L’articolo è pubblicato nell’edizione cartacea dell’Amico del Popolo n. 46 del 20 novembre 2025, che puoi già sfogliare anche nell’edizione digitale on line.
Ci sono figure che diventano simboliche, nelle nostre montagne. Silvana Baldissera, di Moè di Laste, era una di queste. Silvana di Malga Laste, basta dire così, la conoscevano tutti. Se n’è andata all’improvviso a 82 anni e al funerale, venerdì 14 novembre, moltissimi hanno voluto rivolgerle un ultimo saluto.
Avevano più o meno 15 anni i due figli gemelli Ezio e Diego quando lei, Silvana, si fece carico della gestione della struttura a monte del paese, con la stalla, i locali per la lavorazione del latte, le stanze per l’alloggio dei malgari e poi anche un’area aperta al pubblico per la vendita dei prodotti della casera. «Sa casiéra», la chiamano gli abitanti di Laste, meta di tanti intenditori che amano la qualità dei prodotti, da degustare anche sui tavoli esterni, davanti a un panorama dei più vasti nelle Dolomiti. Premi su premi, hanno vinto i formaggi di Malga Laste.
Lei ha dato l’impronta. Silvana ha fatto appassionare prima i figli, poi i nipoti Jacqueline, Marina e Walter, Armin e Lèonie. E intanto viene avanti la generazione dei bisnipoti, il piccolo Kenai è il primo, Silvana era orgogliosa della fotografia pubblicata qui in alto. Si inteneriva, quando vedeva un bambino. «Mama, nona, bisnona, chel bisnona encia l eva en tuo gran sogno e te i es ruada, fiera de chel pico così valent».
Il bestiame caricato alla Malga d’estate proviene anche dalla Val Badia, i pascoli sono quelli bellissimi della Mont de Laste, che si apre appena dopo «el Cristo» e il Col de Mesdì. Bisogna saperci fare, per controllare gli animali fino alla fossa di Fórcia e su al Jóf e sul pianoro di Jiadói, un paradiso. Walter, oggi poco più che maggiorenne, già da piccolo prendeva la moto prima dell’imbrunire e faceva il giro, adesso guida con destrezza i grandi mezzi agricoli. A Moè la famiglia ha realizzato una grande stalla moderna, automatizzata. Silvana, mite, sempre gentile e pronta al sorriso, rimaneva in cucina alla malga o stava giù in paese. Tutto è partito da lei.
In chiesa ha parlato Marina, parole commosse: «Nona, mi no eve finì de te conté mie robe e me manceva de savei ancora così tante robe tue», con il rimpianto di non essersi dette tutto, nonna e nipote, pur avendo trascorso una vita insieme. «Voleve te domandé ci che t avesse volù per Nadèl e sentì el tuo solito ‘‘Po nia, è ben dut’’», per Natale non voglio nulla, ho tutto, «basta che vegnisse a me caté», basta che tu venga a trovarmi.
«Via a Muiei l é ste trat le coltrine, en te tua cusina, ulà che te vardeve semper fora e t eve atenta a ogni mestier che se faseva ju da stala. Nona ades magari te sares sa casiera a te vardé tue bele mont. Ma sta sera torna en te tua cusina che là l e pi ciaut».
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