«Mi è capitato, a volte, di avere momenti di scoramento, in cui mi sono detto “Vado via”. Ma il fatto è che amo troppo il territorio in cui vivo. Quando hai la fortuna di abitare in luoghi così, vale la pena fare sacrifici e cercare di valorizzare quel che c’è». Marco Vuerich, 30 anni, è imprenditore agricolo da quando ne aveva 18. Appena diventato maggiorenne ha fatto una scelta: dedicarsi completamente al mondo dell’agricoltura, dell’allevamento. Prima mettendo in piedi un’azienda agricola in Alpago, la sua terra di nascita, e poi aprendo un agriturismo in Faverghera. E ora sta lavorando per realizzare un sogno che nutre da tantissimo tempo: dare vita a un agriturismo, comprensivo di alloggi, a Puos, vicino alla sua abitazione.
«Di una passione tramandata da mia nonna – con cui passavo sin dall’asilo i pomeriggi mentre i miei genitori erano al lavoro – ho fatto prima un hobby e poi una professione», spiega Marco. «Quando avevo 18 anni sapevo bene cosa volevo fare e ho cominciato aprendo la mia azienda in Alpago, trasformando appunto un hobby in un impiego a tempo pieno e aumentando i numeri. E importando – prima non c’erano – le pecore alpagote, che sono state sempre, fin da quando ero piccolo, il mio “pallino”. Ho iniziato quindi a produrre la carne dell’agnello dell’Alpago».
«Oltre a questo, ho voluto portare avanti una tradizione nostra, del Bellunese, ossia la produzione di salumi», prosegue. «Quindi ho realizzato un laboratorio Ppl (Piccole produzioni locali) per gli insaccati. Poi c’è anche il miele: ho sempre avuto un’adorazione per le api e un po’ alla volta anche questa passione, tramandata da mio padre, si è concretizzata: ho aumentato i miei numeri e produco miele locale».

Poi nel 2017 il passo ulteriore. Marco prende in gestione Malga Faverghera. Per la struttura in Nevegal, che è di proprietà della Regione del Veneto, ha partecipato a un bando di Veneto Agricoltura. Ed è riuscito a far rinascere una realtà che era chiusa da tempo. «La decisione di partecipare al bando è stata una delle mie tante pazzie», dice ancora il giovane imprenditore agricolo, «ma devo dire che c’è stata anche una certa consapevolezza, perché conosco bene il Nevegal e le sue potenzialità. I primi due anni preparavo solo taglieri e panini, poi la svolta. Bisogna precisare che, nel 2013, quando ho aperto l’azienda agricola, avevo comunque l’idea di portare i miei prodotti nel ‘‘piatto’’ dei clienti. E così, nel 2019 è nato l’agriturismo in Faverghera. Ho deciso poi di seguire un corso di Agrichef organizzato da Coldiretti che mi ha formato molto e, soprattutto, mi ha aiutato a capire come valorizzare il prodotto locale».
Marco ha investito nella struttura della malga quasi 60 mila euro. Un costo importante ha riguardato la cucina. Purtroppo il suo agriturismo, non avendo camere, non ha potuto contare su contributi». Ho dovuto un po’ arrangiarmi», ricorda il giovane. «Per fortuna sono riuscito a realizzare tanti lavori in autonomia e, quindi, a contenere le spese. Invece per l’azienda agricola in Alpago, a suo tempo, ero stato beneficiario di un contributo dell’Unione Europea come primo insediamento di un giovane. Mi ha dato una grossa mano a partire».
Nel 2020 il Covid, «una vera e propria ‘‘mazzata’’», così la definisce Marco. «Anche nelle fasi più critiche la gente vedeva la montagna come luogo più ‘‘sicuro’’ ma, passato il periodo emergenziale, è stato molto difficile riportarsi alla pari con i numeri pre pandemia».
In ogni caso l’agriturismo Faverghera sta andando bene e Marco ha contribuito a far riscoprire la località e ad animare la vita del Colle. Intanto sta prendendo forma il sogno che coltiva fin da bambino. «Per alcuni terreni a Puos, sopra casa mia», precisa, «sto preparando un progetto che mi servirà poi per andare ‘‘a caccia’ di contributi. Vorrei aprire un agriturismo con camere. L’Alpago è luogo strategico e baricentrico».

L’azienda di Puos conta ora dieci vacche, maiali, ben 100 alveari. «Purtroppo quattro anni fa ho subito un pesante attacco da parte del lupo», racconta. «Allora allevavo la pecora alpagota, ma a causa del predatore i capi si erano ridotti della metà e ho dovuto fare una scelta, puntando sulle api, per esempio, grazie a cui produco il miele. Intanto la carne dei bovini allevati secondo metodi tradizionali (erba e foraggio) senza uso di mangimi, viene lavorata e servita sotto forma di tagli o insaccati in agriturismo Faveghera. Nel momento in cui riuscirò ad aprire l’agriturismo in Alpago continuerò a realizzare i prodotti lavorando le mie materie prime. E conto anche di riprendere l’allevamento della pecora autoctona».
Alla domanda «Se tornassi indietro, cambieresti qualcosa nel tuo percorso?», Marco risponde: «Ho fatto tanti errori e sicuramente ne commetterò ancora. Ma penso che dai propri sbagli si impari. Una cosa è sicura: prenderei il diploma. Purtroppo ho abbandonato gli studi proprio all’ultimo anno di scuola superiore e ora sto facendo un corso serale per recuperare. Avere un diploma è fondamentale e se tornassi indietro ci penserei bene prima di prendere decisioni avventate».
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