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martedì 17 Giugno 2025,

In 2.000 per dire no alla chiusura di Safilo e difendere i 472 lavoratori ►FOTO

Oggi, mercoledì 8 febbraio, la manifestazione organizzata dai sindacati a Longarone

Quasi 2.000 persone in corteo per difendere i 472 lavoratori e per dire no alla chiusura della fabbrica. Pienamente riuscita la manifestazione organizzata dai sindacati per denunciare la grave crisi in cui versa lo stabilimento longaronese di Safilo. Oggi, mercoledì 8 febbraio, i dipendenti bellunesi e anche parte di quelli di Santa Maria di Sala (Ve) e di Padova si sono ritrovati alle 8 davanti allo stabilimento di Villanova. Da lì è partito un corteo che ha attraversato la Statale 51 – rimasta chiusa al traffico per circa un’ora – e, passando davanti a Marcolin e Thélios, è tornato alla Safilo, dove si sono tenuti gli interventi.

Come si diceva, ben 2.000 persone hanno sfilato tra striscioni e bandiere, tra cui anche il presidente della Provincia e sindaco di Longarone Roberto Padrin, insieme al primo cittadino di Ponte nelle Alpi Paolo Vendramini e di un’altra decina di Comuni limitrofi. C’era anche il vescovo di Belluno – Feltre Renato Marangoni. Tutti insieme – anche rappresentanti di altre aziende bellunesi – per difendere lo stabilimento di Longarone, che a fine gennaio la proprietà ha definito «non più strategico». Un’inversione di marcia rispetto a quanto dichiarato dalla proprietà stessa non molto tempo fa, con l’accordo al Ministero nel 2019, quando aveva manifestato ad attori politico-economici e sociali l’intenzione di far diventare il sito bellunese il «gioiellino della produzione in metallo». Ora sulla fabbrica di Longarone – che negli anni è già andata incontro a un ridimensionamento (basti pensare che negli anni d’oro è arrivata a contare 1.400 dipendenti) – è calato il gelo e sono giorni di grande apprensione. E il tutto è vissuto anche come una beffa, visto che l’annuncio della proprietà è arrivato in contemporanea con la presentazione dei conti positivi del 2022.

«Siamo al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori per ribadire un “no” compatto alla chiusura dello stabilimento. Safilo ha una responsabilità sociale su questo territorio e deve rendersene conto», ha detto Padrin. «La mobilitazione di oggi è un segnale chiaro di cosa il territorio chiede a Safilo, dopo aver contribuito ai successi dell’azienda. Il senatore Luca De Carlo pur non essendo presente fisicamente oggi ci ha assicurato la totale disponibilità ad affrontare la questione sui tavoli governativi. Grazie a lui e all’assessore Donazzan per l’impegno che stanno mettendo in una crisi che riguarda non solo Longarone». La manifestazione è stata appoggiata dal Comitato di sorveglianza socio-istituzionale, nato una settimana fa per monitorare da vicino la crisi Safilo insieme all’Unità di crisi della Regione del Veneto. Hanno fatto pervenire il loro messaggio di solidarietà anche i consiglieri regionali territoriali Silvia Cestaro e Giovanni Puppato.

«Purtroppo continuiamo a trovarci di fronte a queste dinamiche di non valorizzazione delle persone e delle risorse», ha affermato il vescovo Renato. «Siamo qui per esprimere la vicinanza e la solidarietà di tutte le comunità cristiane del territorio. Non è la prima volta che ci troviamo a vivere situazioni di questo tipo». «Sento di aver ricevuto molto in questo camminare», ha aggiunto al termine della manifestazione. «Auspico che nei prossimi giorni si facciano passi avanti, è la dignità del territorio che lo chiede».

«C’è un ministero per il Made in Italy e non sono ancora arrivate risposte rispetto a questo problema generale del paese, ma che sta toccando in modo particolare un territorio, quello veneto e bellunese, che è motore economico dell’Italia», ha evidenziato Massimiliano Paglini, segretario generale Cisl Belluno Treviso. «Servono strategie, investimenti, innovazione e la capacità di tutti di fare squadra e di far ripartire il territorio con politiche di sviluppo».

Hanno preso la parola, durante le fasi finali della manifestazione, anche alcuni lavoratori. Jacopo Pinazza, delegato sindacale, ha pronunciato parole dure nei confronti della proprietà: «Il nostro territorio viene sfruttato finché fa comodo e poi arrivano liquidatori che, da un giorno all’altro, decidono di chiudere tutto e poi di spartirsi i dividendi. Il tutto a scapito dei lavoratori. Lo stabilimento di Longarone ha registrato un +12% nel fatturato del 2022: cosa c’è dietro la decisione di dismettere la fabbrica? Oggi succede a noi, domani a chi toccherà?». Una lavoratrice ha ripercorso le tappe che hanno portato alla nascita della Safilo, nel lontano 1934, quando Guglielmo Tabacchi rilevò la ditta “Carniel” di Calalzo di Cadore, la prima fabbrica italiana di occhiali, sorta nel 1878. «Non dimentichiamo che Longarone è stata costruita anche con i contributi statali del post Vajont», ha sottolineato la dipendente di Longarone.

L’unione tra enti locali, sindaci, diocesi, sindacati e lavoratori sarà lo strumento con cui porteremo avanti una battaglia congiunta per salvare lo stabilimento di Longarone, che non è solo rappresentativo di un marchio storico, ma anche la “casa” di professionalità e know-how da tutelare», ha aggiunto Padrin. «Porterò una rappresentanza di lavoratori a Sanremo, dove come Provincia, con la collaborazione della Regione Veneto e della Camera di Commercio Belluno-Treviso, abbiamo uno spazio all’interno del Palafiori, per promuovere le nostre eccellenze. Perché le nostre eccellenze sono anche i lavoratori ed è giusto che facciano sentire la loro voce».

Safilo Group, dal canto suo, ha dato mandato ad una società esterna di verificare le varie opzioni per gestire la situazione dello stabilimento. L’esito della valutazione sarà comunicato al tavolo regionale il 22 febbraio. In questi giorni si è fatto il nome di Thélios e Kering.

Martina Reolon

1 commento

  • Ottimo servizio. Grazie mille. Speriamo nella positiva soluzione di questa vertenza aziendale. Saluti cordiali 🤝

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