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sabato 21 Giugno 2025,

La Trinità, un mistero da accogliere

«Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future» (Gv 16,12).

La Trinità non è mistero da indagare, è da accogliere. La famosa icona sulla Trinità di Rublëv, ci dice che i Tre (Padre, Figlio e Spirito Santo) sono attorno a una mensa, al centro c’è un agnello; e in un certo senso sono iscritti in un cerchio che non si chiude, rimane aperto, perché è rivolto dalla parte dell’apertura, a chi guarda: e l’invito non è a contemplare e basta, ma ad entrare nella scena, a partecipare a quel banchetto, a quella danza. Ecco chi è la Trinità: un Mistero d’Amore che si riversa sull’uomo; e non solo si riversa sull’uomo, ma invita ognuno ad entrare in questa Comunità d’Amore. Questa è la carta d’identità del nostro Dio: se noi abbiamo altre immagini di Dio, sono frutto delle nostre fantasie, un derivato di tradizioni umane, mentre questo Dio ci è stato rivelato dal Signore Gesù Cristo! Perché… Io credo nel Dio che mi ha rivelato Gesù Cristo: questo sì, e fa la differenza. Ed è bellissimo pensare, come dicevamo all’inizio, che il nostro Dio non è un Dio solitario, egoista, che pensa solo a se stesso, ma è un Dio trinitario: queste tre Persone che non fanno altro che amarsi, non fanno altro che donarsi l’uno all’altro.

Questo è un Mistero Grande da accogliere. È quello che vive la Trinità siamo chiamati a viverlo anche noi, ovvero cercare di seguire, vivere, rispettare l’unico Comandamento che Gesù ci ha dato, che è quello di amarci gli uni gli altri, come Lui ha amato noi; e l’amore di Gesù, ci dice il Vangelo di Giovanni, è lo stesso amore del Padre. Gesù dice ai Discepoli: «Io vi sto amando con lo stesso amore con cui sono amato dal Padre». Quindi Gesù è l’unico che ha amato da Dio con un amore che viene da Dio e noi siamo chiamati a fare la stessa cosa. E questo è il modo più bello, più vero, più sicuro (più “ortodosso”, mi vien da dire), di essere cristiani. La Trinità è cerchio aperto che si riversa su chi è di fronte e mantiene la porta aperta per accogliere.

Se Dio è comunione, in lui siamo battezzati e a sua immagine siamo stati creati; questa comunione ci abita e a immagine di questa immagine siamo stati creati. La bella parabola della Genesi ci ricorda di come Dio si sia guardato allo specchio, sorridendo, per progettare l’uomo. Ma, se questo è vero, le conseguenze sono enormi. La solitudine ci è insopportabile perché inconcepibile in una logica di comunione, perché siamo creati a immagine della danza. Se giochiamo la nostra vita da solitari egoisti non riusciremo mai a trovare la luce interiore perché ci allontaniamo dal progetto. Sartre diceva: «L’enfer c’est les autres», Gesù ci ribadisce: «Siate perfetti nell’unità». E se anche fare comunione è difficile, ci è indispensabile, vitale, e più puntiamo alla comunione e più realizziamo la nostra storia, più ci mettiamo alla scuola di comunione di Dio, più ci realizzeremo.

La Chiesa, va costruita a immagine della Trinità. La nostra comunità prende ispirazione da Dio-Trinità, guardiamo a lui per intessere rapporti, per rispettare le diversità, per superare le difficoltà. Guardando al nostro modo di essere, di relazionarci, di rispettarci, di essere autentici, chi ci sta intorno capirà chi è Dio e per noi l’idea di un Dio che è Trinità diventerà luce. Questo è il Dio che Gesù è venuto a raccontare. Quello di cui scommettiamo l’esistenza. Quello che lo Spirito ci permette di conoscere e sperimentare, scoprendoci amati, entrando nella danza. E il frutto di questa accoglienza, ce lo dice Paolo, è la gioia: il cristiano è gioioso, il cristiano è nella gioia. Perché? Perché sa di essere immerso dentro questo Mistero d’Amore, dentro questa Comunità di Persone che è la Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo.

Giulio Antoniol

1 commento

  • La solitudine non può essere insopportabile, perché nel mistero di comunione non esiste: è una falsa presenza, una percezione distorta della realtà.

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