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venerdì 20 Giugno 2025,

Il volo notturno si farà, ma ci vuole ancora tempo

Lo hanno ribadito Rasi Caldogno e Cipolotti durante il convegno che si è svolto oggi, sabato 9 marzo, a Pieve di Cadore. Da Bottacin l'invito a «fare bene e in fretta». De Carlo e De Menech: «Basta scuse, è ora di passare ai fatti».

L’elisoccorso notturno partirà, ma ci vorrà ancora tempo. Il fatto che l’avvio del progetto non fosse imminente era cosa già nota, ma la conferma “ufficiale” è arrivata questa mattina (sabato 9 marzo) a Pieve di Cadore, nella sala della Magnifica Comunità, che ha ospitato il convegno in cui sono state messe a confronto esperienze e modelli di soccorso in emergenza con l’elicottero durante le ore notturne. 

La situazione a livello provinciale. «Non si tratta soltanto di dare il via al progetto, ma di mettere assieme un approccio integrato», ha evidenziato Adriano Rasi Caldogno, direttore generale dell’Ulss 1 Dolomiti, che ha organizzato la mattinata insieme al Comune di Pieve e alla Magnifica. «La prima questione riguarda la predisposizione di piazzole ad hoc in possesso di tutte le caratteristiche tali da poter ospitare un volo notturno. E non serve solo l’attivazione di questi punti, ma anche la loro gestione. Per questo motivo abbiamo invitato i sindaci a fare delle proposte, in quanto su questo fronte sono propri i Comuni a essere gli attori principali».

Il direttore dell’Ulss 1 Adriano Rasi Caldogno e l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin.

A dicembre scorso è scaduto l’appalto per l’elisoccorso ed è scattata la proroga tecnica del servizio in tutto il territorio regionale. «Il capitolato è stato completato nel mese di febbraio», ha detto ancora Rasi, «e alla stesura del bando, di competenza regionale, sta lavorando l’Azienda Zero. Il volo notturno sarà demandando al nuovo soggetto appaltatore, nel caso in cui non fosse più quello attuale, ossia Babcock International».

Il pubblico presente nella sala della Magnifica Comunità di Cadore.

La complessità del progetto è stata ribadita dal primario del Suem 118 Giovanni Cipolotti, il quale ha ricordato anche gli incontri che si sono tenuti sul territorio per l’indivuazione dei siti Hems. Alessandro Forti, del Suem 118 Belluno, ha portato alcuni dati: «Il regolamento 965 ha aperto la possibilità di utilizzo dei visori notturni. Più di un anno fa Venezia aveva dato l’ok per il volo notturno, ma poi non ci sono state le condizioni per avviare il tutto nel 2018. In provincia ci sono 9 piazzole, già censite, idonee al volo notturno. Il lavoro è ancora in progress e per questo stiamo coinvolgendo i sindaci». «Non possiamo partire da un giorno all’altro», ha aggiunto, «ma, visto che siamo già in ritardo, è necessario velocizzare i tempi». Stesso aspetto evidenziato dall’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, salito a Pieve al posto di Manuela Lanzarin, che non poteva essere presente. «Si tratta anche di decidere quali delle quattro basi Hems già presenti per il diurno potrà svolgere il servizio in ambito regionale. Dobbiamo fare bene e in fretta: se non si potrà avviare il volo notturno subito al 100%, si cominci al momento dove è possibile, in modo da iniziare ad avere una copertura».

Le esperienze delle altre Regioni. Gli elicotteri del Servizio di urgenza ed emergenza bellunese sono stati i primi a sperimentare il volo notturno: era il 1998. Peccato che, però, la provincia sia rimasta indietro rispetto ad altri territori. L’esperienza del volo notturno in Lombardia è stata tracciata da Angelo Giupponi di Areu (Agenzia regionale di emergenza e urgenza). «Una realtà nata 10 anni fa», ha spiegato. «L’attività notturna è partita con l’utilizzo di due macchine e un intervento ogni 3 notti. Oggi siamo arrivati a oltre 450 siti Hems sparsi sul territorio e il nostro obiettivo è giungere ad averne uno per ogni comune della regione. Abbiamo iniziato anche a lavorare sull’operazione verricello e sulla creazione di una centrale regionale di soccorso». «Nel 2017 la Provincia ha deciso di estendere l’elisoccorso a tutte le giornate fino alle 21», ha evidenziato Stefania Armani, intervenuta sull’evoluzione del volo notturno in Trentino. «Dal 1° luglio 2013 siamo partiti con un servizio h24 e dalle 16 piazzole ora sia saliti a 300 siti atterratili. Nell’ultimo anno sono stati circa 400 gli interventi notturni». 

