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lunedì 15 Dicembre 2025,

Ottobre 1935, la seconda vita di Camillo De Carlo

Dopo gli eroismi della Grande Guerra e la carica di podestà, eccolo agente segreto per tutte le stagioni.

Era la fine del 1918, la Grande Guerra s’era appena conclusa e Giacomo Camillo De Carlo, di origine calaltina per parte di padre e triestina da parte di madre, risultava uno dei nostri eroi più celebrati, anche all’estero. Prima di partecipare alla conferenza di pace a Versailles come membro della Commissione italiana, egli compì un viaggio trionfale negli Stati Uniti, dove pubblicò in lingua inglese, a New York, il racconto delle sue peripezie belliche con il titolo The Flying Spy (La spia volante.

Il libro ripercorreva le sue gesta in guerra, in particolare durante l’anno dell’invasione austriaca 1917-18, allorché si era fatto trasportare in aeroplano oltre il Piave, organizzandovi per tre mesi, tra mille rischi e avventure, un audace servizio d’informazioni per mezzo di piccioni viaggiatori e lenzuola distese sui prati, che gli valse la Medaglia d’Oro al Valor militare. In una foto degli ultimissimi giorni di guerra lo vediamo sotto il monumento a Tiziano a Pieve di Cadore, reduce da un’audace azione compiuta da una nostra avanguardia di arditi attraverso il Passo Cibiana.

Queste sue vicende, narrate con stile asciutto e originale, non scevre di spunti dannunziani, sembravano fatte apposta per gli americani, ma pure per tanti nostri immigrati, mentre bisognò attendere fino al 1927 perché uscisse a Bologna la versione italiana con il titolo Noi non per noi.

Nelle elezioni politiche del 1921 Camillo De Carlo si candidò a Vittorio nelle file dell’Unione Nazionale, ricevette 1834 voti di preferenza ma non venne eletto.

Il 1° giugno 1923 era tra i notabili che ricevettero Mussolini nel suo palazzo Minucci – De Carlo e a questo periodo risalgono la sua adesione al fascismo e la carica di segretario del Fascio di Vittorio Veneto, ma poi prudentemente prese le distanze e si avvicinò a Casa Savoia.

Il 30 ottobre 1931 diventò podestà di Vittorio Veneto e curò il rinnovo del centro cittadino e l’arredo della piazza facendo installare quattro grandi antenne per bandiere donate dalla Magnifica Comunità di Cadore e sostenne importanti progetti per macello, teatro sociale e strada delle Caloniche.

Il 3 ottobre 1935 l’Italia attaccava l’Etiopia e Camillo deponeva la carica e si metteva a disposizione del S.I.M., Servizio Informazioni Militare. Lo ritroviamo così nel Sudan, dove probabilmente fu Caposcalo dell’Aeronautica Italiana a Khartoum.

Quando il generale Franco si spostò in Spagna per dar vita a una terribile guerra civile con il sostegno di Mussolini, De Carlo passò prima in Marocco sotto mentite spoglie arabe e poi, nel marzo 1937, a Guadalajara, dove partecipò alla famosa battaglia accanto alle truppe del generale del SIM Roatta, guadagnandosi una medaglia d’argento.

Nella Seconda Guerra Mondiale, nel 1941-42, era a capo del centro del S.I.M. a Tetuan, in Marocco, in contatto con Reche, capo del servizio segreto tedesco in quella zona, poi andò in Spagna più volte e incontrò l’ammiraglio Canaris. Nel settembre 1942 si trovava in pieno deserto egiziano, nei pressi di El Alamein, addetto all’ufficio collegamento del generale Mancinelli presso Rommel, che nel dicembre 1917 aveva preso alloggio, da invasore, nella sua casa di Vittorio.

Amico di Pietro Badaglio, nell’agosto 1943, mentre fervevano i contatti del generale Carboni con gli Alleati in funzione di un prossimo armistizio, fu incaricato di recarsi in Germania da Canaris per tastare il posto all’alleato tedesco, missione assai rischiosa, che per sua fortuna fu annullata all’ultimo momento per il sopraggiunto armistizio dell’8 settembre. A questo punto egli decise di raggiungere il generale Alexander, forte della Military Cross ottenuta nella Grande Guerra, offrendosi di lavorare per la ricostruzione delle Forze Armate Italiane nel Sud Italia.

Nel 1944 lavorava presso lo Stato Maggiore delle Forze Armate Italiane e collaborava con l’8ª Armata Britannica, che avanzava combattendo lungo la costiera adriatica.

Alla fine della guerra, nel 1945, col grado di tenente colonnello di cavalleria, riceveva il cosiddetto certificato Alexander che riconosceva i suoi meriti, mentre dal generale Raffaele Cadorna otteneva la Croce al merito di Guerra, con l’autorizzazione a fregiarsi del distintivo della guerra di liberazione.

Dopo la guerra continuò a lavorare per la Repubblica Italiana in varie zone calde del pianeta, sia in Oriente, sia in Africa, e nel 1958 era a Hong-Kong (da lui definita «balcone aperto sulla civiltà di dopodomani») sempre in contatto con personaggi influenti, dai Savoia agli Agnelli, dal generale De Lorenzo a Junio Valerio Borghese, fino ai principi Lanza di Trabia e a diverse persone finite implicate poi nell’operazione “Gladio”.

Morì il 29 marzo 1968 e nel testamento, col quale lasciava il suo palazzo Minucci di Vittorio Veneto a una Fondazione pubblica, definì la sua vita «intensamente vissuta e ricca di esperienze che possono dare a quelli che verranno il senso del come si sia amato, sofferto, concepito etica ed estetica nella nostra epoca così dissimile dall’evo in moto che schianta le memorie nel passare». Una vita la sua certo non priva di errori e di scelte politiche discutibili, che gli valsero giudizi non proprio benevoli da parte di alcuni, tra i quali anche quello di Camilla Cederna nel 1984. Ma nessuno oggi può negargli rispetto e ammirazione per ciò che De Carlo fece e rappresentò per la nostra Patria nella Grande Guerra, specie nelle ore più buie. Per questo la città di Vittorio Veneto e l’ANA hanno voluto nel 2021 dedicargli una lapide con una solenne e partecipata cerimonia nel sacrario di San Francesco d’Orsina presso Calalzo, dove aveva espresso il desiderio di venir sepolto.

Walter Musizza

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1 commento

  • Non starebbe male proporre una visita a Vittorio Veneto sia al bel palazzo Minucci che alla tomba di questo personaggio.

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