Belluno °C

venerdì 19 Dicembre 2025,

Al Museo Burel «Vertigine. Giovanni Giaretta, Matteo Rubbi»

La mostra “bipersonale” sarà inaugurata sabato 12 novembre

Sabato 12 novembre il Museo d’arte contemporanea Burel, in via Mezzaterra a Belluno, inaugura «Vertigine. Giovanni Giaretta, Matteo Rubbi», mostra “bipersonale” dei due artisti. Giaretta è di Padova, nato nel 1983, Rubbi di Seriate, nato nel 1980. La mostra sarà visitabile tutti i sabati e le domeniche dal 13 novembre al 18 dicembre, dalle 14.30 alle 18.30, con ingresso libero.

Nei mesi scorsi il museo Burel si è affacciato sull’abisso di Dino Buzzati, fatto di baratri rocciosi, di segni, di immaginari aridi e solitari, in grado di persistere fino a suggerire un rovesciamento, una perdita dell’equilibrio, una caduta. «Si è trovato poi a cambiare velocità di rotazione con André Romão, riscoprendosi – ubriaco di colori, profumi, forme e trasparenze – a immaginare nature e mondi in bilico tra l’estrema delicatezza e il profilarsi di possibilità a venire», spiega la direttrice del Museo Burel Daniela Zangrando nello scrito di presentazione della mostra. «Questo atto di Vertigine pone ora l’accento sul dialogo tra due artisti e due ricerche che da mesi si mettono in discussione per dar vita ad un progetto pensato e realizzato ad hoc per il Museo Burel».

Sono voci, quelle di Giaretta e Rubbi, che hanno precedentemente avuto modo di incontrarsi, conoscersi e confrontarsi, ma che per la prima volta trovano espressione in una mostra a due, esponendo punti di tangenza, intersezioni e distanze. I due artisti ci mostrano una sorta di paesaggio vertiginoso, che cresce e si articola attraverso i lavori di uno e dell’altro.

«Ma è un paesaggio vero? Si è rimpicciolito, ridotto e contorto fino ad entrare nelle stanze del museo? È reale quella montagna, di dolomia quella roccia che rotea? Le bolle sono bolle di sapone? Ed è proprio del tramonto la luce che vediamo? Potrebbe anche essere tutto un inganno, qualcosa che sta lì ad indicare altro. Magari siamo stati catapultati in un luogo di pura finzione, in un paesaggio inscenato come su un set cinematografico in cui ogni elemento è simulato, evocato, raccontato, vero solamente fintanto che decidiamo di crederci, di stare al gioco. Appena entrati nel museo l’impressione è quella di essere davanti ad un’anatomia del cielo, della montagna, di grandezze e profondità, di spazi esterni e di viscere della terra, ma si tratta di una struttura che non ci permette di usare nomi che conosciamo. Ci chiede da subito un’immersione, una complicità, un desiderio di addentrarsi in uno spazio nuovo, che non conosciamo ancora, pronti a lasciarci un po’ incantare e sorprendere. Intensa e concentrata, può forse essere letta allora come l’anatomia di un immaginario, di una fantasia che ha sfondato la realtà per affrontare la propria vertigine».

Seguici anche su Instagram:
https://www.instagram.com/amicodelpopolo.it/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *