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martedì 10 Giugno 2025,

Domani sciopero nazionale del settore logistica e trasporto merci

La mobilitazione motivata dalla richiesta di rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. Interessata anche la provincia di Belluno dove il trasporto rappresenta uno snodo centrale per il territorio.

Domani, lunedì 29 marzo, anche la provincia di Belluno sarà interessata dallo sciopero dei lavoratori delle imprese del settore logistica e trasporto merci. Il giorno dopo invece a scioperare saranno i lavoratori delle imprese di autotrasporto non soggette all’applicazione della legge 146/90. Nel comunicarlo Alessandra Fontana, segretaria generale della Filt Cgil Belluno, fa presente che lo sciopero è motivato dalla richiesta di rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, scaduto da oltre 15 mesi, e dalla necessità di restituire dignità a un settore che, durante questa pandemia, ha svolto un ruolo essenziale per la sopravvivenza del Paese, tanto che i lavoratori dei trasporti, dopo i sanitari, sono stati considerati anch’essi “gli eroi della pandemia”.

Rispetto a queste esigenze Fontana sottolinea che invece le Associazioni datoriali hanno presentato una proposta di rinnovo del contratto basata sul taglio dei diritti, sulla riduzione del salario indiretto (abolizione scatti di anzianità e del pagamento delle festività, riduzione delle giornate di permesso retribuito) e sull’inserimento di maggiori flessibilità, soprattutto per il personale viaggiante, già sottoposto ad un orario di 58 ore settimanali. Proposte che il sindacato ritiene inaccettabili e che chiede vengano immediatamente ritirate, procedendo invece alla corresponsione di un adeguato riconoscimento economico.

Fontana osserva poi che anche in provincia di Belluno il tema ha una rilevanza strategica perché il trasporto, che rappresenta uno snodo centrale per il territorio, nell’ultimo anno ha subito un forte calo, perdendo aziende e occupati. Nel 2020 (dati Camera di commercio) le aziende di trasporto in provincia erano 407, l’anno dopo si erano ridotte a 317, con una perdita di 90 unità. Si tratta per lo più di imprese artigiane (217, a fronte di 103 non artigiane, pari al 68,5%) del totale.

I posti di lavoro persi riguardano per lo più i contratti a termine non rinnovati, e si sono persi proprio tra i corrieri, unico ramo del settore in crescita. Se all’aumento del lavoro non corrisponde una proporzionale crescita dell’occupazione – sottolinea Fontana – significa che ai lavoratori viene chiesto un impegno ancora più importante, più consegne, più colli, più chilometri. Una situazione che il sindacato ritiene inaccettabile perché un buon lavoro chiede buona occupazione, una buona occupazione chiede una retribuzione adeguata.

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