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venerdì 5 Dicembre 2025,

Auronzo in guerra nell’obiettivo di un cappellano militare

Lunedì 18 agosto nella Sala Consiliare una serata per scoprire tante foto inedite di don Romolo Tressino.

«Certo ad Orti tutto quello che si è fatto lo si è fatto grazie al terreno preparato da Don Romolo Tressino»: così si legge sul libro Amate la Chiesa: casa di Dio e vostra, scritto da Guya e Giuseppe Veronese assieme a Francesco Muzzolon nel 2008. Ed in effetti è stupefacente quanto riuscì a realizzare questo infaticabile sacerdote quand’era parroco di Orti, frazione del Comune di Bonavigo, in provincia di Verona. Basta vederlo nelle foto mentre agli inizi degli anni ‘40 sorride sulle alte impalcature dei lavori in corso, da lui promossi, per l’intera ristrutturazione della chiesa di Sant’Andrea Apostolo, rifatta in elegante stile romanico. Se aggiungiamo poi il fatto che altrettanto intenso e operoso fu il suo apostolato fino alla morte, intervenuta nel 1966, è naturale che a Bonavigo e dintorni tutti lo ricordino con affetto e ammirazione.

Ma c’è un altro capitolo importante della sua vita che fino ad oggi è rimasto pressoché sconosciuto, forse perché lui per primo volle dimenticarlo, riferito com’era ai tristi eventi della Grande Guerra. Fatto sta che solo oggi gli auronzani sono in grado di conoscere l’operato di questo sacerdote in Val d’Ansiei per ben quattro anni, dal 1915 al 1919. E lo possono fare ammirando oltre 200 foto da lui scattate in paese e nei dintorni, immagini spesso davvero sorprendenti, che testimoniano situazioni, personaggi, eventi, attività, paesaggi e case ormai profondamente mutati, sollecitandoci tutti ad un confronto tra ieri ed oggi, ad un recupero di memorie importanti smarritesi nel tempo.

Un nuovo personaggio viene quindi ad aggiungersi alla schiera di religiosi che lasciarono memoria di sé in Cadore durante l’immane conflitto, a cominciare dai ben noti don Piero Zangrando, don Emilio Campi e don Angelo Arnoldo, e la sua particolarità è appunto quella di non aver lasciato, come invece hanno fatto gli altri, memorie scritte, ma di essere stato forse il più eloquente di tutti proprio in ragione delle immagini scattate: un fatto – a ben pensarci – di estrema modernità.

Nato a Roverchiara (oggi Roverchiaretta) l’8 maggio 1889, il nostro fu ordinato sacerdote il 9 agosto 1914 e, allo scoppio della Grande Guerra, venne nominato cappellano militare, rimanendo sempre in servizio, tranne due brevi distacchi di una ventina di giorni, nella Sanità ad Auronzo, fino al congedo nel 1919. Egli già da seminarista, tra il 1909 e il 1910, aveva prestato servizio militare nel II Reggimento Fanteria di stanza a Mantova e poi successivamente fu richiamato per alcuni mesi nel 1911 e 1913, cosa che non gli impedì di concludere con ottimi risultati gli studi di teologia. Il 9 agosto 1914 venne ordinato sacerdote nella cattedrale di Verona dal cardinale Bartolomeo Bacilieri e con l’entrata in guerra dell’Italia divenne uno dei 2.500 cappellani militari del nostro esercito e come tale assegnato all’ospedaletto 038 di San Rocco, situato vicino all’omonima chiesetta di Auronzo. Inizialmente il suo grado fu quello di sergente, al momento del congedo quello di capitano.

Possiamo dire insomma che la “resilienza” di don Tressino è duplice: da una parte Bonavigo riscopre con orgoglio l’opera del suo amato pastore lontano da casa, mentre Auronzo può rivedersi com’era un secolo fa attraverso il suo obiettivo, tra l’altro di ottima qualità, visto che egli usava una telecamera Leonar, apparecchio non proprio da dilettanti.

Ecco dunque che il Comune di Auronzo, tramite la consigliera con delega alla Cultura Anna Zandegiacomo De Zorzi, ha organizzato lunedì 18 agosto, alle ore 21, in Sala Consiliare, la proiezione di un centinaio di foto di don Tressino che hanno offerto il destro, a locali e turisti, di riconoscere scorci e angoli del paese e di località vicine oggi talvolta irriconoscibili, momenti di lavoro, sofferenza e svago di tanti abitanti e di tanti soldati qui arrivati da tutta Italia. Particolarmente emozionanti sono risultate soprattutto le foto di tanti bambini e adolescenti di Auronzo immortalati in gruppo mentre fraternizzano con i militari, cantano con essi in coro, siedono accanto al loro pievano o lavorano nei campi coi genitori.

Ma la proiezione è stata l’occasione per scoprire pure un altro particolare interessante e rimasto fino ad oggi sconosciuto, emerso grazie all’acribia di Irene Larese Cella di Auronzo, appassionata cultrice delle memorie storiche del suo paese e collezionista di immagini d’epoca. È stata lei infatti a ricordarsi, di fronte ad alcune foto esibite a Bonavigo, di essersi imbattuta in esse già alcuni anni fa, allorché l’amico Antonio De Filippo Roia, altro appassionato ricercatore auronzano, andò presso la casa “de ki de Thigheriei” a Villapiccola, posta di fronte all’ex pretura, ora trasformata in residenza estiva per disabili, per recuperare alcune cose vecchie prima che fossero buttate in seguito a cambio di proprietà dell’edificio. Tra le altre cose si imbatté in una scatola contenente una pellicola, che decise di far sviluppare per recuperare eventuali foto in essa contenute. Il risultato non fu molto confortante, sia perché la qualità delle immagini non era gran che, sia per il fatto che nelle foto non si capiva chi fosse il cappellano che vi compariva. Ora però, a distanza di un secolo e più, possiamo capire che su quella pellicola c’erano alcune istantanee esposte a Bonavigo e che esse probabilmente furono stampate da don Romolo ad Auronzo, che poi lasciò, o meglio dimenticò, i negativi in Val d’Ansiei. Insomma possiamo dire che dopo un secolo e più la Grande Guerra continua a riservare sorprese e meno male che questa rientra tra le poche piacevoli.

Walter Musizza

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