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venerdì 5 Dicembre 2025,

Testimoni di speranza nella sofferenza

Incontro promosso dalle parrocchie del centro cittadino, venerdì 21 febbraio, nella sala Sala Bianchi "Eliseo Dal Pont" di Belluno

Un silenzio ammirato e commosso ha riempito i cuori di coloro che hanno gremito la sala all’incontro “Testimoni di speranza nella sofferenza “, promosso dalle parrocchie del centro cittadino, nella serata di venerdì 21 febbraio, nella sala Bianchi “Eliseo Dal Pont”. La sfida era particolarmente impegnativa: Come vivere la malattia e la sofferenza senza soccombere? Senza restare schiacciati dalla disperazione e dall’angoscia?

Nell’introdurre la serata Pierluigi Svaluto ha richiamato il valore pregnante del termine Speranza, parola che nutre il cuore, sentimento attivo che mette in movimento, parola di condivisione che si incarna in coloro che divengono speranza per altri. Con semplicità e schiettezza, i relatori hanno risposto alle domande, raccontato la propria esperienza di dolore, con le fatiche, le ribellioni e le riflessioni intime.

Riccardo Melotti, presidente dell’associazione Quadratini e carità, ha raccontato la genesi, del tutto imprevista, di questa strana compagnia che ha il solo scopo di sostenere, moralmente e anche materialmente, persone con gravi patologie e le loro famiglie. Ha quindi parlato della sua esperienza nell’assistere la moglie malata di sclerosi multipla, del cammino compiuto a partire dalla fatica di chiedere aiuto al riconoscimento della dipendenza da un Mistero buono, che lo ha raggiunto attraverso la concretezza di un’amicizia che li abbraccia ancora. E proprio grazie a questi rapporti è stato provocato a cambiare lo sguardo sulla realtà e a scoprire la bellezza, meno appariscente ma più profonda, della moglie.

Con la naturalezza di chi sta parlando a propri cari, Anna Boranga ha raccontato lo sviluppo della sua pesante patologia, con le relative conseguenze e le inevitabili ricadute personali e familiari, e ha condiviso il percorso di una nuova consapevolezza, richiesta dal bisogno di senso e di felicità accentuati dalla malattia. In tale ricerca arriva ad intuire che il suo bisogno più grande non è la guarigione, perché questa non garantisce la felicità per sempre, e che il bisogno di infinito che si trova dentro può trovare risposta solo nel rapporto con Colui che fa essere tutte le cose, in Cristo, sperimentato in particolare negli appuntamenti quotidiani di condivisione con i membri di Quadratini e carità.

Anche l’intervento di Maria Agasisti, che ha vissuto la malattia nella doppia veste di infermiera di cure palliative e ammalata, documenta la scoperta che un bene impensabile si nasconde perfino dentro la circostanza più pesante.

Tutte e tre le storie autobiografiche, nella varietà e ricchezza di spunti, hanno mostrato come lo stravolgimento provocato dalla malattia può trasformarsi in un cambiamento profondo, che la luce di un’amicizia nella fede cristiana fa fiorire uno sguardo grato e commosso sulla realtà e una coscienza più viva della propria umanità. Insomma tre testimonianze di speranza per tutti.

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