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domenica 14 Dicembre 2025,

La logica del profitto, un copione già visto

L'editoriale del giornalista Riccardo Sartor sul numero 48 dell'Amico del Popolo datato 4 dicembre 2025

Hydro chiuderà davvero o si riuscirà a raggiungere un accordo con la proprietà? Quale sarà il futuro dello stabilimento e dei lavoratori? Domande che, in queste ore, rimbalzano tra operai, cittadini e istituzioni, mentre si cerca di capire quanto sia concreta e definitiva la decisione annunciata da Hydro. Mentre seguiamo l’evoluzione quotidiana dell’ennesima crisi aziendale che colpisce il nostro Paese, e in particolare il Bellunese, ci interroghiamo sulle reali motivazioni alla base della decisione annunciata dal grande colosso norvegese.

Le difficoltà del settore esistono, ma non sono certo imputabili allo stabilimento feltrino, che negli anni ha continuato ad operare con regolarità, ampliando la produzione e portando avanti investimenti, tra cui il nuovo forno di omogenizzazione. Solo lo scorso ottobre la proprietà aveva presentato in Comune una richiesta di riclassificazione urbanistica, con l’obiettivo dichiarato di ampliare ulteriormente l’area produttiva. Certo, gli anni Cinquanta – quando la Metallurgica Feltrina contava oltre 500 dipendenti – appartengono ormai a un’altra epoca. La lunga crisi degli ultimi decenni ha lasciato il segno anche qui, e forse c’era chi temeva che quel problema si sarebbe presentato in tutta la sua drammaticità.

Ma oggi la scelta di Hydro si inserisce in un quadro in cui, al di là delle difficoltà internazionali dell’alluminio, sono soprattutto strategie aziendali e valutazioni di convenienza economica a determinare chiusure e ridimensionamenti. Una logica puramente aziendale: individuare una pedina da sacrificare per mantenere in equilibrio il resto della scacchiera. Un copione già visto, soprattutto in Italia, dove grandi gruppi stranieri tendono a tagliare dove conviene, lasciando alle comunità locali il peso delle conseguenze sociali e industriali.

Nel malumore generale, qualcuno sta tentando – sottovoce – di addossare parte delle responsabilità anche a chi – comitati o amministratori – negli anni ha chiesto con fermezza maggiori controlli sulle emissioni dello stabilimento. È un accostamento fuoriluogo: chi ha preteso trasparenza e monitoraggi ha svolto il proprio ruolo, affinché l’azienda potesse essere davvero rispettosa dell’ambiente in cui opera. Tutela della salute pubblica e difesa dei posti di lavoro sono dimensioni complementari.

I fatti recenti mostrano però che il rapporto di fiducia tra Hydro e il territorio si è incrinato, e che a venir meno sono state proprio quelle responsabilità che un’azienda dovrebbe saper condividere con la comunità in cui opera.

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