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lunedì 15 Dicembre 2025,

Il cacciatore precipitato e le “doppiette” sui social

Una riflessione di un soccorritore sul dibattito social generato dalla notizia della morte di un cacciatore precipitato nel tentativo di recuperare la preda

Non amo la caccia.

Ancorché sia considerata una pratica ancestrale, non la amo affatto.

Ne comprendo i motivi quando serve a tutelare l’equilibrio della biodiversità attraverso processi di selezione.

Ma ora non è questo il punto. Vediamo, dunque, assieme quale è.

Ieri, durante una battuta di caccia, è morto un uomo mentre tentava di recuperare la propria preda. Un errore fatale, tragico: la corda di vecchia fattura utilizzata per il recupero del cervo si spezza e il cacciatore precipita decedendo sul colpo.

Ho partecipato alle operazioni di recupero in silenzio astenendomi da ogni giudizio. Ero là per soccorrere non per fare delle analisi di natura etica in mezzo al bosco.

Sono stato accanto ai familiari, come era doveroso fare, ed ho espresso una vicinanza sincera, non di maniera assieme alla nostra squadra del Soccorso Alpino.

Non cambio idea. Lo ribadisco.

Ma non posso restare in silenzio davanti alla brutalità con cui certi sciacalli compulsano le tastiere, riversando cattiveria gratuita, volgare, vomitevole.

Sul tema sono tornato più volte, ma non mi stancherò di farlo ancora.

Serve allora ritrovare il senso del condividere, il valore del rispetto, la pietà che ci distingue nel vivere stando in comunità e non ai suoi margini.

Essere civiltà non è, infatti, un’etichetta: è un esercizio quotidiano di umanità.

Perché quando perdiamo compassione, non siamo più persone. Siamo solo istinto feroce, che toglie i tratti dell’essere capaci, in ogni caso, di essere solidali di fronte alla morte e al suo mistero, di fronte al dolore di chicchessia, fosse anche questo, come era senza dubbio, un cacciatore.

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15 commenti

  • Condivido pienamente tutto, anch’io non amo la caccia, ma amo l’essere umano nella sua piena e misteriosa diversità

    • Grazie per questa riflessione, che emana umana pietà per la perdita di un uomo, una brava persona, un uomo di famiglia. Tutto questo a prescindere dalla non condivisione del suo essere cacciatore. Grazie!

    • Ho voluto scrive questo pezzo proprio perchè dobbiamo cercare di recuperare un’umanità diventata sempre più enunciazione e meno pratica.
      Grazie. Saluti.

      Fabio Bristot – Rufus

    • Io sono cacciatore da quando avevo sei anni la caccia è la mia vita prelevo solo quello che consente la legge è che mangio sono contento anche se a volte non sparo un colpo la caccia non è solo sparare anzi vorrei fare un appello chi è di questa idea vada a sparare al piattello ho a sagome io rispetto tutti non ho mai offeso nessuno ho avuto come tanti offese anche gravi augurare la morte a un altra persona è una cosa inaccettabile è ignobile poi scusate ma perché nella pesca non succedono sulla pesca nessuno dice niente

  • Condivido ogni parola!

    • Condivido pienamente e mi chiedo come possa esistere tanta cattiveria e insensibilità. Io sono un’ amante degli animali e non amo la caccia, ma ritengo che di fronte a tragedie come questa si debba solo stare zitti. Edoardo io lo conosco da quando eravamo ragazzini ed era una brava persona. Mi unisco al dolore dei suoi familiari.

    • Come detto, questo era l’intento del pezzo che ho scritto.
      Saluti.

      Fabio Bristot – Rufus

  • Condivido io non amo la caccia ,ma di sicuro non vado a scrivere tutte quelle cattiverie. E morta una persona ricordiamolo , e pensiamo a quel figlio e alla moglie .

    • Questo era il senso del mio pezzo. Grazie.
      Buona giornata.

      Saluti.

      Fabio Bristot – Rufus

  • Mi stupisce che l’articolo in un settimanale cattolico esprima giudizi sommari e temerari, preferendo difendere la vita degli animali a quella delle persone e vantandosi di ciò senza accorgersi delle sciocchezze che sostiene.

    • Caro Giuseppe la inviterei a rileggere con calma l’articolo, quindi, a domandarsi se una seconda lettura forse abbia compreso nella sua interezza e complessità il testo. Si accorgerà con facilità, diversamente è in malafede, che non c’è alcuna sommarietà e temerarietà. Quanto alle supposte sciocchezze che avrei sostenuto, sospendo l’inevitabile giudizio sulla sua superficiale lettura e sulla conseguente valutazione.

      Fabio Bristot – Rufus

  • “Perché quando perdiamo compassione, non siamo più persone… ecc.” Forse è stata questa ultima frase a creare fraintendimenti.
    Mi permetto di fare un esempio, vissuto più volte in Ampezzo in occasione di un decesso : è la “prima vicinanza” che si occupa di tutto, dal contatto con Chiesa, medico, rosario, l’organizzazione del funerale, portatori, ecc.
    Nessuno si tira indietro dal suo incarico, anche se fino al giorno prima c’erano stati forti disaccordi e litigi. E quando i parenti ringraziano, la risposta è : “di niente, l’è un pan prestà”

  • Ringrazio il soccorritore per l’umana pietà che ha voluto esprimere nei confronti di una morte. Sicuramente chi mette a repentaglio la propria vita per aiutare il prossimo ha una sensibilità particolare e lo fa senza emettere giudizi. A tal proposito vorrei ricordare il campione degli odiatori, Maurizio Costanzo, che in un suo talk show degli anni novanta disse di godere quando un cacciatore uccideva maldestramente un collega e in modo particolare un figlio o un padre . L’unico ospite che insorse contro una simile bestialità fu Margherita Hack. Da allora quel paladino dei diritti è accompagnato dal mio più profondo disprezzo anche perché chi fa affermazioni simili non può essere ” pulito”

  • Grazie Fabio per le tue parole ricche di umanità, un bene sempre più raro.

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