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I pipistrelli (il 13 giugno 2025 in Africa equatoriale è stato descritto Pipistrellus etula, la 1500esima specie di chirottero vivente) sono poco conosciuti, ma sono uno dei gruppi di vertebrati più interessante e costituiscono un quinto di tutti i mammiferi viventi.
In Italia è stata accertata la presenza di 37 microchirotteri (tutti rigidamente protetti da numerose Leggi e Convenzioni internazionali), che costituiscono un terzo dei mammiferi del Bel Paese.
Studiare questi animali porta in un altro mondo – ancora quasi ignoto e parallelo al nostro – che richiede una particolare attenzione per il suo problematico stato di conservazione. Omeotermi imperfetti, hanno una particolare strategia di utilizzo dell’energia (torpore letargico diurno e invernale), che si rivela così brillante da conferir loro una straordinaria longevità. Un pipistrello di cinque grammi può superare i quarant’anni proprio perché la candela della sua vita si consuma lentamente (un frenetico topolino dello stesso peso vive uno-due anni).
Ma hanno diversi altri superpoteri. La loro lunghissima aspettativa di vita consente di instaurare lunghi e proficui rapporti di amicizia, sia tra parenti diretti, sia tra amici, magari conosciuti nel corso di una delle numerose occasioni di socialità del loro ciclo annuale. Sì, perché queste creature fanno tutto insieme. Partoriscono insieme (nursery estive), socializzano in grandi gruppi (swarming autunnale ed accoppiamenti invernali), vanno in letargo spesso in grandi aggregazioni (in Europa centro-orientale talora anche più di 100.000 animali ibernanti), in una promiscuità totale, che non di rado riguarda molte specie differenti. Una ghiotta occasione per i virus, che in questa totale promiscuità trovano molteplici occasioni di sviluppo ed evoluzione.
I superpoteri di questi mammiferi non si esauriscono qui. La loro capacità di orientarsi, cacciare e vedere nel buio più totale emettendo ultrasuoni ha da sempre stupito l’uomo (che a questa si è ispirato inventando il radar), così come la loro capacità di volo battuto, molto più versatile di quella di altri vertebrati capaci di volare. Questi animali volano con le mani e in volo manifestano una plasticità di movimento che gli uccelli non si sognano neppure, addirittura catturando insetti nel corso delle loro evoluzioni aeree, manipolandoli in maniera acrobatica tra le “mani” (le ali) e il patagio caudale.
Per il loro particolare legame con le tenebre i pipistrelli hanno stimolato le più differenti fantasie popolari. In occidente simbolo del male, in oriente simbolo di fortuna, queste creature continuano a fare quello che sanno fare, intrecciando nel buio le loro misteriose strategie di vita.
Lo studio di queste creature è molto difficoltoso.
Invisibili ma onnipresenti, si riescono a studiare soltanto con metodi molto dispendiosi, che richiedono frequenti ispezioni stagionali in cavità naturali o artificiali, lunghe sessioni notturne di cattura con reti-nebbia (mist net) o trappole ad arpa (harp traps), registrazioni bio-acustiche delle loro emissioni ultrasoniche notturne, che devono poi essere faticosamente decodificate al computer su spazi cartesiani costruiti grazie a programmi appositamente dedicati.
Lo studio dei chirotteri è uno dei più impegnativi nell’ambito dei monitoraggi biologici; richiede una specifica preparazione (riconoscere decine di piccole specie molto simili fra loro non è per nulla semplice), discrete conoscenze di bio-acustica, strumentazioni sofisticate e possibilità di verifiche genetiche per i casi più problematici, nonché una continua attenzione all’aggiornamento scientifico, perché ogni anno si scoprono nuove specie, che non di rado si distinguono soltanto su base genetica.
Tra le specie più iconiche della Penisola Italiana spicca la nottola gigante (Nyctalus lasiopterus).

Si tratta di un grande pipistrello fitofilo (amante degli alberi) con 47 cm di apertura alare. Considerato in via di estinzione in gran parte d’Europa, è stato segnalato in una trentina di località anche nel nostro paese. La recente scoperta dell’unica nursery italiana di nottola gigante (2021-2022, Bosco di Pradiziolo, Cervignano, Udine) ha chiarito che la specie non è per nulla estinta nel nostro paese e ha offerto la possibilità di produrre nuovi dati riferiti alla Regione Friuli Venezia Giulia, dove era stata segnalata da due soli dati precedenti (uno del 1927, l’altro del 2019) isolati nel tempo e nello spazio.
