Oggi ricorre il sedicesimo anniversario della tragedia di Rio Gere, dove il 22 agosto 2009 persero la vita i quattro membri dell’equipaggio dell’elicottero del Suem 118 “Falco”: Dario De Felip, Fabrizio Spaziani, Marco Zago e Stefano Da Forno.
Quella mattina l’elicottero, impegnato in una ricognizione urtò i cavi della media tensione e precipitò nei pressi di una frana, lasciando una ferita profonda non solo nelle Dolomiti, ma in tutta la comunità del soccorso alpino e sanitario.

Oggi, giorno del ricordo, al capitello di Rio Gere, costruito in ricordo dei defunti, sarà deposto un omaggio floreale, quindi alle 18 in basilica verrà celebrata la messa in suffragio di tutti i caduti nelle operazioni di soccorso in montagna.
«Oltre a queste emozioni ed aspetti che riguardano l’intimità del cuore e dell’animo umano, rimane però aperta e del tutto irrisolta la problematica legata agli ostacoli al volo, causa della caduta dell’elicottero e della morte dell’equipaggio di “Falco”», dice Fabio “Rufus” Bristot, che
nel 2009 era delegato provinciale del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico. «Rispetto a questa potente criticità, per quanto mi è stato possibile fare, mi ero mosso prima in Regione Veneto con l’approvazione della legge regionale n. 16/2012, legge però limitata operativamente dalla mancanza di una norma a valenza e caratterizzazione nazionale; successivamente, in accordo con la direzione nazionale del Cnsas, ho tentato di promuovere analoghe iniziative a livello romano in modo del tutto trasversale con l’unico obiettivo di arrivare a far licenziare una legge degna di questo nome sul tema degli ostacoli al volo. Vennero, infatti, trasversalmente presentati addirittura tre disegni di legge, rispettivamente a cura degli onorevoli Federico D’Incà, Luca De Carlo, Roger De Menech, restati però trasversalmente lettera morta e decaduti, come prassi, a fine legislatura».
«Sono certo che sino al prossimo dramma resterà tutto inalterato, cioè nulla verrà fatto in termini legislativi», dice ancora Bristot, che alle quattro vittime di “Falco” era legato da un rapporto di amicizia. «Poi, come è sempre successo ad ogni tragedia (troppe stante i numeri), il politico di turno si strapperà di nuovo le vesti in modo enfatico per cambiare le cose e legiferare al riguardo. Mutuando Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo mi sento di affermare con sicumera certezza che “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”, cioè prenderemo ancora una volta atto dell’ampollosità gridata del cambiamento apparente che, in realtà, non arriverà mai per garantire maggiore sicurezza a chi opera con l’elicottero assicurando servizi essenziali salva-vita come quelli del 118 o degli enti dello Stato per altre fattispecie operative».
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