L’Aiut Alpin Dolomites è intervenuto di notte, tra il 2017 e il 2018, in 243 casi. Come spiegato dal comandante Davide Subrero e da Marc Kaufmann, direttore del Servizio elisoccorso Alto Adige, nel gennaio 2018 è stato avviato anche l’utilizzo del verricello. In Friuli la sperimentazione è partita da poco, ma in sei mesi, come illustrato da Giulio Trillò, responsabile dell’Elisoccorso Fvg, si è arrivati all’individuazione di 46 siti. 

La nuova frontiera del volo notturno è quella che prevede l’utilizzo del sistema Nvg, vale a dire dei visori a intensificazione di luce. «I visori notturni rendono più sicura e semplice l’attività svolta durante la notte», ha messo in risalto il comandante di Babcock International Group Gianfranco Molina, «ma non risolve tutte le criticità. Nel caso di condizioni meteo avverse, per esempio, con nebbia e nuvole basse». E gli ostacoli al volo? Restano il problema principale, anche per il volo diurno. E il territorio bellunese lo sa bene, specie a seguito della tragedia di Falco, avvenuta nell’agosto 2009 e di cui quest’anno ricorre il decennale. 

Perplessità e proposte. Al convegno di Pieve, moderato da Paolo Rosi, coordinatore del Creu Veneto, erano presenti anche i deputati bellunesi Roger De Menech, Luca De Carlo e il senatore Paolo Saviane, oltre ad alcuni sindaci – in primis quello di Pieve, Bepi Casagrande, promotore dell’incontro – e il consigliere regionale Franco Gidoni. Molto critico De Carlo (Fratelli d’Italia) che, commentando lo striscione posizionato in piazza a Pieve con la scritta “Volare per non morire”, ha detto: «Al convegno sull’elisoccorso notturno abbiamo ascoltato i (tanti) problemi di chi ce l’ha fatta e le (tante) scuse di chi ancora non ce l’ha fatta. Noi però non molliamo. Basta scuse». Il sindaco di Calalzo ha inoltre manifestato a Rasi Caldogno la disponibilità a contattare personalmente i sindaci per individuare le piazzole. «Non mi piace che i ritardi nell’avvio di questo progetto siamo imputati ai sindaci». De Carlo ha poi parlato degli ostacoli al volo: «La legge è stata approvata dalla Regione Veneto sei anni fa», ha ricordato, «ma tutto è ancora fermo, visto che mancano i decreti attuativi». 

Lo striscione posizionato in piazza a Pieve da Fratelli d’Italia.

«Sull’elisoccorso notturno è tempo di passare alla fase operativa e di costruire le piazzole attrezzate nella maggior parte dei comuni bellunesi al fine di attivare il servizio», ha sottolineato De Menech. «Ho sentito purtroppo delle lamentele nei confronti dei sindaci. Mi sembrano ingenerose e fuori luogo. Se la Regione crede, come tutti noi, nella necessità di implementare il servizio, può procedere immediatamente al monitoraggio dei siti in accordo con i comuni. Dopo questa fase dovrebbe finanziare la costruzione delle piazzole attrezzate al volo notturno. Penso che nel giro di pochi mesi sia ragionevole ipotizzare di concludere tutte le azioni e rendere operativo l’elisoccorso 24 ore su 24. C’è un altro problema che limita e rende pericoloso il lavoro dei soccorritori: gli ostacoli che si frappongono tra le vie aeree e le zone di atterraggio e decollo. Ho presentato quasi un anno fa un disegno di legge nazionale per la ricognizione e la rimozione di questi ostacoli (lo stesso hanno fatto De Carlo e Federico D’Incà, ndr). Chiedo al governo di farlo proprio e di trasformarlo in legge. A dieci anni dalla tragedia di Falco, credo sia venuto il tempo di passare dalle parole ai fatti». 

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