La scoperta della prima nursery mista nottola comune-nottola gigante della bassa friulana ha messo alla prova il Servizio Biodiversità della Regione FVG, che in poco più di un anno ha protetto il Bosco di Pradiziolo (circa 20 ettari di una azienda faunistico-venatoria) istituendo un Biotopo Naturale ai sensi della Legge Regionale 42/1996 sui Parchi, art. 4.
Una bella prova di collaborazione tra ricercatori e pubblica amministrazione, che è arrivata in un momento molto delicato. La ripresa dell’economia post-pandemia da SARS-CoV-2 e l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia avevano infatti fatto aumentare la richiesta – e il valore – della legna da ardere. In quel periodo il 40% del gas naturale consumato in Italia proveniva dalla Russia, che aveva ridotto i flussi verso molti Paesi UE come misura di ritorsione per l’appoggio dato all’Ucraina dall’Unione Europea. La possibilità che gli alberi cavi utilizzati dalle nottole per riprodursi finissero in qualche caminetto era dunque molto elevata.
Salvata la nursery mista a Pradiziolo, è stato poi possibile continuare a raccogliere aneddoti relativi alla sua funzione nel quadro delle conoscenze sulla dinamica della nottola gigante in un ambito europeo, anche grazie al lavoro di colleghi russi, che hanno dimostrato con tag geo-satellitari che le nottole giganti nate in Russia si disperdono fino all’Italia settentrionale, lungo rotte di dispersione lunghe più di 2.500 km. Un maschio giovane nato in Russia si è infatti da poco portato sulla Laguna di Marano (sopra l’Isola di Martignano) passando vicino alla nursery di Pradiziolo.

Non sappiamo perché, ma potrebbe esserci passato perché attirato dal concerto di ultrasuoni della nursery stessa.
La genetica, nel frattempo, indica che la provenienza degli animali delle poche nursery studiate in Europa meridionale è mista, mostrando una continua mobilità degli animali tra una nursery e l’altra. Ancora pochi dati per valutare, ma pare sempre più chiaro che la tutela di questi grandi volatori notturni non riguardi soltanto un paese europeo, ma debba essere materia di tutela internazionale. In compenso gli studi sulle nursery iberiche stanno andando avanti ed hanno da poco (ottobre 2025) prodotto notevoli dati integrativi alle conoscenze su particolari abilità predatorie della nottola gigante.
Grazie alle conferme incrociate fornite da numerosi studi italiani, iberici e russi si è da tempo constatato che questo grande pipistrello preda anche piccoli uccelli (cince, canapini, pettirossi, ecc.), ma non si era ancora compreso come questo accadesse. Chi sosteneva che la predazione avvenisse in cavità arboree utilizzate da piccoli uccelli per nidificare (i dati russi lo hanno da poco dimostrato grazie al piumino giovanile ancora in guaina di accrescimento rinvenuto in diversi escrementi di nottola gigante), chi asseriva che la predazione avvenisse in volo, sorprendendo i piccoli migratori lungo le loro rotte di spostamento notturno. Riusciva comunque abbastanza difficile capire come avvenisse la predazione e il consumo di piccoli vertebrati in volo.
Ora lo sappiamo. Una nottola gigante iberica munita di registratore geo-satellitare ha catturato in volo un pettirosso in migrazione e lo ha consumato nei minuti successivi continuando a volare. Non solo. La saliva raccolta su un’ala di canapino raccolta sotto un posatoio di nottola gigante è stata studiata con tecniche bio-molecolari e ha confermato l’identità del predatore, che immobilizza i piccoli uccelli strappando loro le ali come fa con le grandi farfalle.
Sporadici aneddoti fotografici riferiti alla nursery di Pradiziolo sembrano peraltro contemporaneamente indicare che le nottole giganti e le cinciarelle possano talora pacificamente condividere le stesse cavità. Forse questi grandi pipistrelli hanno comportamenti più plastici di quanto finora ipotizzato.
Ci aspettano ancora molte sorprese.
Leggi qui la relazione della scoperta in Friuli
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