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venerdì 5 Dicembre 2025,

Il prefetto: «Qui si vive bene ma ci preoccupano le violenze domestiche»

Antonello Roccoberton, prefetto di Belluno

«Se si eccettuano i frequenti reati di truffa ai danni di anziani e i non pochi casi di violenza di genere, il Bellunese è un territorio privo di seri problemi di ordine e sicurezza pubblica, non esente certo dai fenomeni di criminalità dei territori limitrofi, ma in misura assai più ridotta. Questa è una terra dove si vive bene, generosa, toccata dalla bellezza dell’ambiente. Le problematiche semmai sono altre, quelle tipiche delle terre alte: dai dissesti idrogeologici, alla carenza di servizi, dall’abbandono, alla viabilità e al fenomeno degli incidenti, correlati spesso all’abuso di alcol». Niente sorprese, quasi tutto già previsto, quindi.
è un quadro della provincia a tinte più rosee che fosche quello dipinto dal Prefetto di Belluno, Antonello Roccoberton, insediatosi poco più di un anno fa a Palazzo dei Rettori. Rodigino, 64 anni, proveniente da Treviso, dov’era vice-prefetto vicario, nella sua carriera è anche stato Commissario straordinario e s’è occupato di protezione civile, di gestione dei flussi migratori e dell’accoglienza dei richiedenti asilo internazionale. Appassionato di montagna e di Dolomiti, frequenta l’Agordino fin da ragazzo.
In realtà il suo è stato un ritorno a Belluno, dove aveva iniziato la carriera nel lontano 1989. «Nel frattempo, tuttavia, è cambiato il mondo. Ma non ho mai lasciato questi territori, li conosco bene frequentandoli da sempre da turista», precisa.

Signor Prefetto, un anno a palazzo dei Rettori è l’occasione per un primo bilancio del suo operato.
«è stato un anno positivo. Prima di tutto per la bontà dei rapporti istituzionali instaurati: ho trovato fin da subito sintonia con le altre istituzioni ad iniziare dai Comuni e dai sindaci, cosa non scontata, anche in zone lontane e magari disagiate come il Comelico o l’alto Agordino. Ho riscontrato un grande rispetto istituzionale nella distinzione delle competenze. Il lavoro di squadra per ora è stato ottimo, fin dalla puntualità delle riunioni di lavoro».

Qualche sorpresa, rispetto alle sue aspettative?
«No, per l’ordine e la sicurezza pubblica non m’aspettavo grandi problemi, è così è stato. Belluno non è immune da fenomeni criminali che si registrano altrove, ma certo non si possono paragonare a quanto capita a Padova o a Mestre per fare solo due paragoni. Questa è una terra generosa, dove magari si discute molto, ma ci si dà una mano; il volontariato è radicatissimo, ed è risorsa fondamentale. La qualità della vita è alta, checché se ne dica».

Quali sono in provincia i fenomeni criminosi più frequenti?
«Quelli che creano maggior allarme sociale, perché più presenti che in altre realtà, sono senz’altro le truffe a danno soprattutto degli anziani, e che magari vivono da soli. Alludo alle false telefonate o i falsi carabinieri che si presentano in casa. Ci stiamo adoperando per moltiplicare la prevenzione informando la popolazione in ogni modo. Il Comune di Belluno è in prima linea in quest’opera.Ma nonostante le tante iniziative di questura e carabinieri, molti continuano a caderci».

Gli ambienti giudiziari sottolineano i tanti reati del Codice Rosso contro le donne. Il fenomeno è davvero preoccupante?
«Sì. Preoccupano i maltrattamenti e le violenze domestiche e di genere. E in effetti sono molti i reati inclusi nel Codice Rosso perseguiti. Non so se c’entrino retaggi di cultura maschilista, ma quassù i casi sono davvero molti. Molte, però, sono anche le donne che denunciano e la Procura sta facendo un lavoro importante. Senza farsi illusioni, ma noto un’attenzione sempre maggiore da parte delle forze dell’ordine e le autorità giudiziarie: si riesce in più occasioni a prevenire fenomeni eclatanti che riguardano indistintamente cittadini italiani e stranieri».

L’alcolismo ha a che fare con questi casi?
«Certo. Le violenze sono aggravate da questo fenomeno allarmante che è l’abuso di sostanze alcoliche. Incide, ma non è l’unica causa. Comunque l’abuso di alcol è un altro grande tema, correlato, poi, alla guida in stato di ebbrezza e ai tanti gravi incidenti automobilistici causati. E lo è sempre stato». (…)

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1 commento

  • Penso qui incida molto anche l’incapacità delle persone di confrontarsi con gli altri, di accogliere pareri e modi di vedere diversi dai propri, una forma spiccatamente identitaria che esalta la prospettiva “noi siamo i migliori”, i tanti diktat che saputelli impongono sulla base unica della propria esperienza nell’incapacità di pensare e ragionare in modo coerente e aperto.

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