«Il periodo estivo non agevola il mantenimento di presidi e servizi sanitari nelle aree montane alpine e appenniniche. Eppure è proprio fino a settembre che, viste le presenze più alte di turisti, medici e pediatri sono ancor più necessari». L’Uncem, Unione nazionale Comuni Comunità Enti montani, non nasconde la propria preoccupazione e ha segnalato da tempo al ministero della Salute e a diversi assessorati regionali alla sanità, la necessità di individuare premialità per quei medici di famiglia e pediatri che tengono aperti studi medici nelle aree montane, nonché si rechino a fare visite nelle località delle aree interne alpine e appenniniche.
«Non sono sufficienti progetti sperimentali o strutturati varati con la strategia nazionale per le aree interne», sottolinea l’Uncem, “come le “Case della salute” e gli “Infermieri di comunità”, ovvero altri modelli di welfare a metà tra sanità e assistenza messi a punto con la rete delle farmacie rurali e d’intesa sempre con le Asl. Si tratta di importanti sistemi per riorganizzare i servizi che però non bastano».
Uncem chiede quindi al Governo e alle Regioni di fare in fretta nel definire, in primis nei contratti integrativi regionali per i medici, degli incentivi anche economici per chi tiene aperto studi medici nei piccoli comuni. «Anche sul numero massimo di pazienti in carico, per le aree montane vanno individuate delle differenze», continua. «Chi opera nelle aree montane deve avere meno assistiti viste le complessità territoriali che rendono diversi i tempi di intervento e copertura della rete. Proprio su istanza del Piemonte, con l’ex assessore regionale Saitta che ha avuto con Uncem numerosi positivi confronti, è stato inserito nella legge 60-2019 (la conversione del dl Calabria, pubblicata in Gazzetta il 2 luglio) il comma 6 dell’articolo 12, che alla lettera b scrive che è possibile “prevedere modalità e forme d’incentivo per i medici inseriti nelle graduatorie affinché sia garantito il servizio nelle zone carenti di personale medico nonché specifiche misure alternative volte a compensare l’eventuale rinuncia agli incarichi assegnati”. Uncem chiede a Governo e Regioni di dare seguito a questo comma per evitare la situazione peggiori e renda ancor più precari i servizi nelle aree montane. Uncem conferma la disponibilità a essere coinvolta nei tavoli organizzativi regionali e nazionali con i medici e i loro sindacati».
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