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venerdì 20 Giugno 2025,

Attenzione alle vendite porta a porta, Mattera: «Non firmate e non versate caparre»

Sono sempre più numerosi i bellunesi che si rivolgono alle associazioni dei consumatori per chiedere aiuto di fronte a condotte che l’Authority per la concorrenza definisce “commercialmente scorrette”.

Attenzione alle vendite porta a porta: molto spesso possono nascondere una fregatura. Sono sempre più numerosi i bellunesi che si rivolgono alle associazioni dei consumatori per chiedere aiuto di fronte a condotte che l’Authority per la concorrenza definisce “commercialmente scorrette”. «La vendita porta a porta è legale e legittima, auspicabile per certi versi: pensiamo a un anziano che vive in un paese di montagna e ha difficoltà negli spostamenti», ha riflettuto Guido Mattera, presidente provinciale di Federconsumatori. «Peccato che poi queste pratiche, in molti casi, portino le persone a dover intraprendere dei contenziosi». Basti solo pensare che, tra Federconsumatori, Lega Consumatori e Adiconsum, sono un centinaio, ogni anno, i bellunesi che denunciano di essere stati ‘’fregati’’.

«Ormai da vent’anni, le modalità di azione sono sempre le stesse, indipendentemente dalla ditta e dal prodotto che viene proposto», continua Mattera. «L’utente riceve una telefonata da una persona che si presenta come appartenente a una ditta per la vendita di prodotti per la casa. Quasi sempre il venditore annuncia che il cliente è stato selezionato per avere uno sconto sui prodotti e, successivamente, chiede la disponibilità affinché un collaboratore si rechi nell’abitazione per dare dettagli in più e lasciare dei depliant informativi. Senza alcun obbligo di acquisto, ovviamente».

In genere nelle abitazioni si presentano operatori molto gentili e cortesi e di bell’aspetto, «che sottolineano come non ci sia alcun impegno da parte dell’utente. Spiegano i vantaggi dei prodotti e invitano a riflettere, senza fretta». Fin qui tutto bene. C’è però un elemento ulteriore. Ed è qui il “barbatrucco”. «Prima di andarsene, il venditore chiede all’ignaro cliente di firmare un modulo che l’addetto dice essere quello che deve presentare al suo capo per certificare l’avvenuta visita», prosegue Mattera. «Ma il modulo ha tutte le caratteristiche di un contratto di acquisto. Riporta, infatti, il nome dell’acquirente, la somma che, in media, è di 3.500 euro, e alcuni articoli che rinviano a un vero contratto. Quello che però manca è l’elenco della merce. E, guarda caso, il venditore colpevolmente non gira il modulo e non mostra che nella parte posteriore ci sono le condizioni per il recesso».

Infatti, passati i 14 giorni per il ripensamento, dopo circa un mese dalla firma, «un altro operatore torna a casa della persona per prendere l’ordine, mostrando il foglio firmato», aggiunge Mattera. «E in quel momento inizia la pantomima, con il venditore che chiama il capo e finge di difendere il cliente, proponendo di stracciare il contratto e dicendo: “Per questa volta, anziché 3.500 euro, facciamo 2 mila”». Un giochetto che le associazioni di tutela dei consumatori si sono sentite ripetere decine e decine di volte dalle persone che si rivolgono a loro per chiedere aiuto. «Il consiglio che diamo è di non firmare alcun modulo o documento e di non versare caparre», sottolinea Mattera con Stefano Bellotto, responsabile di Adiconsum, e Diego Pezzi, per la Lega Consumatori. «Ricordiamo poi che entro 14 giorni può essere espletato il dirittto di ripensamento. Consigliamo di inviare, con raccomandata, una lettera di recesso. Se necessario, anche dopo la seconda visita».

«Tra i venditori c’è il passaparola», dicono ancora, «e nel nostro territorio continuano ad arrivare operatori, anche aggressivi e fuori luogo. A cadere nell’equivoco persone anziane ma non solo. E questo inganno lascia chi lo subisce in una condizione di vergogna. I comportamenti scorretti di alcuni vanno a inficiare un settore che, specie in zone montane come le nostre, potrebbe essere utile».

Martina Reolon

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