Belluno °C

lunedì 15 Dicembre 2025,

Restare sulle terre alte? Sì, ma come?

Convegno di tre giorni (24-26 novembre) a Milano per progettare il futuro della montagna.

Restanza fa rima con speranza e certo non si può dire che queste due parole non siano strettamente interconnesse, specie se parliamo delle sorti delle nostre montagne e di chi le abita.

Il primo termine è un neologismo, attestato per la prima volta nel 2011 in uno scritto di Vito Teti (Pietre di pane. Un’antropologia del restare), che vuole significare soprattutto una virtù, quella di giovani donne e uomini, che, in totale controtendenza rispetto al resto degli abitanti, decidono di restare a vivere nei luoghi dell’entroterra, consapevoli dei disagi, ma anche delle bellezze che questi offrono. Parliamo dunque di un modo di essere, di una sorta di vocazione tipica di chi, senza soggezioni o compiacimenti, vuole affrontare l’avventura del restare concependola come esperienza di vita decisiva e fondante almeno quanto il viaggiare.

Siffatta scelta di vita certo si basa spesso sul presupposto di un amore per le proprie origini, ma certo non può realizzarsi solo attraverso il sacrificio, il volontariato, o peggio ancora, il masochismo. Bisogna invece analizzare realisticamente e scientificamente tutte le cause dello spopolamento in atto sulle terre alte e rimuovere, per quanto possibile, gli ostacoli che oggi impediscono alle giovani generazioni di costruire il loro futuro e nel contempo di preservare le bellezze e le risorse naturali dell’ambiente in cui hanno scelto di vivere.

Su questo fronte i bellunesi sono davvero in prima linea, ma coinvolte sono comunque le popolazioni dell’intero arco alpino e degli Appennini, che sollecitano aiuti, conoscenze e nuove opportunità di lavoro proprio per restare là dove sono nate e cresciute.

A mettere a fuoco tutte queste problematiche sarà il convegno internazionale di Rete Montagna intitolato “Confini di carta, sfide identità e politiche per la montagna che cambia”, che si terrà presso l’Università IULM di Milano dal 24 al 26 novembre, con l’organizzazione di Fondazione G. Angelini, Convenzione delle Alpi, CAI centrale, Fondazione Dolomiti Unesco, Associazione dei Geografi Italiani e di molti altri enti ancora. Parteciperanno ai lavori autorevoli studiosi ed esperti dei problemi della montagna, ma anche giovani ricercatori, tra cui il geografo Varotto, l’antropologo Viazzo, lo storico feltrino Bonan e l’economista Pettenella, attuale presidente di Rete Montagna, l’associazione internazionale nata nel 2000 a Belluno, che riunisce istituti, organizzazioni e centri di studio in grado di raccogliere, coordinare e divulgare il patrimonio culturale delle varie esperienze associative,.

Il programma prevede quattro sessioni, la prima delle quali, intitolata “I cambiamenti degli ecosistemi e delle loro componenti”, sarà diretta da Marco Marchetti dell’UniRoma. Essa cercherà di analizzare le problematiche della montagna nell’era del riscaldamento climatico e dell’abbandono, le risposte che il suo ecosistema dà ai fattori di pressione e ai crescenti disturbi naturali ed antropici e gli elementi primari che regolano i cicli biogeochimici e il funzionamento dei sistemi territoriali montani, con specifico riguardo alla situazione dei ghiacciai.

La seconda sessione, diretta da Andrea Membretti dell’UniTo, verterà invece su “Migrazioni verticali e nuove forme di restanza nella metromontagna italiana: attraversamenti, insediamenti, risorse e pratiche di appropriazione”. I temi trattati saranno le nuove forme della mobilità umana verso (e attraverso) le terre alte e della parallela restanza, nei contesti metromontani italiani, con una attenzione particolare all’accesso alle risorse territoriali e ai commons locali, alla negoziazione o conflitto tra diverse categorie di abitanti della montagna, alle dinamiche di esclusione e al grado di porosità dei confini (fisici, culturali e amministrativi), in contesti fragili, attraversati da flussi di mobilità interna e internazionale.

La terza sessione dedicata a Nuove economie per una montagna produttiva, diretta da Mauro Pascolini dell’UniUd, analizzerà i rapporti e traffici intervallivi e con la pianura, le diverse economie (non solo agro-silvo-pastorale, ma anche estrattiva, artigianale, turistica e sportiva), le nuove professioni, il nomadismo digitale, le professioni verdi, l’ospitalità inclusiva, ecc. Il tutto rileggendo le connessioni del passato per individuare quelle dell’oggi e del domani, con una particolare attenzione all’industrializzazione e alla transizione forestale.

La quarta sessione, diretta da Monica Morazzoni di IULM Milano, riguarderà infine “Montagne, confini e sconfinamenti. Prospettive di policy tra confitti locali e strategie condivise” e spazierà dalle aree montane al centro di trasformazioni profonde alle scelte di investimento collegate al PNRR e ai mega-eventi, dalla nuova Legge per la Montagna alla valorizzazione dei patrimoni locali, fino al cambiamento climatico e alle sfide che esso ci lancia. Una riflessione quindi a tutto tondo su strumenti, pratiche e progetti capaci di rispondere in modo sostenibile ai problemi della riconfinazione dei territori montani, tanto ‘fragili’ quanto potenzialmente attrattivi.

Una tavola rotonda finale, intitolata “Confini che cambiano, modelli di governance efficace e condivisa” sarà moderata da Davide Pettenella e vedrà la partecipazione di rappresentanti di UNCEM, ISPRA e ALPCONV, nonché di altri enti e amministrazioni.

Il 26 novembre è prevista un’escursione didattica in Val Seriana, con visita al Museo delle Miniere, al sito minerario e al Comune di Castione della Presolana e alle sue frazioni.

Per l’elenco completo dei relatori e dei temi trattati, gli orari e le registrazioni https://alpinenetwork.org/confini-di-carta.

Walter Musizza

Seguici anche su Instagram:
https://www.instagram.com/amicodelpopolo.it/

1 commento

  • La città di pianura attira per le comodità e le migliori possibilità di studio, di lavoro, di mobilità e di divertimento.
    La regola benedettina ai tre tradizionali consigli evangelici della vita religiosa ha aggiunto il voto di stabilità: chi resta in montagna deve viverli un po’ tutti.
    Nemmeno i vescovi italiani sono riusciti a trovare la soluzione al permanere nelle terre interne, immaginarsi se lo può fare un convegno di pochi giorni, che si raduna a Milano e non nelle terre alte d’Italia. Le migrazioni sono un fenomeno complesso e salutare: perché impedirlo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *