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venerdì 5 Dicembre 2025,

Tito Livio Burattini, l’agordino che inventò il metro

Morì il 17 novembre del 1681, ma i collezionisti possono ancora trovare le grandi monete d’argento polacche seicentesche con le iniziali “TLB” del sovrintendente bellunese della zecca polacca

Oltre ai due papi Gregorio XVI e Giovanni Paolo I, ci sono solo altri due personaggi della provincia di Belluno ad aver avuto il privilegio di finire su una moneta a corso legale. I meno giovani ricorderanno la banconota da 20.000 lire emessa nel 1975 con l’effigie di Tiziano Vecellio, ma pochi sanno che alla metà del Seicento tutte le monete d’argento della zecca di Polonia portavano, appena al di sotto del profilo del re, la sigla TLB, cioè le iniziali del capo della zecca di Varsavia che era l’agordino Tito Livio Burattini. Era nato ad Agordo l’8 marzo del 1617, da una famiglia della piccola nobiltà locale.

Gli anni a cavallo tra XVI e XVII secolo furono un’epoca di profonda crisi dell’economia bellunese, travolta dal boom delle nuove armi da fuoco dopo che da oltre due secoli si era concentrata nella filiera della produzione di spade, tra miniere, forni, fucine e spadari, ma anche con il connesso ciclo del legno, dal taglio al “pojat”, per produrre le enormi quantità di carbone necessarie in tutte le diverse fasi della lavorazione.

Si cercavano quindi nuove opportunità. Non era ancora il tempo delle emigrazioni di massa ottocentesche che avrebbero svuotato interi paesi, ma anche il giovane Tito Livio, con quel nome che era una vocazione a scrivere grandi pagine di storia, decise di cercare altre strade. Tra il 1637 e il 1641 fu in Egitto, forse affascinato dagli “Hieroglyphica” dell’umanista bellunese Pierio Valeriano, dove dimostro di essere un abile cartografo e disegnatore, dal Cairo ad Alessandria ed oltre, risalendo il Nilo dalle piramidi fino a Menfi ed Eliopoli. Ma cercava altro. Rientrato in Veneto, passò in Germania, in Austria, Ungheria fino ad arrivare in Polonia nel 1642. Infatti il grande nord offriva un interessante corridoio cattolico tra la Germania protestante e la Russia ortodossa: da Venezia, attraverso l’Austria, portava a quella che allora era una vera superpotenza europea, cioè il regno di Polonia e Lituania.

Negli anni della lunga guerra di Candia si infittì un curioso rapporto tra Belluno e la Polonia che si era intessuto fin dalla seconda metà del Cinquecento, quando erano arrivarono a Cracovia prima il frate minore eretico Giulio Maresio e poi il cugino inquisitore Bonaventura Maresio, inviato come visitatore apostolico dei monasteri francescani polacchi.

Nel 1598 era arrivato alla nuova corte di Varsavia del re Sigismondo III Vasa (che vi aveva trasferito la sua capitale da Cracovia nel 1596) il pittore bellunese Tommaso Dolabella, che sarebbe rimasto in Polonia fino alla sua morte, nel 1650, diventando il pittore di corte per tutti gli anni della dinastia dei Vasa, dipingendo moltissimo. È sua la Crocifissione nella cappella del castello di Wawel a Cracovia, dove sono sepolti i re di Polonia, così come suoi sono gli affreschi, molto rimaneggiati, della cappella di Czestochowa dove è conservata la Madonna Nera tanto amata da Papa Wojtyla.

Abbiamo già incontrato il sacerdote bellunese Michele Bianchi, che con lo pseudonimo di Alberto Vimina allo scoppio della Guerra di Candia fu spedito da Venezia in Polonia nel 1645 per cercare alleati che distogliessero i Turchi dal fronte cretese, viaggiando per dieci anni tra le corti del nord, dalla Polonia alla Svezia, dalla Russia all’Ucraina, per cercare di spingere qualcuno ad attaccare gli Ottomani nei Balcani, in Moldavia o sul Mar Nero. Non riuscì a convincere nessuno a soccorrere Venezia, ma quando fece ritorno in patria venne premiato con l’assegnazione della Pieve d’Alpago. In questa cerchia, la figura più complessa è sicuramente Tito Livio Burattini, che al suo arrivo in Polonia si era stabilito a Cracovia, la vecchia capitale ed ancora il centro culturale del paese, dove allacciò importanti contatti con molti influenti intellettuali. Nel 1647 progettò il “Dragone volante”, una macchina capace di librarsi in aria che Tito Livio arrivò ad illustrare al re Ladislao IV, senza però riuscire a convincerlo a finanziarne la realizzazione, anche perché il re morì l’anno seguente. Dopo aver letto gli ultimi libri di Galileo, si dedicò alla costruzione di macchine ottiche, che consentirono di scoprire per la prima volta le macchie presenti sulla superficie del pianeta Venere.

Se alla fine del ‘500 il faro che attirava gli italiani (e i bellunesi) in Polonia era la regina Bona Sforza, alla metà del Seicento ci fu un’altra regina italiana sul trono di Varsavia, Maria Luigia Gonzaga. Fu lei che nel 1652 incaricò Tito Livio Burattini come sovrintendente delle miniere di argento e piombo di Olkusz, nel sud dell’attuale Polonia, e poco dopo lo promosse “Architetto del Regno” e soprattutto tesoriere, un ruolo che dal 1657 (l’anno in cui sposò una ricca nobile polacca) lo vide assumere la carica di sovrintendente della zecca reale. Da allora e per un ventennio tutte le monete d’argento dei re di Polonia ebbero, al di sotto del profilo fregale, la sigla dello zecchiere: TLB, le iniziali di Tito Livio Burattini.

I suoi incarichi, amministrativi e diplomatici, gli meritarono l’ammissione alla nobiltà di Polonia. Dopo il 1662 passo a dirigere la zecca di Lituania. Fu proprio a Vilnius, nel 1675, che venne stampata, nella tipografia conventuale dei Francescani, la sua opera scientifica di maggiore valore, la “Misura universale, overo trattato nel qual si mostra come in tutti li luoghi del mondo si può trovare una misura et un peso universale”, cioè il primo libro in cui per la prima volta viene proposto il termine “metro”. Morì il 17 novembre del 1681, ma i collezionisti possono ancora trovare le grandi monete d’argento polacche seicentesche con le iniziali “TLB” del sovrintendente bellunese della zecca polacca.

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3 commenti

  • Altro bellunese che divenne famoso abbandonando la provincia: pensate in questo modo di frenare l’emigrazione dei giovani talenti? Se addirittura l’abm premia solo quelli che han fatto fortuna all’estero, siamo messi proprio bene.

  • La cosa interessante della misura universale di Tito Livio Burattini era che aveva già pensato alle misure di volume e peso, infatti diceva che in un cubo avente lato di un metro (M3) , se lo avessi riempito di acqua piovana avrebbe dato il peso standard… Quindi aveva già fissato il rapporto tra, metro e chilo… E le sue misure si avvicinano molto ai Newton NS misura universale.

  • Il sig. Giuseppe critica l’interessante articolo di Marco Perale dedicato all’agordino Tito Livio Burattini, che divenne eminente figura in Polonia, come fosse volto a stimolare l’emigrazione dei nostri giovani. Ben altre sono le cause, complesse e annose, ed altri i responsabili dell’allontanamento, non certo un articolo o un Premio.
    Anzi ritengo il Premio Bellunesi che onorano la Provincia di Belluno in Italia e nel Mondo un importante e doveroso riconoscimento per il quale dobbiamo essere grati a chi lo ha ideato e sostenuto. Ad altri spetta premiare quelli che, rimanendo in Patria, onorano il nostro Paese.

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