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sabato 6 Dicembre 2025,

Belluno ricorda Marcinelle 69 anni dopo: «Il lavoro è dare un futuro»

L’8 agosto 1956, nella miniera di Bois du Cazier in Belgio, persero la vita 262 lavoratori, di cui 136 italiani.

Si è svolta ieri, giovedì 8 agosto, a Belluno la cerimonia per il 69° anniversario della tragedia di Marcinelle, organizzata dall’Associazione Bellunesi nel Mondo in occasione della Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo. L’incontro si è tenuto davanti al monumento all’emigrante, in via Cavour, con la partecipazione di autorità civili e religiose e rappresentanti della comunità.

L’8 agosto 1956, nella miniera di Bois du Cazier in Belgio, persero la vita 262 lavoratori, di cui 136 italiani. La vicenda è diventata simbolo dei sacrifici dell’emigrazione e delle difficili condizioni di lavoro all’estero nel dopoguerra.

Il presidente dell’Abm, Oscar De Bona, ha aperto la commemorazione: «L’Associazione Bellunesi nel Mondo non dimentica i suoi emigranti. Ricordiamo chi ha perso la vita lontano da casa, in contesti spesso pericolosi e disumani». Ha poi osservato: «In quindici anni non abbiamo mai avuto il Presidente della Regione Veneto tra noi. Speriamo che in futuro qualcuno vorrà essere presente e prendersi l’applauso della nostra gente».

Il presidente della Provincia, Roberto Padrin, ha collegato la memoria di Marcinelle alle questioni di attualità: «Se dopo quasi settant’anni il Presidente della Repubblica parla ancora di Marcinelle, significa che non è solo una ricorrenza, ma un monito vivo. Quest’anno, il 2025, ha visto un numero spaventoso di incidenti sul lavoro: 3,5 al giorno. È una media inaccettabile».

Sul tema della sicurezza è intervenuto il vicario del Questore, Mauro Carisdeo: «Quando vediamo qualcosa di irregolare, dobbiamo segnalarlo. La superficialità è la vera nemica della sicurezza. Il lavoro non vuol dire cercare di morire. Il lavoro è dare un futuro a sé stessi e alla propria famiglia».

Il sindaco di Sedico, Cristian Roldo, ha ricordato una delle vittime originarie del proprio comune: «Se oggi abbiamo benessere, è anche grazie a questi sacrifici. Vorrei che giornate come questa diventassero un seme, da cui far crescere una comunità più forte e consapevole».

Il vicesindaco di Belluno, Paolo Gamba, ha espresso gratitudine: «Siamo qui per dire grazie. I bellunesi all’estero hanno portato valore e lavoro».

Tra le testimonianze, quella di Doriano Dalla Piazza, figlio di un minatore: «Marcinelle fu un terremoto emotivo per il Belgio e per l’Italia. I soccorritori italiani sono stati eroi dimenticati». Anche Claudio Olivier, discendente di emigranti bellunesi, ha voluto ricordare le proprie radici: «Tornare oggi è emozionante, vedere dove sono nati e cosa hanno fatto».

È stato letto anche il messaggio del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: «L’8 agosto è il giorno per ricordare tanto dolore, ma anche per esprimere gratitudine a chi ha contribuito alla crescita della nostra comunità, pagando un prezzo altissimo».

La cerimonia si è conclusa con l’intervento di don Graziano Dalla Caneva, che ha richiamato «la dignità di ogni persona» e il dovere di non ridurre le vite a numeri. Un cero acceso davanti al monumento all’emigrante ha chiuso la commemorazione, come simbolo di memoria e di impegno.

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