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venerdì 5 Dicembre 2025,

Per Ideal Standard e Acc serve una nuova politica industriale

Per Stefano Bona della Fiom Cgil «questa è la sfida vera che il Veneto deve cogliere fino in fondo».

«Ora tutti a stracciarsi le vesti per il dramma industriale e sociale che vive la nostra provincia, prima tutti zitti rispetto alle proposte che la Fiom faceva anche con incontri pubblici sul tema Pnnr e politiche industriali! Ora a quando una grande manifestazione provinciale per difendere e rilanciare le nostre terre?». Lo scrive Stefano Bona della Fiom Cgil che sintetizza in 3 punti la questione Ideal Standard e Acc, sottolineando in particolare la necessità di un’adeguata politica industriale.

  1. Il “dramma parallelo” della Ceramica Dolomite e della Zanussi Elettromeccanica, altrimenti note come Ideal Standard e Acc – scrive Bona – pone una questione centrale a Belluno e a tutto il Veneto. È una questione industriale che si riassume così: «due fabbriche di grande tradizione, ancora ricche di prospettive di consolidamento e di sviluppo in un tempo in cui l’intera filiera dei “prodotti per la casa” (dai sanitari agli elettrodomestici, dalle piastrelle ai mobili) è strategicamente al centro delle due grandi transizioni del XXI secolo (la transizione ecologica e quella digitale), possono essere chiuse in un territorio che, perdendole, vedrebbe concentrate le sue prospettive di futuro nel turismo e nell’occhialeria, esponendosi a rischi altissimi? Possiamo ancora tollerare che, per la rozzezza imprenditoriale dei fondi-locusta (Dolomite) e per la sciatteria istituzionale del Governo (Acc), Belluno si pieghi al mantra della delocalizzazione a oriente, mentre tutta l’Europa, Germania in testa, è impegnata nell’opposta strategia del back-shoring, del “ritorno a casa” delle produzioni funzionali a settori-chiave (come appunto quello dei “prodotti per la casa”)?».
  2. L’unica risposta – fa presente ancora Bona – «si chiama “politica industriale”, che oggi si articola in due dimensioni: quella macro, di cui si occupa il Pnrr; e quella micro, di cui si deve occupare la Regione secondo le modalità partecipative tipiche delle migliori esperienze internazionali, e cioè con il concorso decisivo delle associazioni datoriali e delle organizzazioni sindacali. È la Regione che, rendendo effettiva e affidabile la propria proposizione istituzionale in materia di autonomia, si deve far carico di lanciare, a seguito di un’urgentissima consultazione con le parti sociali, un piano integrato per il rilancio dell’industria veneta dei “prodotti per la casa” in chiave 4.0 (domotica in testa), cominciando proprio dalle crisi di Acc e Dolomite. Una “società di scopo” (SPV) veneta a partecipazione mista pubblica e privata che – anche avvalendosi delle opportunità offerte dalla normativa emergenziale – razionalizzi ed efficienti, con il supporto di fondi e competenze adeguati, l’arcipelago disperso che va dai distretti dell’arredamento ai poli della refrigerazione con le relative componentistiche, dai campioni dei cancelli automatici a quelli del riscaldamento e della climatizzazione».
  3. «Questa è la sfida vera, che il Veneto deve cogliere fino in fondo», conclude Bona. Il presidente Zaia «deve prendere in mano l’iniziativa, da quel vero “uomo del fare” che ha sempre dimostrato di essere, e diventare protagonista di un “modello veneto” di politica industriale, partendo dal capitolo più difficile e più esaltante insieme, quello della montagna e di Belluno».

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