Nuove scoperte arricchiscono il patrimonio archeologico del Monte Dolada, nella frazione di Soccher. Al sito di Casere, lungo il “Sentiero dei Fortini”, le recenti indagini condotte dal Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova, sotto la direzione del professor Massimo Vidale, hanno portato alla luce importanti indizi che raccontano di una frequentazione continua della montagna dalla preistoria al Medioevo.
Al centro delle ricerche vi è l’imponente struttura di Casere: un enorme masso franato dalla falesia, racchiuso da un muro a secco di blocchi calcarei. Non si tratta di un semplice terrazzamento agricolo, ma di un monumento dalle origini ancora incerte, che continua a suscitare interrogativi su chi lo costruì e in quale epoca. Grazie alla mappatura accurata delle murature e alla raccolta di campioni di carbone, presto sarà possibile ottenere datazioni scientifiche tramite il radiocarbonio. Intanto, i manufatti rinvenuti e custoditi nei musei di Belluno e presso la Soprintendenza confermano una presenza stabile dell’uomo: dalla preistoria all’età del Bronzo, fino al periodo romano e medievale.
Il percorso che conduce al sito, attraverso un fitto bosco di carpini che in settembre si veste di ciclamini, mostra ancora i segni delle generazioni passate: i ruderi del castello di San Giorgio, le gradinate in pietra calcarea, i terrazzi agricoli, gli accumuli di massi e l’inghiottitoio artificiale per il trasporto dei tronchi. Testimonianze di un territorio vissuto e modellato con tenacia dalle comunità locali. Le indagini sono state possibili grazie alla collaborazione tra l’Università di Padova, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, le amministrazioni comunali e l’Ecomuseo dalle Dolomiti al Piave, che continua a valorizzare il legame tra natura, storia e comunità.
La campagna si è conclusa con una cerimonia di consegna degli attestati ai partecipanti, alla presenza degli assessori Mariangela Sommacal e Fabrizio Fontana, del presidente dell’Ecomuseo Ivano Alfaré Lovo e del ricercatore Aldo Villabruna, figura di spicco per l’archeologia bellunese.
Le scoperte di Casere aprono la strada a una nuova narrativa per il “Sentiero dei Fortini”, che non sarà solo un percorso naturalistico ma anche un viaggio attraverso le tracce lasciate dall’uomo nei secoli. Un’occasione per i visitatori di immergersi in un paesaggio che custodisce memoria, mistero e identità.
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