È ora disponibile il numero 1/2025 di Dolomiti. Rivista di cultura e attualità della provincia di Belluno, edita dall’Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali. Si presenta con un volto nuovo, giovane, che segna un rinnovamento nella grafica e nell’approccio ai contenuti, mantenendo il suo obiettivo di raccontare le mille sfumature del nostro territorio, intrecciando storia, cultura, natura e società.
Questo numero si sofferma su episodi significativi della storia bellunese e sui suoi protagonisti, senza trascurare le tradizioni e le radici della comunità.
Il primo contributo è un estratto da una tesi di laurea, quella di Beatrice Casanova Fuga. La giovane autrice ci accompagna nella Val Comelico durante la Prima guerra mondiale, ripercorrendo l’impatto devastante del conflitto sulla popolazione civile. Attraverso documenti d’archivio, l’articolo descrive la miseria, le sofferenze e le trasformazioni economiche e sociali causate dall’occupazione austro-tedesca e dalla successiva ricostruzione della valle. Particolare attenzione è dedicata all’anno 1918, noto come “l’anno della grande fame”, in cui la popolazione affrontò privazioni estreme, epidemie e la difficile gestione dei profughi in fuga dalla guerra.
Seguono altri contributi tra storia e memoria. Dina Vignaga racconta quasi un secolo di storia della famiglia Mazuch di Olantreghe (1510-1602), testimoniando il difficile adattamento in un’epoca segnata da crisi economiche e dispute ereditarie. Il saggio restituisce un affresco delle dinamiche sociali e giuridiche del tempo, analizzando il modo in cui la famiglia cercò di consolidare il proprio patrimonio attraverso matrimoni strategici, gestione dei beni e contese per la sopravvivenza economica.
Miriam Curti approfondisce l’onomastica zumellese all’epoca del Concilio di Trento, mostrando come l’introduzione della registrazione battesimale abbia contribuito alla formazione dell’identità personale e sociale nelle Dolomiti. L’analisi dei primi documenti parrocchiali permette di ricostruire l’evoluzione dei nomi propri e dei cognomi, riflettendo i mutamenti linguistici e culturali della comunità locale.
Marco De Biasi esplora la storia postale bellunese, evidenziando il ruolo delle lettere e dei documenti d’epoca nella ricostruzione delle rotte postali e degli eventi storici. Lo studio della storia postale permette di analizzare il contesto storico e sociale attraverso la corrispondenza. Le lettere antiche rivelano informazioni su famiglie, eventi come la Repubblica Veneta e la Terza guerra d’indipendenza, e la vita quotidiana. Anche semplici cartoline possono testimoniare momenti storici significativi, come la ritirata di Caporetto. La storia postale offre una prospettiva unica per comprendere il passato locale.
Gianni De Vecchi racconta la storia della Filatura Bellunese a Landris, attiva dal 1961 al 1998, simbolo delle trasformazioni industriali locali e del loro impatto economico. L’articolo ripercorre le fasi di crescita dell’azienda, le difficoltà del settore tessile e le vicende che portarono alla chiusura dello stabilimento, tra crisi economiche e cambiamenti del mercato globale.
Flavio Vizzutti presenta un documento inedito che testimonia l’esultanza della comunità bellunese per la liberazione di Pio VII dopo la sua prigionia durante il periodo napoleonico. Il manoscritto riflette l’emozione dell’autore per le sofferenze del papa e propone una solenne celebrazione di ringraziamento.
Per quanto riguarda l’arte, Letizia Lonzi esplora il fenomeno delle statue vestite nel Bellunese, con un focus sulla Madonna di Vigo di Cadore (1744) firmata da Gusela di Belluno. Queste statue, riccamente adornate e un tempo oggetto di grande devozione popolare, hanno avuto alterne fortune nel tempo. Il saggio sottolinea il loro valore storico-artistico e antropologico, offrendo spunti sulla produzione artistica locale del XVIII secolo e sulla figura di Gusela, artigiano allievo di Andrea Brustolon.
Giorgio Reolon analizza la committenza artistica dei Salesiani a Belluno nel corso del loro secolo di presenza in città. L’analisi mette in luce le scelte artistiche e gli artisti coinvolti, rivelando un progetto che coniuga valori educativi, religiosi ed estetici in un periodo di profondi cambiamenti sociali. Tra le opere descritte, spicca la pala di San Giovanni Bosco di Luigi Cima nella chiesa di San Rocco.
In questo numero emergono anche dei personaggi che hanno segnato il territorio.
Walter Musizza traccia il profilo di Oliviero Olivo, medico, alpinista e documentarista, impegnato anche in ricerche sulle armi batteriologiche in Corea. L’articolo ripercorre la sua attività tra medicina, politica e alpinismo, restituendo il ritratto di una figura poliedrica e profondamente legata al territorio dolomitico.
Giovanni Grazioli ricostruisce un aspetto meno noto della vita di Giovanna Zangrandi, scrittrice e partigiana, ovvero il suo impegno politico-amministrativo negli anni Sessanta. L’articolo ne ripercorre l’attività come consigliere e assessore nel Comune di Borca di Cadore, evidenziando il suo contributo alla tutela del territorio e alla promozione culturale. Un approfondimento che sottolinea l’attualità del suo operato e la necessità di valorizzare ulteriormente la sua figura.
Stefano Reolon racconta la storia della Casera della Medassa, ricostruita nel 1974-75 e oggi punto di riferimento per escursionisti e appassionati di montagna. L’articolo ricostruisce il processo di recupero dell’antico ricovero, reso possibile dall’impegno dei volontari e dalla volontà di mantenere viva la memoria di un luogo simbolo della tradizione pastorale.
Dino Bridda ricorda Giuseppe Sorge, scomparso lo scorso anno, storico collaboratore della nostra rivista e autore di numerosi contributi sulla Resistenza bellunese e la storia locale, del quale viene ricostruito il suo impegno nella ricerca e nella divulgazione della memoria storica.
Infine, Maria Cerentin rende omaggio alla madre Anna Maria Vibani Cerentin, maestra elementare a Belluno tra il 1968 e il 1981, raccontando la sua dedizione all’insegnamento e alla conservazione delle tradizioni locali. L’articolo offre uno spaccato della scuola di un tempo, tra cui la preparazione del testamento della Vecia Kuca in dialetto bellunese, testimonianza di pratiche scolastiche oggi quasi scomparse.
La rivista Dolomiti si propone come importante strumento di diffusione e valorizzazione della cultura locale, rafforzando il legame con la nostra comunità. Ha cambiato il suo volto, ma continua dopo 47 anni a raccontare la bellezza della nostra terra.
Per info e/o abbonamenti: Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, tel. 0437 942825 oppure 340 3149560, mail: dolomitiredazione@gmail.com – sergios@sunrise.it
Seguici anche su Instagram:
https://www.instagram.com/amicodelpopolo.it/
