comprensorio di Misurina, bloccando nei rifugi moltissimi turisti e in quei frangenti provvidenziali risultarono le gracchianti radio a valvole, le cui stazioni rimasero sempre in funzione per l’assistenza e la segnalazione di valanghe.

Negli anni successivi la presenza del radiotelefono in collegamento con Misurina veniva orgogliosamente pubblicizzata tra le dotazioni più importanti del Rifugio Principe Umberto, allora il più frequentato d’Italia. Vanto davvero notevole, se pensiamo che solo nel 1941 si cominciò a disporre di posti telefonici lungo le strade statali nn. 48, 50 e 51. L’esempio cadorino fece presto molti proseliti, coinvolgendo anzitutto la zona Ortles-Cevedale e poi via via tanti altri comprensori alpini.

Nel 1937 scompariva Guglielmo Marconi, il principale artefice di questa nuova scienza, ma ormai essa progrediva ormai inarrestabile, fino alla realtà attuale, che vede una quantità sbalorditiva di onde elettromagnetiche solcare il territorio dolomitico al servizio dei cellulari. Un’invadenza che già vent’anni fa induceva Antonio Genova a chiedersi se l’isolamento non andasse considerato un “privilegio” anziché uno “svantaggio”: un dilemma a cui ognuno di noi deve dare una risposta ben ponderata, giacché assaporare un ambiente senza questa speciale forma d’inquinamento comporta un prezzo elevato. Quello di non avere la possibilità di una tempestiva richiesta di soccorso e di mettere così ancor più a rischio la vita nostra e perfino quella dei potenziali soccorritori.

Walter Musizza

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