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venerdì 5 Dicembre 2025,

Il Vescovo: ogni Natale è una nascita anche per noi

«Ma l’abbiamo davvero compreso noi questo Dio? La sua prima verità consegnata a noi è il suo venire a questo mondo. Non abbiamo mai abbastanza avanzato verso questa verità». «È dentro di noi che un Dio nasce».

Un invito alla fiducia, alla speranza e alla gioia ha aperto la Santa Messa della notte di Natale che si è tenuta nella cattedrale di Belluno e che è stata presieduta dal vescovo Renato Marangoni il quale ha iniziato l’omelia proponendo una preghiera raccolta quella stessa mattina in occasione della Messa celebrata nella Casa circondariale di Belluno: «Preghiamo per tanta salute e che le distanze non spengano gli amori, ma che ci divampino in un’anima sola. Che il Signore crei un unico ponte per poter far abbracciare le persone di culture e colori diversi e di altri credo, unendoli senza più rancori, guerre, ma solo speranze e voglia di vivere questa fantastica vita!».

«Alla fine della Messa – ha spiegato il vescovo – si sono avvicinati a me i due giovani che avevano scritto e pronunciato questa preghiera e mi hanno detto: “Noi siamo mussulmani”. E hanno ringraziato per aver potuto pregare insieme. Ho promesso loro che avrei fatto da “ponte” con il nostro pregare di questa notte».

«Ad ogni celebrazione del Natale – ha continuato monsignor Marangoni – siamo spinti oltre, fino a Betlemme, lontano dalle nostre solite abitazioni di pensiero, di desidero, di affetto, di lavoro, di compagnia, di comunità. Il Natale ci porta lì dove nessuno si era accorto di Maria gravida, di Giuseppe preoccupato e sollecito verso di lei. I sintomi del parto precipitano e Maria, come narra l’evangelista Luca: “Diede alla luce il suo figlio primogenito”. È l’ora di Dio! Potremmo attribuire all’immenso Dio, creatore dell’universo, l’espressione dei due giovani mussulmani: “Voglia di vivere questa fantastica vita!”».

«È umanissima la voglia di Dio di esserci nella storia», ha commentato il vescovo. «Vi entra – compiendo le sue promesse – come un bambino, accolto come un figlio, nudo nella sua carne di figlio di Maria. Lei, la mamma, lo avvolge in fasce. Le mani materne accudiscono l’umanità di Dio. Lo sguardo sollecito di Giuseppe rassicura lo stare in questo mondo di quel bambino, Figlio di Dio, su una mangiatoia, in un luogo di fortuna.
Ma l’abbiamo davvero compreso noi questo Dio? La sua prima verità consegnata a noi è il suo venire a questo mondo. Non abbiamo mai abbastanza avanzato verso questa verità. Ancora ci sentiamo lontani da Betlemme, da quel luogo frequentato da pastori e da angeli. Un Dio così lo dobbiamo ancora incontrare. Per questo ogni Natale è una nascita anche per noi.
Ve lo auguro di cuore!
Che sia così: la “voglia di vivere questa fantastica vita!”. È la vita fragilissima e vicinissima a cui Dio si è consegnato a noi».

«Vi lascio questo pensiero – ha concluso il vescovo – scritto dal cardinale José Tolentino De Mendonça, a commento del passo del quarto Vangelo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”. Egli commenta: “Il presepio siamo noi. È dentro di noi che un Dio nasce. Dentro questi gesti che in uguale misura sono rivestiti di speranza e di ombra. […] La nostra stirpe è quella degli appena nati. Quale che sia la nostra età o la stagione che ci troviamo a vivere, la verità è che noi siamo, fino alla fine, una storia al suo inizio. E il presepio conferma che la nascita è struttura fondante della vita»”.

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