Non solo polmonite: gli strascichi che il Covid-19 può lasciare sull’organismo di chi ne viene colpito sono tanti. Infatti, si parla di “Long Covid”, una vera e propria sindrome che può protrarsi fino a diversi mesi dopo la malattia. Stanchezza, problemi respiratori, neurologici e cardiaci sono alcuni degli effetti dell’infezione con cui molti devono fare i conti dopo le dimissioni. L’Ulss 1 Dolomiti, anche in risposta alle richieste arrivate dagli ex malati, ha predisposto un percorso riabilitativo, annunciato già nei giorni scorsi e presentato ufficialmente oggi, venerdì 28 maggio. Da inizio emergenza, come ricordato dalla direttrice generale Maria Grazia Carraro, il territorio bellunese ha registrato 21.400 positivi al Covid. Un numero importante, così come lo è quello dei ricoveri: 1.280 nella seconda ondata, con 180 pazienti che hanno necessitato della terapia intensiva per il supporto alle funzioni vitali. Ma sono molti di più gli ex malati che, a distanza di mesi, non hanno ancora recuperato le loro complete funzionalità.
«Abbiamo deciso, su questi grandi numeri, di cominciare a “selezionare” alcuni pazienti», hanno spiegato Renzo Scaggiante e Massimo Ballotta, direttori, rispettivamente, delle Unità operative di Malattie infettive e di Recupero e rieducazione funzionale (Riabilitazione). «Siamo partiti dai casi più gravi, ossia da chi è stato ricoverato nelle terapie intensive e subintensive». Questa prima indagine ha portato all’individuazione di circa 700 pazienti, transitati nelle strutture ospedaliere con problemi respiratori e di vario genere. «Nell’arco dei prossimi 4 mesi saranno chiamati dall’azienda sanitaria a sottoporsi ad alcuni esami clinici, dai raggi ai polmoni alle prove respiratorie, dalle visite cardiologiche a quelle neurologiche. Assieme a un gruppo multidisciplinare – con medici pneumologi, radiologi, neurologi, cardiologi e internisti – abbiamo predisposto un questionario che sarà somministrato telefonicamente. Un vero e proprio triage telefonico. In base a quel che emergerà, chi soffre di “Long Covid” potrà essere preso in carico tramite ricovero (nei casi più gravi), con un day hospital riabilitativo oppure, nei casi di sintomi più limitati, ambulatorialmente e tramite la tele-riabilitazione, con contatti telefonici e videochiamate».
Ma in cosa consiste la sindrome del “Long Covid”. «Un’indagine regionale dice che il 58% dei pazienti che sono transitati nelle terapie intensive o subintensive lamenta astenia, vale a dire incapacità di riprendere le normali attività quotidiani. Il 25% ha anche problemi respiratori, un’altra percentuale significativa mostra problemi di concentrazione», ha detto ancora Ballotta. «Per questo motivo non si può pensare solo a un intervento mirato: la riabilitazione non riguarderà soltanto la pneumologia, ma tutti i reparti». Accanto ai problemi respiratori, come si diceva, ci sono anche quelli cardiologici, motori (con mobilità ridotta) e le neuropatie, nonché depressione. «Per questo è necessario mettere a disposizione un percorso multidisciplinare che aiuti queste persone a riprendere le loro attività in famiglia, sportiva e lavorativa», ha messo in risalto Scaggiante. «Siamo certi che possano riprendersi, ma vogliamo aiutarli a farlo il prima possibile».
«In tutti questi mesi non siamo stati fermi, abbiamo seguiti i pazienti dimessi dopo il Covid, ma la direzione strategica, quando si è insediata, ci ha dato questo input, per instaurare in modo più funzionale questo tipo di attività», hanno proseguito i due medici. «Infine, è arrivato anche lo stimolati da una nota della regione veneto del 27 aprile sui percorsi di riabilitazione nel post Covid». I dati che emergeranno dai contatti con i primi 700 ex pazienti daranno anche modo di tarare il percorso. E di studiare gli effetti del virus, come quelle organizzate in centri più grandi come Padova. «La logica viene invertita: non aspettiamo che il paziente ci chiami, ma siamo noi a contattarlo», ha commentato Carraro. «Questo è un progetto innovativo, che si aggiunge alle pratiche già maturate in azienda e ai percorsi di presa in carico sul territorio».
Intanto la situazione epidemiologica in provincia continua a migliorare. Attualmente – dai aggiornati alle 8 di oggi – ci sono 175 positivi, martedì scorso l’incidenza si attestava al valore di 26 e anche l’ultimo paziente ancora ricoverato in terapia intensiva è stato dimesso. «A Belluno c’è ancora una persona ricoverato in malattie infettive, altri 5 all’ospedale di Feltre e 2 in quello di comunità», ha riferito Carraro. «La riduzione dei nuovi casi e dei ricoveri non deve però far perdere le attenzioni necessarie: mascherine, misure di distanziamento, frequente igiene delle mani». La riduzione della pressione del Covid negli ospedali sta permettendo la riattivazione delle attività dei reparti. Scaggiante ha fatto sapere che con oggi Malattie infettive riapre la parte Covid free. «Teniamo comunque in via prudenziale alcuni posti letto in stand by, nel caso in cui, e speriamo di no, ve ne sia la necessità», ha concluso Carraro. «Stiamo ricollocando le degenze di Otorino, Gastroenterologia e Oculistica di Belluno al quarto piano del blocco chirurgico. Le attività ambulatoriali sono riavviate e stiamo cercando di recuperare le visite programmate in tutte le diverse discipline».
Martina Reolon
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