È fissata per venerdì 17 dicembre, alle ore 20.45, nella sala (ex-chiesa) “San Pietro” a Mel, la presentazione del volume “Volevo vedere la tundra” (ed. Ideamontagna, 288 pagine), opera prima di Antonella Giacomini, classe 1964. Tramite il libro e il film “Patagonia Femminile”, chiacchierando con la giornalista Michela Canova, la Giacomini si propone di accompagnare gli appassionati di viaggi estremi in zone del pianeta, dove l’uomo deve sottostare alle regole della natura.
È il richiamo della natura selvaggia, che l’autrice rivela essere suo sogno di bambina, che ha colorato i suoi orizzonti per lo più di neve e di ghiaccio. L’amore per le terre dell’estremo nord l’ha condotta a interessarsi anche di antropologia culturale, con attenzione soprattutto alle popolazioni Inuit, con le quali ha vissuto alcuni periodi.
Antonella è moglie del noto alpinista Manrico Dell’Agnola, che l’ha avviata ai viaggi in arrampicata, prima ripercorrendo le vie classiche sulle pareti dolomitiche, per poi allargarsi oltre i confini europei, in India, Pakistan, Thailandia, Oman; negli Stati Uniti, in Canada e in Alaska; in Patagonia, in Messico, in Perù, in Venezuela e infine in Marocco, Tunisia, Egitto, Tanzania, Namibia. In particolare negli anni 1997-1998 ha diretto le prime spedizioni italiane nella zona di Clyde River all’Isola di Baffin nell’Artico Canadese. Nel 2000 ha compiuto in autonomia la traversata con gli sci sui 600 km che separano le due coste della Groenlandia; e poi, a più riprese tra il 2002 e il 2011, il confronto con lo Hielo Patagonico, impresa in cui è una tra le poche donne ed unica italiana. Nel marzo del 2013 attraversa il lago Bajkal ghiacciato.
Il volume presentato non è una biografia, ma sgorga dall’intento di trasferire sulla carta emozioni ed esperienze, perché siano condivise con altri. Raccoglie quattordici racconti che – come scrive nella prefazione Silvia Metzeltin – trasmettono la freschezza di come si vivono situazioni inaspettate: dalla Groenlandia alla Patagonia, sostando anche in qualche zona più calda, sempre lasciandosi ammaliare dalla bellezza della natura, che mette a nudo le debolezze e la fragilità del genere umano.
«Si pensa – spiega l’autrice – che chi scrive un libro lo faccia per gli altri, perché qualcuno lo legga; indubbiamente c’è anche questo motivo; comunque io credo che uno “scrittore”, almeno agli inizi della sua carriera, scriva in primis per se stesso. Ho scritto migliaia di pagine nella mia vita, una valigia piena zeppa di diari di viaggio, ma da tempo sentivo il bisogno di provare a rimettere ordine nelle avventure meravigliose che ho vissuto e soprattutto – con il favore del tempo – fare chiarezza dentro di me, trovando il coraggio di confessare le paure provate, le sofferenze subite e capire quanto tutto ciò abbia inciso in quello che oggi sono, e sono stata, e quanto ne sia valsa la pena».
Per motivi organizzativi è richiesta la prenotazione presso l’Ufficio Turistico 0437 544294 o contattando l’autrice. Si accede alla sala solo con Super Green Pass. D.F.
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