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martedì 8 Luglio 2025,

Geodiversità, questa sconosciuta

L'editoriale del geologo Emiliano Oddone sul numero 26 dell'Amico del Popolo datato 26 giugno 2025

La geodiversità è poco dibattuta, sicuramente meno della biodiversità. Dalla geodiversità di un luogo però deriva la struttura di un paesaggio e dunque lo spazio dove l’essere umano opera, abita, si sposta, si emoziona e si ingegna. Dunque nulla più della geodiversità condiziona le scelte ed infine le identità dei popoli. Potremmo quasi dire che l’età della pietra non è finita e che la relazione con le pietre non coincide per nulla con qualcosa di solo primitivo, ma di centrale per lo sviluppo dell’essere umano. Dalla geodiversità dipende infatti il reperimento delle risorse. Acqua, materiali lapidei per le costruzioni, particolari minerali che a volte fanno la fortuna di un popolo o a volte fanno sì che qualcuno venga da fuori per appropriarsene trasformando quel popolo in utili schiavi per estrarli. Dalla geodiversità dipende anche lo sviluppo dei suoli e, da lì, la vegetazione o le colture che risultano favorite dalla chimica minerale delle coperture.

Dunque dalla geodiversità può derivare la fortuna ma anche la sofferenza di un popolo. Proprio per i minerali anche le Dolomiti furono contese nei secoli per l’estrazione e la lavorazione soprattutto dei metalli. Esistono alcune miniere molto antiche che sono state sfruttate ricavando metalli di grande qualità, come nel caso delle miniere del Fursil nei pressi di Colle Santa Lucia, che restituivano una rara e preziosa siderite manganesifera con la quale si sono forgiate armi bianche fra cui spade raffinatissime, oggi reperibili fra i tesori dei più nobili casati di molte parti d’Europa. Ricchezza per pochi e sfruttamento per molti era un paradigma diffuso e spesso passava attraverso il confronto con le particolarità geologiche; poco è cambiato oggi, visto lo sfruttamento di risorse geologiche fra cui metalli preziosi, terre rare, petrolio, gas e acqua ricercate anche attraverso inenarrabili violenze dei potenti a scapito degli impoveriti della storia.

La grande geodiversità delle Dolomiti oggi determina sia la fragilità di questi territori che la loro ricchezza. Dall’eredità geologica di queste montagne nasce l’interesse del mondo intero che vuole conoscerle ed esplorarle portando spesso ad ingestibili dinamiche associate al turismo di massa. Dalla varietà di rocce che compongono il Valore Universale riconosciuto dall’Unesco nel 2009 e che vide l’ingresso delle Dolomiti nella Lista dei siti Patrimonio Mondiale deriva la sovrapposizione di rocce carbonatiche a comportamento fragile su rocce bacinali duttili e plastiche; situazione che aumenta la degradazione degli ammassi rocciosi e che induce frane oggi rese più diffuse e problematiche a causa del cambiamento climatico. Questi fenomeni ormai sempre più diffusi definiscono il rischio quando si sfogano su infrastrutture e persone.

Le Dolomiti così belle e importanti per la geologia e il paesaggio non potranno essere abitate se non da un popolo consapevole, che accetta e mitiga i rischi, che basa con coscienza le proprie azioni nel rispetto della geodiversità, assumendo quasi un atteggiamento geomimetico, e mettendo al centro l’unico capitale fisso, per quanto in evoluzione, di cui disponiamo: le Pietre.

1 commento

  • domenica ho visitato i “serrai di sottoguda”
    Personalmente hanno fatto una inutile superstrada , era meglio lasciare così come era dopo il vaia ,lasciare una testimonianza come monito della natura ,a forza di costruire ponti in cemento durante gli anni si sono formate delle dighe che con il vaia il fiume in piena si è liberato ,i vari detriti potevano essere riportati a valle senza creare un nuovo parco tipo gardaland .meditate gente meditate senza pensare i costi ,
    negli anni 60 i vari ponti venivano smantellati al termine della “desmontegada”

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