Belluno °C

martedì 10 Giugno 2025,

L’allarme, l’ennesimo, delle case di riposo: «A causa della carenza di personale costretti a ridurre i posti letto»

Uripa, l’Unione regionale delle istituzioni e iniziative pubbliche e private di assistenza anziani, ha scritto a Draghi, Zaia, tutti i sindaci e le Ulss. Il tema è scottante e pesa in provincia di Belluno.

«Quello della carenza di personale infermieristico da occupare all’interno delle case di riposo è un problema che risulta datato nel tempo e oggi drammaticamente presente in tutte le regioni del paese e che, andandosi ad aggravare giorno dopo giorno, porterà i nostri enti a dover disporre dimissioni forzate di molti ospiti ai quali non saremo più in grado di assicurare le cure sanitarie di cui necessitano». È un vero e proprio grido d’allarme, l’ennesimo, quello lanciato da Uripa, l’Unione regionale delle istituzioni e iniziative pubbliche e private di assistenza anziani. «L’Unione, il 9 giugno, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Mario Draghi», spiega Maria Chiara Santin, amministratrice unica di Asca, l’azienda speciale consortile agordina. «La missiva è stata trasmessa anche al presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, all’assessore Manuela Lanzarin, a tutti i sindaci, ai prefetti, ai direttori generali delle Ulss del Veneto e al presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga».

Il tema è scottante e pesa in provincia di Belluno. Tant’è che l’Ulss Dolomiti, con la procedura di assunzione di 38 infermieri a tempo indeterminato avviata in questi giorni, ha stabilito che, nel momento dell’avvio del contratto di lavoro, sarà proposta ai professionisti un’assegnazione temporanea (per un periodo di sei mesi, prorogabili) nelle case di riposo del territorio. Ovvio che si tratta di un’azione tampone, non risolutiva. Il problema resta. Da tempo sia gli amministratori delle case di riposo che i direttori hanno lanciato un allarme sulla situazione critica che si genererà da qui in avanti per la carenza di queste figure professionali. E infatti, sono diverse le rsa che stanno riducendo i posti letto disponibili nelle loro strutture per consentire un’adeguata assistenza ai propri ospiti.

«Consideriamo anche inaccettabile che nella scuola secondaria di secondo grado dell’ordinamento scolastico italiano non vi siano istituti come ad esempio licei socio sanitari in grado di orientare, educare e incanalare da subito alle professioni sanitarie quella parte significativa di popolazione giovanile della quale ben sappiamo quale sia oggi l’incertezza nella scelta per prepararsi alla futura occupazione», scrive ancora Uripa nella lettera inviata a Draghi. «Senza donne e uomini professionalmente preparati e vocati a prendersi cura dei nostri anziani non servirà a nulla programmare servizi domiciliari, dimore autogestite e ristrutturare le attuali rsa, perché saranno tutti servizi impossibili da attuare».

Nella missiva si fa anche riferimento al fatto che nelle somme destinate dal Pnnr, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza «Nessun cenno viene riservato alla necessità che le rsa debbano invece essere riammodernate ed adeguate ai bisogni che i futuri anziani in condizione di non autosufficienza non assistibili a domicilio esprimeranno». «In tale contesto ferisce profondamente leggere che il 19 maggio il ministro della Sanità abbia affidato a una forza di polizia quale l’Arma dei Carabinieri il compito di fare una serie di verifiche e una mappatura a livello comunale delle nostre strutture, offrendo nuovamente alla opinione pubblica una immagine dei nostri enti non dissimile a quanto si riserva alle peggiori organizzazioni criminali», continua la lettera. «Una decisione che per molti aspetti è per questo irrispettosa di quanto fatto in molte regioni, dove puntuali e aggiornate sono le anagrafiche delle strutture, al pari delle rigide procedure di accreditamento e le puntuali attività di vigilanza e controllo che vengono promosse dalle locali aziende sanitarie in un panorama di forte integrazione con le reti territoriali dei servizi».

«Da amministratori responsabili, diversamente dal pensiero unico che sembra dominare nel biasimare le rsa, vogliamo sperare che nel legislatore prevalga la consapevolezza della necessità di lavorare affinchè tutti i servizi di cui abbisognano le persone anziane del nostro paese a partire dai primi bisogni e fino alla fase terminale della vita si integrino tra loro andando a formare un reale perimetro di protezione di questa parte fragile delle nostre comunità», conclude l’Unione. «Un progetto di “filiera” di servizi a favore della popolazione anziana di cui non vi è traccia nei programmi e nelle discussioni alle quali possiamo solo assistere perché ci è stata negata ogni possibilità di dare il nostro contributo di esperienza e conoscenza».

Martina Reolon

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *