«Io sono sempre e sarò sempre dalla parte dei bambini». Così racconta Marisa Tomasella, presidente dell’associazione I Bambini dell’Arcobaleno – Bambarco che da trent’anni offre una famiglia a bambini provenienti da tutto il mondo.
Il 9 novembre è la Giornata mondiale delle adozioni, con Marisa facciamo il punto su una pratica che oggi attraversa un periodo di forte difficoltà.
Come nasce Bambarco?
«È nata quasi per caso. Avevo appena adottato mio figlio Nicola e non pensavo di fondare un ente. Ma alcune coppie di Longarone, che avevano adottato, mi coinvolsero: c’erano tante persone che chiedevano informazioni. Mi sono messa a studiare, a capire, e alla fine, quando siamo andati dal notaio, mi hanno chiesto di diventare presidente. Così è iniziata questa avventura, nel 1995».
Quanti bambini avete aiutato in questi anni?
«Dal 1995 a oggi sono state circa 1.300 le adozioni. I bambini arrivano da Russia, India, Cina e, in parte, Ucraina. Abbiamo sedi a Longarone, Bassano del Grappa, Pistoia e Portici». (…)
Negli ultimi anni le adozioni sono diminuite. Perché?
«Un po’ per la crisi economica, perché adottare comporta costi importanti, come i viaggi all’estero. Ma anche per la crisi della famiglia: i giovani fanno meno figli e i tempi di maternità sono troppo brevi. Poi diversi Paesi – Russia, Ucraina, Bielorussia, Cina – hanno chiuso le adozioni internazionali».
(…)
«È stato un momento travolgente: in poche ore, dopo aver lasciato lo studio legale e preso un aereo, mi sono ritrovata con un bambino tra le braccia. Senza una gravidanza che ti prepari, diventi madre all’improvviso e tutto cambia». Così racconta Elisa Tomasella, nipote di Marisa e mamma adottiva di Anand ed Ekta, due ragazzi di origine indiana che lei e suo marito Lucio Carrara hanno accolto nella loro famiglia grazie al supporto dell’Associazione Bambarco Onlus.
La coppia aveva deciso fin dal matrimonio che la loro famiglia sarebbe nata attraverso l’adozione. «Sapevamo che il nostro modo di diventare genitori sarebbe stato diverso», spiega Elisa. Così, nel 2006, è iniziato il lungo percorso fatto di colloqui, documenti, corsi e verifiche, fino all’idoneità. La scelta cadde sull’India, nonostante in quegli anni il Paese avesse sospeso le adozioni internazionali. L’attesa fu lunga e incerta, ma non persero la fiducia. Tre anni dopo, nel 2009, arrivò Anand. Due anni più tardi fu la volta di Ekta. «Due bambini molto diversi», racconta, «ma insieme hanno reso completa la nostra famiglia». (…)
Oggi, guardandosi indietro, Elisa non ha dubbi. «L’adozione è un atto d’amore e di coraggio», afferma con convinzione. «Ti mette di fronte alle tue fragilità, ma ti restituisce molto di più. Non tornerei mai indietro, perché il vero amore nasce non da chi ti mette al mondo, ma da chi ti sceglie ogni giorno».
Sul numero 44 dell’Amico del Popolo “di carta” del 6 novembre, in distribuzione questa settimana (su abbonamento, in edizione digitale e in edicola), puoi leggere per intero gli articoli e le interviste di Elisa Strano.
Seguici anche su Instagram:
https://www.instagram.com/amicodelpopolo.it/

3 commenti
Roberta Malagutti
Condivido. Sono madre di due bambini – oggi grandi -adottivi e non potrei immaginare la mia vita diversa . Sono scelte che ti cambiano per sempre . In meglio .
Antonella
Condivido pienamente anche perché io e mio marito siamo felicemente genitori di Zoryana ormai una ragazzina di 13 anni. Quando è arrivata in Italia dall’Ucraina aveva sei anni e mezzo era piccola con un passato di dolore e abbandono ma nello stesso tempo con un sorriso disarmante. Da subito ci siamo amati e formato una famiglia, è stata la scelta più giusta e più bella che abbiamo fatto, non potremmo fare a meno di lei, e proprio per questo anche noi aiutiamo tante coppie in questa scelta aiuatandole e supportandole perché non è facile e non perché non si vuole adottare ma perché purtroppo i tempi sono lenti e a volte insopportabili.
Chiara Cuzzolin
Anche noi ci siamo sposati (nel 1981) con la precisa volontà di adottare.
Nel 1986, appena la nuova legge ha sancito che con 5 anni di matrimonio si poteva fare domanda, abbiamo iniziato il nostro percorso.
È stato complicato far capire agli psicologi le ragioni della nostra scelta, ma in dicembre del 1986 siamo volati in India per diventare genitori.
Avevamo 27 anni io e 30 mio marito.
La bambina 10 mesi soltanto.
È stato un percorso impegnativo soprattutto per lei: farsi accettare in una società in cui non era così frequente vedere famiglie “miste” non è stato sempre facile!
Ma siamo andati avanti.
Ha studiato, si è laureata, è sposata e felicissima. Ora ha 40 anni e, davvero, non ha mai neppure pensato che noi non fossimo i suoi genitori e noi non abbiamo mai pensato che non fosse nostra figlia.