Venti, venticinque, trenta, trentacinque e, infine quaranta. Sono i metri di profondità a cui sono scesi rispettivamente Lorenzo Tarasconi, Marta Proietti Pesci, Erika Curto, Giorgia Slaviero e Fabio Degano, i cinque atleti del Club Subacqueo Belluno che lo scorso weekend hanno scritto una grande pagina della loro storia sportiva.
Il 13-14 settembre le acque del Lago d’Orta hanno fatto da teatro al 9° Trofeo di Apnea Memorial Walter Mingolla, l’unico a cui i Bellunesi partecipano come gruppo. L’evento, organizzato da Gianluca Genoni in collaborazione con il Club Sub Novara Laghi, ha richiamato 45 atleti da tutta Italia, tra professionisti e dilettanti, tra cui anche la rappresentanza bellunese che ha conquistato il trofeo.
Oltre alla vittoria di squadra sono arrivate anche due medaglie e, in generale, buoni risultati: a portare a casa l’oro è stata Giorgia Slaviero, prima classificata “Evo Femminile” con 30 metri; d’argento, invece, Fabio Degano, secondo classificato nella categoria “Evo Maschile” con 40 metri di profondità, alla pari con il primo classificato per quota raggiunta. E ancora quarta posizione per Erika Curto nella categoria “Pro Femminile” e per Marta Proietti Pesci in “Evo Femminile”. In “Evo maschile”, infine, da registrare il 18° posto di Lorenzo Tarasconi. Risultati molto positivi, ma non casuali: sono frutto, infatti, di un allenamento metodico e costante degli atleti del Club Subacqueo Belluno in mare, nei laghi, ma soprattutto nella vasca tuffi della piscina di Belluno.
Il silenzio assoluto, la pressione dell’acqua che aumenta e il battito del cuore che rallenta. A raccontare le sensazioni della discesa è Fabio Degano, istruttore Advanced Freediver e veterano della competizione, alla sua quinta partecipazione. “Giungere a queste profondità non è un gesto naturale, ma è frutto di passione e allenamento e necessita di adeguata preparazione”, evidenzia prima di spiegare come funziona questo tipo di gara. “Ogni partecipante dichiara una profondità e il tempo previsto per il tuffo. La sfida non è solo fisica, ma anche mentale: bisogna conoscere perfettamente i propri limiti e le proprie capacità.”
Una cima viene calata nelle profondità del lago con un piattello alla base, dove vengono fissati dei cartoncini testimoni. L’atleta deve raggiungere il suo cartoncino personale e riportarlo in superficie, come un moderno Teseo che torna dal labirinto con la prova del suo coraggio. A parità di profondità, vince chi si avvicina di più al tempo dichiarato: una sfida contro se stessi, quindi, prima ancora che contro gli avversari.
Degano, per la prima volta in carriera a toccato i 40 metri: “Un’emozione bellissima e crudele. Non credevo di riuscire in questa impresa. I laghi che frequentiamo come club arrivano a 30 metri massimo di profondità”. Ma cosa si prova durante la discesa? “Non provo particolare paura nello scendere, ma l’ondata delle sensazioni che ti coglie in questo viaggio è travolgente”, racconta. “La difficoltà principale è la pressione esercitata dall’acqua; contrastarla richiede una buona dose di consapevolezza delle proprie percezioni, rilassatezza e allenamento costante all’apnea”.
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