Negli ultimi dieci anni la popolazione del Veneto ha registrato un calo complessivo, ma il numero di persone con più di 80 anni è aumentato in modo significativo. Attualmente gli ultraottantenni sono quasi 383 mila, pari al 7,6% dei residenti, con un incremento del 25% rispetto al 2014.
Secondo i dati elaborati dal sindacato dei pensionati Spi Cgil su base comunale, la provincia con l’età media più alta è Belluno, seguita da Venezia. Il Vicentino, invece, ha registrato l’aumento più marcato rispetto a dieci anni fa, con una crescita del 31%. Nei singoli comuni emergono situazioni molto diverse: a Cibiana di Cadore (Belluno) il 15% dei residenti ha più di 80 anni, mentre a Gambugliano (Vicenza) la percentuale si ferma al 4%.
Le sfide dell’invecchiamento
Il progressivo aumento della popolazione anziana pone interrogativi importanti sulla gestione dei servizi sanitari e sociali. «L’allungamento della vita è un fattore positivo – sottolinea Massimo Cestaro, della segreteria regionale Spi Cgil – ma il fenomeno deve essere gestito con interventi adeguati. La sanità territoriale, che dovrebbe essere un punto di forza della Regione, presenta diverse criticità e una chiara mancanza di programmazione, soprattutto dopo la pandemia. Invecchiare bene significa avere accesso a cure adeguate e a una rete di supporto che prevenga il rischio di isolamento».
Un aspetto particolarmente critico è la non autosufficienza: il 40% degli ultraottantenni in Veneto ha bisogno di assistenza parziale o totale. A ciò si aggiunge il rischio di isolamento sociale, più marcato nelle aree montane del Bellunese e del Rodigino, ma presente anche nei centri urbani, dove la chiusura di numerosi negozi di vicinato ha ridotto i punti di riferimento per gli anziani. «Servono investimenti concreti per l’invecchiamento attivo – continua Cestaro – e un confronto costante tra Regione e associazioni di rappresentanza per garantire un supporto adeguato».
L’analisi territoriale
L’indagine dello Spi Cgil evidenzia una forte variabilità tra le province. Belluno si conferma la più “anziana”, con il 9% di ultraottantenni e un incremento del 14% rispetto al 2014. Venezia segue con l’8,6%, registrando però una crescita più marcata: il numero di over 80 è passato da 56 mila a oltre 70 mila (+27%). Rovigo, con l’8,5%, ha avuto un incremento più contenuto (+3,8%). Nelle altre province la crescita è stata più significativa, con un picco nel Vicentino, dove l’aumento è stato del 31%.
Tra i comuni con la maggiore incidenza di ultraottantenni spiccano Cibiana di Cadore (15,3%) e Pedemonte (13,4%), mentre tra i più giovani troviamo Zermeghedo (4,42%), Massanzago (4,35%) e Gambugliano (4%).
Le richieste del sindacato
Di fronte a questi dati, il sindacato dei pensionati richiama l’attenzione delle istituzioni. «Siamo preoccupati dallo stallo della legge sulla non autosufficienza, approvata nel marzo 2024 ma ancora ferma – afferma Cestaro –. La prestazione universale introdotta dal governo riguarda solo una minima parte degli over 80 non autosufficienti, lo 0,6% in Veneto. Chiediamo un rafforzamento dell’assistenza domiciliare, un aumento dei posti nelle case di riposo e il riconoscimento del lavoro di cura svolto, spesso gratuitamente, dai familiari, in particolare le donne».
Un altro punto cruciale è il potenziamento delle strutture sanitarie locali. «È necessario accelerare la realizzazione delle case e degli ospedali di comunità – prosegue Cestaro – perché rappresentano presidi fondamentali per gli anziani. Inoltre, servono più risorse per progetti di invecchiamento attivo e per colmare il divario tecnologico che penalizza le persone più anziane. L’alfabetizzazione digitale è utile, ma non sufficiente: è essenziale garantire l’accesso ai servizi anche attraverso canali tradizionali, per evitare che gli anziani vengano emarginati in una società sempre più digitalizzata».
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