Rimpolpare e ringiovanire la provincia di Belluno con giovani che assistano gli anziani nelle loro case, in abitazioni sociali e strutture sanitarie: è possibile?
Un gruppo di enti e associazioni che promuovono i corsi per operatori socio-sanitari (Oss) ha affrontato la questione con il Prefetto al Palazzo dei Rettori. La necessità è chiara, ma la soluzione è complessa, più della gestione di risorse economiche per opere pubbliche o per le Olimpiadi. Non si tratta solo di aumentare gli stipendi di chi svolge un lavoro prezioso e impegnativo, né di rendere gratuita la formazione, che oggi, ricordiamolo, costa agli studenti 1.800 euro, mentre altri percorsi professionali in Veneto sono offerti gratis. Il problema è più profondo: mancano persone disposte a intraprendere questa carriera. Tuttavia, il modello delle badanti dimostra che la domanda e l’offerta possono incontrarsi.
Da decenni le badanti si occupano degli anziani, colmando un vuoto assistenziale. Il loro sistema, pur con criticità, è riuscito a mettere in contatto chi ha bisogno di cure con chi cerca lavoro. Occorre partire da questo esempio, ma con regole più chiare e garanzie migliori. Per attrarre lavoratori in questo settore, è necessario prima di tutto garantire loro un’abitazione. Le badanti spesso vivono nelle case degli assistiti, il che assicura loro ospitalità e una presenza continua per chi necessita di assistenza. Nel Bellunese molte case restano vuote o sono abitate da una sola persona: perché non incentivare il loro utilizzo per i nuovi operatori? Oltre a una sistemazione abitativa, l’integrazione passa dalla conoscenza della lingua e delle norme locali, dalla comprensione delle abitudini e della burocrazia. Senza questi elementi, è difficile creare una comunità stabile. Il processo di inserimento richiede tempo, ma è essenziale per garantire convivenza e rispetto reciproco.
Diversamente da molti migranti provenienti dall’Africa, i giovani dell’Est Europa, costretti a spostarsi per ragioni economiche, hanno una formazione scolastica di base e, in alcuni casi, già esperienza nel settore. Molti di loro hanno frequentato corsi Oss grazie al passaparola tra badanti. Anche i migranti ispanofoni mostrano caratteristiche simili e potrebbero trovare più facilmente una connessione con il territorio, specialmente se hanno legami familiari in zona.
Molte famiglie emigrate in passato ora stanno recuperando documenti sulle loro radici bellunesi. Perché non proporre loro di mandare i giovani a lavorare qui, anziché limitarsi a rivendicare il proprio legame con il territorio? Ringiovanire il Bellunese è possibile, ma servono scelte concrete: case disponibili, percorsi di formazione accessibili e un’integrazione efficace.
Gigetto De Bortoli
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1 commento
Giuseppe
Penso che accanto a queste proposte, anche chi già vive il territorio può impegnarsi e darsi da fare, se posto davanti alle medesime agevolazioni economiche.