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venerdì 29 Marzo 2024,

Agricoltura sostenibile all’ex scuola di Orzes. Ecco il progetto dei giovani

Un team in gran parte bellunese ha vinto il concorso internazionale Urban Farm 2019. Ora l'obiettivo è trovare fondi per la realizzazione.

Età media 24 anni, studenti universitari in materia ambientale, economica e manageriale, in gran parte bellunesi: è il Team PineCube, il gruppo di studenti di diverse facoltà ed atenei italiani che si sono aggiudicati la vittoria assoluta nel concorso internazionale Urban Farm 2019. «Il nostro obiettivo era quello di valorizzare uno stabile dismesso, come quello dell’ex scuola di Orzes, e di riconvertirlo in un edificio per la produzione sostenibile di prodotti agricoli e vegetali, così come accade in molti paesi del Nord Europa», ha spiegato l’assessore all’ambiente, Stefania Ganz. «Abbiamo partecipato al concorso insieme ad altri due siti interessati, a Conegliano e Bologna, e i ragazzi che hanno lavorato sulla scuola di Orzes non solo hanno vinto il premio per il progetto sullo stabile bellunese, ma in finale assoluta si sono aggiudicati il riconoscimento come miglior lavoro».

A illustrare il progetto sono stati gli stessi studenti: Nicola Colucci, Nicola Dall’Agnol (di Arsiè), Pamela De Biasi (Rasai di Seren del Grappa), Niccolò Tagliaferri ed Elisabetta Tonet (Feltre, assente per altri impegni Isabella Dagostin). «Abbiamo voluto mantenere inalterata l’infrastruttura, ridisegnando concettualmente gli spazi interni e ipotizzando una struttura ipogea, sotterranea, all’esterno», hanno evidenziato. «All’interno, si possono effettuare coltivazioni su più livelli, con il riciclo dell’acqua e limitando così gli sprechi; all’esterno, abbiamo lavorato sulla creazione di un “corridoio ambientale”, anche con delle arnie, per portare al ripopolamento delle api. Il nostro vorrebbe essere anche un progetto sociale, che potrebbe dare occasioni di occupazione a soggetti svantaggiati ed offrire spazi per tirocini, oltre a poter ospitare laboratori per la ricerca».

Il progetto prevede 450 mq circa in interno (150 mq per ogni piano dell’ex scuola) e 245 mq nella struttura esterna. «Inoltre abbiamo ideato uno spazio per un market per i pollini, i prodotti trasformati dal miele, e per le produzioni fresche ed essiccate», dicono ancora.

Cinquecento mila euro il costo stimato per la realizzazione dell’intero impianto, oltre ai 350mila euro annui stimati per la gestione, che prevede anche l’utilizzo di particolari luci a led per facilitare e “regolare” la crescita delle piante. La speranza ora è quella di poter trovare bandi e fondi per la sua realizzazione.

«Ci siamo visti per la prima volta la scorsa settimana, per la premiazione finale a Pordenone», hanno rivelato. «Lavoriamo insieme però da novembre: tutto è nato dal gruppo Facebook creato dall’Università di Bologna per il progetto; da una richiesta lì, è nato il primo contatto tra due di noi, poi sempre tramite social network si allargato ad un altro amico, e poi ancora fino a formare questo team di sei persone. In questi mesi, abbiamo sempre collaborato via Internet condividendo via social le nostre considerazioni e lavorando sul cloud per la stesura delle varie parti del progetto».

Alla cerimonia per le congratulazioni in sala giunta di Palazzo Rosso, che ha visto anche la partecipazione di Confindustria Belluno Dolomiti, Coldiretti Belluno e Flytech, sponsor del progetto, non è voluto mancare il sindaco, Jacopo Massaro: «C’è necessità di reinventare e rivedere le funzioni degli spazi abbandonati, ma senza improvvisazioni, e questa squadra di giovani con diverse competenze e idee innovative è un ottimo segnale in questa direzione. Anche la volontà di recuperare una scuola rurale come quella di Orzes, costruita là nel 1912 per i bambini che lavoravano nei campi, e di restituirla ad una funzione ambientale ha un alto valore simbolico».

Anche il consigliere provinciale con delega all’innovazione Ivan Minella ha sottolineato l’importanza del recupero degli edifici abbandonati a scopo ambientale: «Gli spazi agricoli sono sempre più in abbandono, ed è difficile il loro recupero. Questo impegno dei giovani nell’innovazione nel filone ambientale è importante; a tutto questo, si aggiunge l’orgoglio per il risultato internazionale raggiunto».

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