Il Vangelo di domenica 18 maggio, quinta di Pasqua, ci consegna due parole importanti: la gloria e l’amore. Il brano fa parte del discorso di Gesù dell’ultima cena, quando egli rivela ai dodici che uno di loro lo tradirà e quando egli sente nel cuore tutta la pesantezza della morte vicina.
Il boccone di Giuda
Gli Apostoli alla notizia del tradimento si consultano a vicenda. Gesù risponde con un semplice gesto: intinge un pezzo di pane e lo offre a Giuda, come segno di gentilezza e di amicizia. Il traditore, ricevuto il boccone, «esce» dalla sala della cena e si immerge nelle tenebre della notte per attuare il progetto oscuro del tradimento.
In questo momento Gesù esulta: «Ora il figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui». L’affermazione è paradossale, poiché dice queste parole quando Giuda lo tradisce e quando è nella tristezza. Ma non esagera, poiché già vede la realizzazione del progetto del Padre e guarda al di là del presente. Sa che la sua morte non sarà la fine di tutto ma il sigillo della sua rivelazione e della sua glorificazione.
La vera gloria
La parola “gloria” a noi richiama i personaggi famosi nel mondo di oggi e della televisione. Quelli acclamati dalla gente come i cantanti che vincono il festival di Sanremo, i giocatori che arrivano primi nel campionato di calcio, le stelle del cinema, i decorati dei premi Nobel… il nuovo Papa! Ed è giusto che sia così, poiché si distinguono nello sport, nell’arte, nelle scienze, nel cercare il bene dell’umanità.
Le prime parole pronunciate da Papa Leone richiamano in senso più generale proprio il senso cristiano della “gloria”, l’impegno irrinunciabile di chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: “sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo. «Dio mi dia questa grazia, oggi e sempre, con l’aiuto della tenerissima intercessione di Maria Madre della Chiesa».
La gloria di cui parla Gesù ha un significato profondo: è la manifestazione del suo amore. È la gloria nell’adempiere fedelmente fino in fondo la sua missione per la quale è venuto nel mondo. È la gloria della rispettabilità di Dio che appare in tutto il suo splendore e in tutta la sua forza nel dono di Gesù sulla Croce. Che cosa è più splendido, più sorprendente e più affascinante della grandezza divina di farsi uomo e di donarsi per liberare gli uomini dal male? Dio manifesta realmente il suo potere, la sua santità e la sua gloria.
La nostra gloria
San Ireneo dice: «La gloria di Dio è l’uomo vivente». Se la gloria di Gesù consiste nel manifestare un amore senza misura, la nostra vera gloria è di fare altrettanto. La nostra gloria sarà quella di praticare un amore sano, luminoso, concreto, umile, oblativo, fecondo, rispettoso. La nostra gloria sarà nel poter dimostrare azioni d’amore, invece di passare la vita ad elemosinare applausi di poca durata. La nostra vera gloria sarà di condividere la gloria di Dio, quando Dio emerge nella nostra vita autentica con la condivisone del suo amore.
Amatevi gli uni gli altri
Alla fine del breve brano del vangelo, Gesù ci dà un comandamento per dire quello che è il più importante e nello stesso tempo per indicarci la via della gloria: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni e gli altri».
Giovanni nel suo racconto della passione prende un’iniziativa particolare. Omette la descrizione dell’ultima cena per sostituirla con la lavanda dei piedi, quasi per dire che la liturgia dell’Eucaristia è incompiuta se non è seguita dal servizio ai fratelli più fragili… Ciò che manifesta eloquentemente che siamo suoi discepoli è il fatto che ci amiamo.
Vedere comunità cristiane composte da persone che si vogliono bene, vedere comunità religiose dove ci si vuol bene, vedere presbiteri dove ci si vuol bene, vedere famiglie cristiane dove ci si ama, è la prima e più grande forma di evangelizzazione. Il Vangelo non si diffonde per costrizione, ma per attrazione.
Giulio Antoniol
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