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lunedì 15 Dicembre 2025,

Storia di una rinascita: i castagni del Morone feltrino

Una piccola comunità di coltivatori appassionati si è unita nel 1996 e, dopo aver sconfitto la vespa cinese, lotta ogni anno contro estati troppo calde o contro la lentezza della maturazione, come è avvenuto quest'anno

Quella dei prodotti tipici della provincia di Belluno è una storia fatta di piccole comunità che si assumono l’onere della cura di prodotti che, altrimenti, con il cambiamento climatico, sarebbero completamente spariti. Abbiamo raccontato la storia dei fagioli di Lamon, che da molti anni lottano contro un virus quasi letale. E poi ci sono le cultivar arrivate nelle tasche dei migranti, di ritorno nelle loro terre, come il pom prussian o il mais sponcio che necessitano di cura e tutela. Si potrebbe azzardare che qui più che altrove la coltura sia un fatto di cultura e civiltà, di indole battagliera e di competenze.

Da poco è trascorsa la stagione della raccolta delle castagne, e c’è un prodotto del Bellunese che rientra pienamente in queste logiche: il Morone del Feltrino, un PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale) della Regione Veneto, inserito anche tra i prodotti “Carta Qualità” del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi e nella Strada dei Formaggi e dei Sapori delle Dolomiti Bellunesi. Vent’anni fa la vespa cinese si insediava nelle piante e faceva avvizzire i frutti, tanto che i ricci risultavano vuoti. Le ricerche, portate avanti a livello nazionale, hanno individuato una specie di insetti antagonisti che hanno permesso di contenere il parassita e riportare in vita le coltivazioni. Incredibile quanto i castagni, che sono alberi mastodontici, abbiano invece necessità di cure puntuali e attente.

Un castagno. (Foto Facebook)

Una piccola comunità di coltivatori appassionati, proprietari di castagneti privati, si sono uniti nel 1996 nel Consorzio Tutela Morone e Castagno del Feltrino, il loro primo fine era proprio quello garantire la salvaguardia delle piante superstiti. Ora il consorzio conta un centinaio di associati che, dopo aver sconfitto la vespa cinese, lottano ogni anno con la bassa produzione dovuta alle estati troppo calde o con la lentezza della maturazione, come è avvenuto quest’anno. Inoltre il consorzio garantisce che non vengano mai utilizzati prodotti chimici antiparassitari o concimi di sintesi.

Ad oggi sono state recuperate 460 piante di Morone, a cui si aggiungono 282 piante giovani. Parallelamente si stanno risanando anche le piante da castagna destinate alla produzione della rinomata farina. I castagneti adibiti alla produzione del morone si trovano nei comuni di Feltre, Pedavena, Cesiomaggiore, Sospirolo, San Gregorio nelle Alpi, Seren del Grappa, Fonzaso, Quero Vas, Alano di Piave e in alcune aree di Arsiè.

Che caratteristiche ha il Morone feltrino?

I frutti dei castagni locali sono di dimensioni considerevoli e hanno una forma ovoidale, con una faccia piatta e una convessa. La buccia, di consistenza sottile, è di colore marrone e presenta striature più scure. Il frutto, caratterizzato da una polpa molto chiara, quasi bianco latte, presenta una pasta compatta e un sapore molto dolce, ricoperta da una pellicina color nocciola che si stacca facilmente quando il frutto viene sbucciato.

Ogni anno, a Rasai di Seren del Grappa, il consorzio organizza una festa (quest’anno dal 24 al 26 ottobre) in cui si possono comprare i moroni e partecipare a un concorso di dolci a base di marroni e castagne, che compete con quello più antico e più noto di Zocca, nel modenese. Questo dimostra come la tradizione dei dolci a base di castagne, molto diffusa nell’Appennino settentrionale, tra Toscana ed Emilia, abbia una sua presenza anche nelle Dolomiti.

Il castagnaccio fatto con il morone feltrino. (Foto Facebook)

Quali sono le differenze tra castagne e marroni

Non sempre è così facile riconoscere la differenza, e spesso si dà per scontato che il marrone sia sempre migliore. In realtà non è così: pochi sanno, ad esempio, che la castagna dà il meglio di sé se fatta arrosto, mentre il marrone esprime davvero la sua dolcezza quando è lessato o usato per realizzare i dolci. La castagna è il nome del frutto che nasce da una pianta naturale (in Italia ne esistono circa 150 tipi). Il marrone, invece, nasce sempre da un innesto: è quindi il risultato di una selezione e di un lavoro dell’uomo.

A colpo d’occhio castagne e marroni possono sembrare simili, ma osservandoli bene si notano differenze evidenti. In generale, le castagne sono più piccole e irregolari perché dentro ogni riccio se ne trovano molte, anche fino a cinque. Il marrone, invece, è più grande e in ogni riccio ce ne sono al massimo due. Un’altra differenza importante sta nella pellicina interna, che nei marroni si stacca più facilmente, lasciando frutti chiari e tondeggianti, perfetti anche per essere canditi nella celebre versione dei marron glacé.

La castagna, oltre a essere ottima arrostita, dà il meglio di sé sotto forma di farina, oppure essiccata e aggiunta a zuppe e arrosti. Non a caso, in alcune zone d’Italia la castagna era considerata il “pane dei poveri”. Nella cultura popolare veneta il termine straccaganasse indica proprio le castagne secche, che un tempo erano un elemento fondamentale nella vita delle comunità montane. Il nome ovviamente indica che masticarle era faticoso: una volta essiccate diventavano dure, ma si conservavano a lungo, garantendo una riserva di cibo per i mesi più freddi.

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